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Home Approfondimenti

Red Bull è pentita

Pierre Waché ha candidamente ammesso che le scelte operate con la Red Bull RB20 non hanno pagato e che sarebbe stato più saggio andare in continuità con la RB19

Dario Sanelli by Dario Sanelli
20 Agosto 2024
in Approfondimenti, F1, News
Tempo di lettura: 3 minuti
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Red Bull

Pierre Waché e Christian Horner - Oracle Red Bull Racing

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Red Bull ha dilapidato un enorme vantaggio. Usiamo pochi giri di parole per fotografare la frenata prestazionale che ha caratterizzato il team di Milton Keynes. L’anno scorso era chiaro fin da metà stagione che la RB19 avrebbe vinto il mondiale a mani basse: fu in quel momento che gli ingegneri iniziarono a lavorare con largo anticipo sul 2024.

I protagonisti avevano due strade: la prima era quella di mantenere la continuità con la RB19, senza rischiare, evitando di azzardare e provando così a mantenere il gap aperto sulla concorrenza. L’altra strada era più rischiosa: tentare qualcosa di nuovo per allargare ulteriormente la forbice sugli inseguitori. È stato deciso di percorrere quest’ultimo sentiero, ma con risultati poco soddisfacenti.

F1
Max Verstappen – Red Bull RB20

Red Bull RB20: evoluzione fatale

La RB20, come abbiamo discusso nella nostra review tecnica coadiuvata dalle illustrazioni di Chiara Avanzo (leggi QUI), non è stata in grado né di risolvere i piccoli problemi che affliggevano il modello precedente, problemi che non erano emersi a causa della manifesta incapacità degli avversari di pressarla, né di introdurre altre prestazioni. Il risultato è stato una vettura con una finestra di utilizzo più ristretta.

In questo processo ha probabilmente influito anche lo stato di confusione vissuto durante l’inverno, in cui la scuderia austriaca è stata travolta dall’Horner-gate, che ha lasciato molte macerie, configurabili nella partenza di figure chiave come Adrian Newey e Jonathan Wheatley, recentemente approdato in Audi dove sarà il braccio destro di Mattia Binotto.

Diversi fattori hanno quindi contribuito a disorientare la Red Bull, che contava di mantenere un certo vantaggio, come espresso all’inizio dell’anno, con toni baldanzosi da parte di Helmut Marko, per il quale vincere i due titoli sarebbe stata quasi una formalità. Invece, specie per quanto riguarda la coppa costruttori, le cose si stanno facendo piuttosto delicate per gli austriaci.

Se Red Bull potesse tornare indietro, farebbe altre scelte filosofiche e adotterebbe un approccio più conservativo. Lo ha confermato Pierre Waché, parlando ai microfoni di AMuS: “La finestra in cui lavora la nostra auto è diventata più stretta e ora è molto difficile invertire la rotta. Abbiamo cambiato la concezione della vettura per allargare la finestra di esercizio, ma purtroppo ci siamo un po’ persi. Ora stiamo valutando alcuni aspetti. Forse alla fine dell’anno arriveremo alla conclusione che sarebbe stato meglio sviluppare ulteriormente il concetto che avevamo l’anno passato”.

Raramente si sente un direttore tecnico esprimere parole così sincere, che hanno quasi il sapore di un’ammissione di fallimento. I tecnici della Red Bull si sono scontrati con la dura realtà di un regolamento che non offre alcuna libertà e che tutti ormai conoscono bene, generando una convergenza prestazionale.

Waché ha sottolineato un altro aspetto che sta limitando la Red Bull: la presenza regole anelastiche. La vecchia generazione di monoposto offriva maggiori margini di manovra e di sviluppo, e a Milton Keynes ne sanno qualcosa, perché nel 2021, al canto del cigno di quella stagione tecnica, il team riuscì a raggiungere e superare la Mercedes che dominava da sette anni.

Ora, secondo il francese, è più complesso introdurre novità che possano fare una grande differenza. “Non possiamo più fare quello che vogliamo. Per questo è anche più difficile reagire ai problemi”, ha spiegato il direttore tecnico. In questa generazione di monoposto è più facile trovare deportanza, ma è più difficile distribuirla laddove necessario. Le vetture, quindi, tendono a un’atavica instabilità, e questi effetti sono difficili da prevedere sia in galleria del vento sia nelle analisi computazionali.

Red Bull - Pierre Waché e Adrian Newey
Red Bull – Pierre Waché e Adrian Newey

A questo si aggiunge il fatto che la Red Bull utilizza una galleria del vento, quella di Bedford, ormai vetusta e prossima alla dismissione. Un altro elemento che non sta aiutando i campioni del mondo in carica a contrastare il prepotente ritorno della McLaren, che in questa fase sembra essere la vettura più completa del lotto.

Insomma, Waché non ha fatto mistero che il suo team è in difficoltà, e ora bisogna capire se l’aver individuato la corretta strada concettuale basterà per garantirsi un nuovo piccolo vantaggio nel 2025. Tuttavia, è difficile immaginare che gli ingegneri tornino alle soluzioni introdotte sulla RB19, cosa che si è provato a fare con il pacchetto ad alto smaltimento termico visto in Ungheria, che forse potremmo apprezzare all’opera proprio tra i saliscendi di Zandvoort.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Tags: F1NewsPierre WachéRed Bull
Dario Sanelli

Dario Sanelli

Parlo poco, scrivo tanto. E lo faccio sul motorsport per formulacritica.it.

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