Red Bull: ammissione di colpa

La Red Bull RB20 ha disatteso le previsioni iniziali. Questo, unito ai vincoli dell'ATR e alla convergenza prestazionale, rende meno roseo il futuro di breve periodo

Il primo passo per risolvere un problema è ammettere che il problema esiste. Questo, in estrema sintesi, è quanto Pierre Waché, direttore tecnico della Red Bull, ha lasciato intendere parlando della RB20, una monoposto che sta andando al di sotto delle aspettative.

L’ingegnere che ora dirige il comparto tecnico della scuderia campione del mondo, dopo l’addio di Adrian Newey, ha parlato a Motorsport Olanda senza nascondere che il livello di aspettativa sulla vettura era più elevato. Miglioramenti ci sono stati, ma in alcune aree non sono stati così massicci come ci si attendeva. È nelle curve ad alta velocità che gli ingegneri si aspettavano di avere più carico aerodinamico.

Gp Belgio Red Bull
La RB20 a Spa-Francorchamps

Waché è stato molto chiaro senza fare riferimento agli altri team. La RB20 non si è evoluta come si pensava potesse fare. Che poi anche gli altri competitor abbiano mostrato progressi concreti è un altro paio di maniche. L’ingegnere si dice soddisfatto per i progressi fatti nelle curve a media e bassa velocità, meno per i tratti veloci. Ma il grande problema della RB20 è la guida sui cordoli. In questo fondamentale, rispetto al modello dell’anno scorso, non sono stati fatti significativi passi avanti.

Vedere una Red Bull non fare una chiarissima differenza in tracciati come Barcellona, Spa-Francorchamps o Silverstone dà la cifra di quanto nelle curve medio-veloci non si sia fatto un passo avanti soddisfacente. Ancora, i progressi nel medio-lento sono stati vanificati dalla mancata capacità di assorbire le asperità.

Monte Carlo, una pista che dovrebbe esaltare una monoposto agile nel lento, l’ha invece penalizzata a causa dei cordoli che la RB20 non ha saputo superare in scioltezza. Monaco è stato in assoluto il punto tecnico più basso della stagione degli uomini di Milton Keynes.

Ma come mai la Red Bull si è lasciata trovare spiazzata? È sempre Waché che dà la risposta, ancora una volta con grande onestà. Il tecnico ha argomentato il suo punto di vista affermando che potrebbero esserci stati problemi di correlazione, acuiti da una galleria del vento molto vecchia. 

La galleria del vento della Red Bull a Bedford

Red Bull: la RB20 paga per una galleria del vento obsoleta

Di questo aspetto avevamo parlato in un focus recente nel quale sottolineavamo come una delle virtù della Red Bull, ossia l’uso confermativo del wind tunnel, non sia oggi più possibile a causa di un impianto vetusto, che sarà sostituito, probabilmente dal 2026, da una nuova struttura che rappresenta il lascito di Dietrich Mateschitz.

Chiaramente, oltre a questo deficit tecnico, la Red Bull ha dovuto far fronte al terzo anno di stabilità regolamentare, che ha presentato una normale convergenza prestazionale. Inoltre, il meccanismo dell’Aerodynamic Testing Regulation ha dato meno ore ai professionisti anglo-austriaci, che alla lunga si sono visti raggiunti soprattutto dalla McLaren.

Proprio per questa ragione, in Red Bull ritengono che da qui al prossimo futuro la situazione si possa fare più complicata, perché ci si attende una compattazione sempre più forte del campo. Un problema per gli austriaci, ma una grande possibilità per la Formula 1 di vedere finalmente una categoria imprevedibile e ricca di suspense.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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