Liam Lawson è pronto a giocarsi l’occasione della vita; Liam Lawson quell’occasione l’ha avuta forse senza averne pieni meriti. Nessuno mette in discussione la legittimità di un team di fare delle scelte e di creare la propria line-up, ma sia osservando le opzioni esterne che quelle interne è sembrato che l’ingaggio del neozelandese fosse una forzatura da parte di Red Bull. O quantomeno un atto per tenere salvo il modello Verstappen-centrico e per non scontentare il quattro volte campione del mondo, che già di suo teme che la RB21 non sarà all’altezza della situazione, come non lo è stata la progenitrice, che nella seconda parte del mondiale 2024 è stata la terza forza del lotto. Salvo rari ed eccezionali casi.
Lawson è stato promosso in Red Bull dopo due mezze annate nella controllata Visa CashApp Racing Bulls, fu AlphaTauri. Undici Gran Premi spalmati tra il 2023 e il 2024. Qualche prestazione buona, ma nulla per cui sobbalzare dalla sedia. Un pilota pronto e affidabile, ma che finora non ha mostrato i galloni del fenomeno. Forse li hanno visti in Red Bull, anche se le recenti dichiarazioni di Helmut Marko lasciano intendere che le pretese non siano poi così elevate.
Il manager di Graz ha avuto a dire, nel giorno della ratifica delle firme, che l’obiettivo di Liam è quello di restare entro i tre decimi di gap medio da Verstappen. Un numero che, messo così, sembra bassino, ma che nell’economia della stagione rischia di aprire a un Perez-bis, visto quanto è limitata la distanza tra i team in termini di performance.

Yuki Tsunoda: il grande silurato
Chi ha subito tutta questa situazione è di certo Yuki Tsunoda, un pilota che forse sconta il peccato originale di non aver fatto tutta la trafila nell’academy della scuderia austriaca sotto l’occhio vigile di Marko, che osteggiava Perez (anche) per questo motivo. Yuki l’ha assaporata, la vettura campione del mondo, nel test post-season di Abu Dhabi, ma i giochi erano già stati compiuti. Delusione celata a fatica per l’arrembante e peperino nipponico, reduce da due stagioni convincenti sia in termini di pilotaggio che nel processo di maturazione.
Ieri è giunto un segnale che in parte, ma proprio in parte, può contribuire a lenire il dolore per la mancata promozione, creando quel clima mentale giusto per affrontare una stagione in cui mettersi in vetrina per puntare, magari già dal 2026, ad accasarsi in scuderie ben più ambiziose per storia, strutture e budget.
Quella della Red Bull è una manovra per tutelarsi. Innanzitutto, dal rischio di uno stop di una gara che pende sul capo di Verstappen. In vista della nuova stagione, Max si ritrova con otto punti di penalità; situazione con cui dovrà coabitare fino al prossimo GP d’Austria di giugno, quando si azzererà il bottino sanzionatorio. Il che significa che dovrà affrontare 11 round a soli quattro punti da una squalifica che, considerando il suo stile ultra-aggressivo, non sarebbe totalmente da escludere.
Ma la sensazione è che la semi-promozione del pilota nipponico nasconda la necessità di avere un piano nel caso in cui Liam Lawson uscisse con le ossa rotte dal confronto interno col cannibale di Hasselt. Cosa assolutamente plausibile, considerando come sono stati “bullizzati”, sportivamente parlando, i vari compagni di squadra che si sono avvicendati in una carriera fatta di trionfi e record.

Ayumu Iwasa scalda i motori
A supportare l’ipotesi è la posizione di Ayumu Iwasa, pilota di riserva del team faentino. Il millennial di Osaka è in possesso del numero richiesto di 40 punti per la Superlicenza, grazie alle esperienze fatte in F2 e Super Formula. Ha guidato per la scuderia italiana nelle FP1 del Gran Premio del Giappone e di Abu Dhabi del 2024 e nei test post-stagionali. Un pilota che potrebbe tornare utile se si dovesse avviare un processo di sostituzioni in corsa, non nuovo nel mondo Red Bull.
Per ora da Milton Keynes non filtrano notizie: Lawson verrà valutato sin dai test invernali e non ci si aspetta che possa essere immediatamente rimosso. Come la storia insegna, è la pausa estiva il momento degli ipotetici switch, e il neozelandese deve arrivare fino a quella fase in forma e dissipando quei fisiologici dubbi che avvolgono un pilota che non possiamo considerare un rookie, data l’esperienza pregressa.
Red Bull è un cantiere aperto e non sono da escludere novità inattese. Dopo un 2023 da dominatori assoluti, la stagione scorsa ha aperto più di una crepa nel modello Milton Keynes che, tra lotte intra-aziendali, propulsori autoprodotti, avvicendamenti tecnici, perdita di figure di rilievo e line-up piloti ballerine, deve trovare dei punti di riferimento che oggi, dall’esterno, non sono così chiari.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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