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Red Bull RB20: il paziente è malato e la terapia non funziona

Cosa è andato storto nel processo evolutivo della RB20? E soprattutto è possibile apporre dei correttivi validi per raddrizzare una stagione che rischia di compromettersi?

Diego Catalano by Diego Catalano
4 Settembre 2024
in F1, F1 Analisi e tecnica, News
Tempo di lettura: 5 minuti
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Red Bull RB20

Inlet Red Bull RB20 versione Suzika

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La Red Bull RB20 si è inceppata. Una vettura che sembrava essere un orologio svizzero (o quasi) a inizio stagione si è smarrita durante l’anno a causa di sviluppi inefficaci, mentre la concorrenza, tranne qualche eccezione, è riuscita a far progredire le rispettive versioni base presentate in Bahrain, superando a li livello prestazionale una macchina che era chiamata a riconfermare entrambi i titoli iridati.

Il team austriaco comanda ancora nelle due classifiche, ma se nella in quella piloti gode di un ampio margine, la situazione – e peggio ancora il trend – nella graduatoria costruttori è ben più preoccupante. Di questo passo, per farla breve, la Red Bull verrà presto risucchiata dalla McLaren. E chissà che non ci riesca anche la Ferrari, che non è poi così distante.

McLaren
Fotografia del mondiale 2024: La McLaren MCL38 incalza la Red Bull RB20

Red Bull RB20, analisi tecnica: che succede?

Ma cosa sta accadendo alla Red Bull RB20? A Monza, in occasione del recente Gp d’Italia vinto dalla Ferrari di Charles Leclerc, si è vista una performance disastrosa, conclusa con un sesto e ottavo posto, che migliorano di pochissimo le posizioni ottenute in qualifica. Questo è un segno che il potenziale della vettura era davvero modesto. Max Verstappen si è apertamente lamentato della sua monoposto, dicendo senza mezzi termini che il team ha trasformato un’auto dominante in un mostro. E tutto ciò nel giro di pochi mesi.

Un’analisi dei problemi della Red Bull è stata abbozzata da Christian Horner, quando ha spiegato che Monza ha messo in luce le carenze che la vettura ha sviluppato rispetto al modello 2023. Su altre piste, ha spiegato il manager inglese, un maggiore carico aerodinamico riesce a coprire problemi di bilanciamento ormai evidenti.


Red Bull RB20, analisi tecnica: la coperta è corta

La sintesi è proprio quella che potete leggere in alto: la coperta della Red Bull è molto ristretta. Se si sistema un difetto, ne emerge un altro. Sempre Horner ha spiegato che, per compensare l’equilibrio che si perde in un determinato frangente, si va a scombussolare un altro ambito, come ad esempio quello della gestione delle gomme. La RB20 non tratta più bene gli pneumatici, e questo è dovuto al fatto che non si trova più quell’equilibrio tra asse anteriore e asse posteriore.

Per ovviare a questa difficoltà, gli ingegneri hanno provato a muovere il posizionamento della zavorra nella parte anteriore della macchina, cercando di caricare l’avantreno e renderlo più stabile, al fine di evitare il fastidioso sottosterzo che proprio non va giù a Max Verstappen.

Horner ha spiegato che non esiste più il collegamento tra l’avantreno e il retrotreno della macchina, quindi i piloti non possono “appoggiarsi” alla parte posteriore del veicolo. Questo genera sottosterzo, che va a incidere pesantemente anche nella gestione degli pneumatici. Lo si è visto chiaramente a Monza, dove era prevista una strategia a una sosta che non si è potuta completare, poiché nel primo stint, condotto per di più con le gomme dure, queste sono improvvisamente crollate.

Sempre a Monza è emersa un’altra situazione sintomatica dei problemi che stanno affliggendo la monoposto. Durante la Q2, Verstappen aveva ottenuto un ottimo tempo con gomme usate, il che lasciava presagire che, montando pneumatici nuovi, l’olandese potesse lottare per la pole position. Invece, il compound C3 fresco ha generato troppo grip al posteriore rispetto a quello prodotto all’anteriore. Ecco che si ritorna a quanto detto prima: problemi di bilanciamento tra gli assi che pesantemente limitano l’azione della vettura.

Per questo motivo non si è potuto portare a bassi livelli di incidenza i flap anteriori, proprio per evitare che si generasse il sottosterzo. Ma questa scelta ha inciso negativamente su due fattori: il degrado delle gomme e la velocità in rettilineo, che è risultata relativamente bassa. Un punto di forza della RB19, che con il DRS aperto era un portento, si è trasformato in un vero e proprio tallone d’Achille nel modello 2024.

A nulla è servito a Monza partire con gomme più dure per proteggersi dall’usura. Anzi, il compound C3 tendeva a scivolare, facendo aumentare la temperatura delle gomme e causando il degrado termico che ha determinato un pit stop molto più anticipato di quanto previsto e quindi una strategia a due soste che si è rivelata inefficace, anche con vetture iper performanti come la McLaren MCL38.

In soldoni, la Red Bull non poteva permettersi di fare lo stesso azzardo in cui si è prodotta la Ferrari fermandosi una sola volta. Questo dà la misura di quanto la SF-24 sia progredita in termini di gestione pneumatici e quanto la RB20 abbia fatto il percorso inverso, regredendo in maniera clamorosa.

Red Bull RB20
Il cofano motore introdotto sulla Red Bull RB20 in occasione del Gp d’Ungheria 2024

Red Bull RB20, analisi tecnica: aggiornamenti peggiorativi

Già a inizio anno erano emersi dei problemi che si è ovviamente provato a correggere, ma tutti gli aggiornamenti introdotti non hanno fatto altro che acuire le difficoltà anziché superarle. Con gli ultimi update introdotti dal team, la downforce generale è cresciuta, ma come ha spiegato Horner, si è “scollegato” l’asse anteriore da quello posteriore.

Problemi che giacevano dormienti sotto la superficie sono emersi appena sono stati “toccati” alcuni parametri. La Red Bull ha raggiunto il limite massimo di sviluppo in alcune aree, e introducendo più carico generale nella monoposto, determinate parti della vettura non hanno potuto rispondere alla mutata situazione, causando una perdita dell’equilibrio.

Bilanciamento, ciò che serve per ottenere buoni riscontri cronometrici sul giro singolo e per gestire al meglio le gomme, un ambito fondamentale nella Formula 1 contemporanea, dove spesso conta più l’amministrazione del materiale che la performance pura.

Quante volte abbiamo visto una monoposto fare bene in qualifica sfruttando l’extra grip delle gomme per poi arretrare nettamente in gara? Alla Red Bull non sta ancora accadendo questo, ma si rischia di peggiorare la situazione intervenendo con soluzioni sbagliate, cosa che è stata fatta con gli aggiornamenti introdotti nel corso dell’anno.

Red Bull RB20
La beam wing introdotta in Spagna sulla Red Bull RB20

Cosa può fare a questo punto la Red Bull? Sicuramente introdurre dei correttivi, ma non ha la possibilità di stravolgere il progetto poiché la stagione volge al termine, buona parte del budget è stata già erosa e le ore di lavoro in galleria del vento e di sviluppo CFD sono ormai ridotte al minimo. Gli ingegneri proveranno ad ottimizzare il pacchetto che hanno a disposizione, lavorando attentamente al modello 2025 per evitare che le stesse problematiche si ripresentino.

Di certo, la condizione in cui versa la RB20 non è affatto favorevole poiché lo slancio sembra essersi fermato da molto tempo, mentre le rivali sembrano essere state lanciate a velocità supersonica da una mega fionda. In questa situazione, difendere il titolo costruttori sembra piuttosto difficile.

orse, stante il grande margine nella classifica piloti, l’obiettivo è arroccarsi con le unghie e con i denti mettendo tutto il team a disposizione di Max Verstappen, cosa che, tra l’altro, succede da sempre.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Illustrazione copertina: Chiara Avanzo per Formulacritica

Tags: Analisi e TecnicaF1NewsRed BullRed Bull RB20
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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