In Red Bull hanno tirato un sospiro di sollievo ma le paure non sono del tutto passate. La pole position di Max Verstappen è sembrata un altro atto di forza di un pilota straordinario che forse ci ha messo ancora tanto del suo per issarsi lassù. Ovviamente coadiuvato da una vettura, la RB20, che ha perso quel sottosterzo che la affliggeva venerdì.
La Ferrari, che fino alle soglie della Q3 sembrava avere in mano il suo destino, si è un po’ persa. Specie con Charles Leclerc che qualche pasticcio di troppo l’ha fatto nell’ultima stoccata. L’arretramento di tre posizioni di Sergio Perez, che si era qualificato terzo, rende leggermente meno amaro il boccone per il monegasco che domani è chiamato alla rimonta. Obiettivo dichiarato? Il podio. Ma sotto sotto si punta a qualcosa di più prezioso.
In ogni caso, come abbiamo spiegato in altri focus prodotti oggi, le sensazioni per la Ferrari sono buone tendenti all’ottimo. La SF-24 è sembrata gestire meglio il graining rispetto a quanto non abbia fatto la RB20.
Nelle terze libere il fastidioso fenomeno s’è fatto vedere con gran presenza sulla creatura di Adrian Newey. Un campanello d’allarme per i campioni in carica che per ora sono andati al di là delle aspettative che avevano venerdì sera.
Red Bull: dopo Fp1-2 la svolta
Si sa che uno dei punti forti della franchigia di Milton Keynes è quello di imboccare la strada giusta dopo aver inserito i dati nei sistemi computazionali della fabbrica inglese. Come è riuscito il cambio di passo? Lo ha spiegato Helmut Marko, alla sua maniera.
“In Ferrari pensavano di batterci, quindi per loro non è facile far fronte a questa delusione. Ci siamo riusciti grazie ad una collaborazione straordinaria tra Verstappen e gli ingegneri senza dimenticare il nostro specialista a livello di gomme”, ha detto a F1insider.
Chris Horner, che s’è un po’ scrollato di dosso la pressione del clima avvelenato che si respira in squadra, ha ammesso che il primo posto ha meravigliato tutti all’interno del gruppo: “Credo che nel corso di questa giornata abbiamo provato tutte le possibili configurazioni dell’ala anteriore. Nel terzo settore eravamo in svantaggio costantemente di un decimo-un decimo e mezzo e proprio nel Q3 siamo riusciti a metterci a posto”.
Detta così, sembra che i tecnici siano andati quasi a tentoni. Non è quello che è successo. Red Bull ha preso una strada che è stata impostata nella notte tra venerdì e sabato. Il sentiero imboccato è stato poi delineato e sviluppato nel merito con prove mirate in pista.
Quegli aggiustamenti di cui parlava Horner erano in realtà test previsti dal protocollo studiato dall’equipe tecnica di stanza nella fabbrica di Milton Keynes. Non è la prima volta che quel comparto toglie le castagne dal fuoco ai colleghi che operano in pista. Essere il miglior team del lotto significa anche chiamarsi fuori da situazioni difficili con una sinergia tale da superare la distanza e il fuso orario.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing