Red Bull Powertrains: non si esclude la terza fornitura

A Milton Keynes non vogliono bruciare le tappe, ma nel futuro non si esclude di vendere a terzi i propulsori prodotti dal reparto powertrains

La stagione 2026 è dietro l’angolo. La Formula 1 conoscerà una nuova fase tecnica che si muoverà su due piani. Da un lato, avremo nuove configurazioni aerodinamiche con vetture leggermente più compatte, meno basate sull’effetto Venturi e arricchite da aerodinamica attiva. Dall’altro, ci saranno propulsori rivisti che manterranno comunque l’architettura turbo-ibrida, quindi un motore endotermico a cui sarà abbinato un motogeneratore, il solo MGU-K, visto che si dirà ddio all’MGU-H (per tutti i dettagli clicca qui).

I motoristi lavorano da tempo alle nuove Power Unit. Tra i vari competitor che si sfideranno nel 2026 ci sono due nuovi soggetti: Audi, che è diventata proprietaria del team Sauber, e Red Bull Powertrains, che rappresenta la novità più interessante dato che si tratta di una vera e propria sfida per chi fino a questo momento ha costruito solo telai e ora si cimenta anche con la realizzazione di una parte cruciale di una monoposto di Formula 1.

Newey Red Bull
Adrian Newey e Dietrich Mateschitz: un binomio che ha riscritto la storia della Formula 1

Red Bull Powertrains: il sogno di Dietrich Mateschitz

È stato possibile creare un comparto motori grazie a un visionario come Dietrich Mateschitz che, a un certo punto, capì che con Porsche non si poteva andare avanti nella trattativa, deliberando un cambio di passo che per qualcuno è sembrato una follia, ma che nel tempo potrebbe essere l’ennesima scommessa vinta da chi, produttore di bibite, ha già dato severe lezioni ai grandi costruttori dell’automobile.

Proprio per omaggiare la grandezza del personaggio Mateschitz, Christian Horner ha spiegato che ogni propulsore che uscirà dalla factory di Milton Keynes recherà la sigla “DM” in modo che il ricordo dell’imprenditore austriaco sarà sempre vivo.

Se Mateschitz ha dato la visione, è stato Christian Horner, insieme ai suoi collaboratori, a portare avanti l’idea di costruire un proprio comparto motori. Tutto nasce dalla rottura della trattativa con la Porsche. Ricorderete che le parti erano andate molto avanti visto che alcune società commerciali erano state registrate in giro per il mondo. Ma proprio quando sembrava di poter vedere il logo della casa tedesca sulle fiancate delle vetture austriache, tutto è saltato.

Porsche rivendicava molti poteri, troppi secondo Horner e gli alti dirigenti della Red Bull. L’accordo che Audi ha stretto con Sauber dimostra quali fossero le velleità di Volkswagen, che è il gruppo che controlla sia la casa dei Quattro Anelli che la Porsche. Milton Keynes non era disposta a cedere la sua sovranità e per questo ha fatto saltare la trattativa.

In quel momento c’erano pochissime alternative per Red Bull, che aveva comunque già avviato un suo reparto motori, facendo tra l’altro man bassa di ingegneri provenienti dalla Mercedes. In questo clima di incertezza si è inserita la Ford che, grazie a Mark Rushbrook, ha deciso di rompere gli indugi e di legarsi al team campione del mondo.

Ford è entrata con discrezione in Red Bull senza pretendere pieni poteri ma avendo un approccio più collaborativo. Ed è questo ciò che ha fatto la differenza agli occhi di Chris Horner e degli altri dirigenti. All’inizio il legame doveva insistere soltanto sulle parti elettriche, materia in cui il colosso americano è molto all’avanguardia, ma col tempo Ford ha cominciato a collaborare anche su altri aspetti: turbocompressore e nella fornitura di banchi prova di ultima generazione per il motore endotermico.

Il reparto powertrains di Milton Keynes della Red Bull

Red Bull Powertrains: terza fornitura obiettivo per il futuro

Ora che la struttura sta andando a regime, Red Bull è diventato un soggetto che attira gli sguardi dei team alla ricerca di un propulsore. Tra questi c’è sicuramente Alpine, che potrebbe clamorosamente dire addio alla Renault ormai dimissionaria. I francesi pare che abbiano puntato sulla Mercedes, ma prima di fare questo hanno fatto delle telefonate a Chris Horner per capire a che punto fosse lo stato dell’arte.

Horner ha lasciato intendere, pur senza far nomi, che a Milton Keynes non si sentono ancora pronti per fornire un terzo team: “Al momento la nostra attenzione è tutta rivolta ai due team Red Bull, perché vogliamo camminare prima di correre. Se poi dovesse emergere qualcosa, allora siamo aperti al partner giusto“, ha spiegato lo “Spice Boy” ai microfoni di Motorsport.

Horner, quindi, vara la politica dei piccoli passi. Ciò che sta facendo Red Bull è qualcosa di enorme se guardiamo la storia della Formula 1, e non si intende fare il classico passo più lungo della gamba. Nella serie iridata c’è un solo soggetto che produce la gran parte della monoposto nella stessa area: la Ferrari.

Red Bull, con il suo campus di Milton Keynes, andrà a replicare questo modello che presenta il vantaggio di interconnettere meglio tutte le competenze e tutte le diverse aree che servono per realizzare una monoposto. Si tratta chiaramente di un meccanismo nuovo per i campioni del mondo in carica che intendono prima rodare le dinamiche operative per poi lanciarsi eventualmente nella fornitura di un terzo team.

Red Bull ha messo in conto che nei primi anni può pagare lo scotto del noviziato, ma parliamo del team che ci ha abituati a soluzioni sorprendenti e soprattutto vincenti. Quindi è possibile immaginare che nel medio periodo il meccanismo porti a quei risultati a cui siamo abituati. Sarebbe l’ennesima vittoria di Dietrich Mateschitz che ha sempre dimostrato di essere anni luce avanti alla concorrenza.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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