Dopo Singapore, i vertici della Red Bull avevano dichiarato che sarebbe stato necessario trovare una soluzione per modificare l’inerzia negativa che si osserva sin dal Gran Premio di Spagna, ultima gara in cui la RB20 è riuscita a vincere nel campionato mondiale di Formula Uno 2024.
Un’astinenza troppo lunga che, nonostante una concorrenza che non abbia saputo approfittare appieno delle debolezze del team di Milton Keynes, ha portato al sorpasso della McLaren in classifica costruttori e alla riduzione delle distanze nella classifica piloti.
Red Bull RB20: corre ai ripari
Ora Red Bull deve trovare una soluzione, anche se non sarà affatto facile. Due elementi rendono il compito arduo:
- Regolamento: Il budget cap e il meccanismo dell’Aerodynamic Testing Regulation concedono poco spazio di manovra allo staff tecnico guidato da Pierre Waché. Inoltre, essendo ormai verso la fine della stagione, le risorse rimaste in termini di ore di lavoro e capitale da investire sono molto limitate.
Red Bull si trova in una situazione più difficile rispetto alla concorrenza diretta, poiché la McLaren, avendo chiuso al 30 giugno in terza posizione in classifica, ha maggiori possibilità di evolversi. Ancora, durante l’anno, la MCL38 ha ricevuto meno interventi, lasciando margine per ulteriori sviluppi. - Update poco efficaci: A differenza di quanto fatto dalla scuderia di Woking, gli aggiornamenti introdotti sulla RB20 non hanno funzionato perfettamente. Per questo motivo, regna un certo scetticismo sugli interventi che si stanno valutando in fabbrica durante questa lunga e anomala pausa di ottobre, la quale, per certi versi, gioca a favore del team anglo-austriaco.
Finora, Red Bull non ha trovato una via di sviluppo efficace, e non è certo che riuscirà a invertire la tendenza sul finale della stagione, anche se Christian Horner ha recentemente lasciato intendere che alcune delle problematiche della monoposto 2024 sono state individuate, permettendo così di avviare un piano di recupero. Ad Austin (qui il programma completo) vedremo se sarà davvero così.

Un ritardo “mostruoso” da recuperare
A Marina Bay, Max Verstappen ha chiuso con un distacco di 21 secondi da Lando Norris. Un gap che non racconta l’intera storia, poichè, a un certo punto, la McLaren ha letteralmente rallentato, entrando in modalità gestione. Il delta, quindi, poteva essere addirittura maggiore, il che suggerisce che Red Bull ha ancora molto terreno da recuperare.
Il team principal della franchigia campione del mondo in carica ha parlato al podcast F1 Nations, affermando che Red Bull è finalmente pronta con una serie di aggiornamenti, che dovranno però competere con quelli di Mercedes, Ferrari e McLaren, che al Circuit of the Americas non staranno certo a guardare.
Secondo Horner, Monza e Baku sono state le gare che hanno rivelato agli ingegneri che il problema della RB20 risiede nel mancato bilanciamento tra i due assi, anteriore e posteriore. Questa condizione ha tolto fiducia ai piloti, producendo prestazioni, specie con Verstappen, non all’altezza delle aspettative.
Austin sarà il teatro ideale per validare le novità aerodinamiche, ma quest’anno ci saranno ulteriori variabili che potrebbero creare problemi a chi ha bisogno di girare molto in pista. Al COTA si disputerà infatti la quarta sprint race stagionale, il che ridurrà le prove libere a una sola sessione, una limitazione significativa per chi ha bisogno di raccogliere dati.
Inoltre, l’intero primo settore, in cui si trova il difficile Snake, è stato riasfaltato, aggiungendo una nuova variabile all’equazione da gestire. Di conseguenza, i dati di aderenza raccolti negli anni scorsi potrebbero essere inutilizzabili. Poco tempo per tanti obiettivi: non il massimo per chi finora non ha avuto successo con le novità introdotte.

Horner ha spiegato che qualche soluzione è già stata individuata e applicata, come dimostrato al Gran Premio di Singapore. Tuttavia, i distacchi sono stati enormi, e se Verstappen è arrivato secondo è solo grazie al disastro delle qualifiche della Ferrari. Altrimenti sarebbe stato difficile tenere dietro la SF-24, che potrebbe giocare a favore delle speranze di Lando Norris in questa fase della stagione.
In ogni caso, in Red Bull credono di aver trovato alcune soluzioni e di aver intravisto il funzionamento di alcune idee sviluppate di recente. Ora bisognerà capire come risponderà la vettura, sia meccanicamente che aerodinamicamente, agli interventi che verranno testati e che serviranno anche per migliorare la gestione delle gomme, apparsa deficitaria in una vettura che in passato dominava su questo fronte.
Uno dei problemi principali per Red Bull in questa annata è la correlazione tra pista e simulatore. Horner ha ammesso che i risultati ottenuti nei sistemi computazionali non si sono poi verificati in pista, dove l’aumento del carico aerodinamico ha portato a uno sbilanciamento tra avantreno e retrotreno. Su questo elemento si è indagato e lavorato, e sembra che siano state trovate alcune risposte, anche se sarà la pista a doverle confermare.
Insomma, Austin sarà l’ultima chiamata tecnica per Red Bull: o la va o la spacca. Non ci sono altre alternative. Se il pacchetto non funzionerà, al team di Milton Keynes non resterà che giocare in difesa, affidandosi più alla fortuna che alle proprie capacità tecniche. E con sei gare ancora da disputare, tre delle quali con sprint race, c’è davvero poco da stare tranquilli.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
Illustrazione copertina: Chiara Avanzo