Dopo la spaccatura interna Red Bull vuole compattarsi col metodo immersivo

Paul Monaghan, chief engineer del team Red Bull, ritiene che per portare a casa i due titoli sia necessario ricompattarsi usando un approccio immersivo

La Red Bull ha vissuto momenti difficili e non ne sta ancora uscendo fuori. Ne abbiamo discusso diverse volte. Tutto nasce con l‘Horner-Gate che di fatto aveva aperto una spaccatura all’interno del team. Senza ripercorrere le tante tappe di una vicenda non ancora chiusa, ci basti focalizzarci sugli effetti che ha prodotto all’interno del team, ossia l’allontanamento di alcune figure chiave e una lenta ma progressiva frenata prestazionale.

Adrian Newey e Jonathan Wheatley sono le pedine che hanno “pagato” per un processo che ha rischiato di dissolvere un gruppo molto compatto, la cui solidità è minacciata anche dallo spettro dell’addio di Max Verstappen, che non resta insensibile alle offerte che arrivano dalla Mercedes e da Toto Wolff.

Christian Horner, colui il quale ha forse mal gestito questa fase storica, continua a essere il timoniere di una squadra che si sta riorganizzando intorno a figure interne senza la necessità di dover andare a reperire nuove competenze sul mercato esterno. Pierre Waché e l’ingegnere capo Paul Monaghan sono tra i protagonisti di questa ristrutturazione.

Proprio quest’ultimo ha invitato la squadra a “unirsi” nel tentativo di riportare a Milton Keynes entrambi i titoli iridati. “Si sospetta che andiamo incontro a un periodo abbastanza difficile. Penso che le prossime 10 gare saranno piuttosto combattute. Difenderemo entrambi i campionati nel miglior modo possibile. Ovviamente, dipendiamo anche da Max e Checo. Anche loro ritengono che dobbiamo unirci, rimanere compatti e ottenere il meglio da tutto ciò che abbiamo. Vogliamo difendere i campionati“.

Paul Monaghan - Ingegnere capo Oracle Red Bull Racing
Paul Monaghan – Ingegnere capo Oracle Red Bull Racing

Red Bull: l’approccio immersivo di Paul Monaghan

Monaghan non ha negato che le vicende che hanno coinvolto Horner abbiano potuto in qualche modo destabilizzare la squadra e aprire agli addii clamorosi di cui sopra, ma ci ha tenuto a spiegare che certe dinamiche, quando si opera in pista, rimangono sullo sfondo e non condizionano l’agire dei protagonisti.

Per tale ragione ha parlato di un vero e proprio approccio immersivo del team ai weekend di gara: concentrarsi sul lavoro da fare – sia in pista che in fabbrica – senza lasciarsi trasportare da vicende esterne e da possibili voci destabilizzanti, come possono essere ad esempio quelle relative a un futuro lontano dal team da parte di Max Verstappen.

La sensazione, al di là delle parole del cinquantenne ingegnere inglese, è che il team sia invece rimasto provato dalle tensioni, tutt’altro che striscianti, che hanno caratterizzato la vita della Red Bull nell’ultimo anno. Le performance sono quasi crollate e la concorrenza si è fatta sotto in maniera pericolosa.

La RB20 a Spa-Francorchamps

Pierre Waché è stato molto onesto quando ha detto che la RB20 ha deluso le aspettative e che non ha corretto alcuni difetti già presenti sulla RB19, ma che non si erano manifestati a causa di competitor troppo staccati. Ora che il campo si è fatto molto ristretto, le difficoltà vengono a galla e i dissidi interni alla squadra hanno dato meno strumenti a chi doveva superare queste problematiche.

Per questo motivo, Red Bull deve davvero compattarsi, passando dalle parole ai fatti, perché il 2024 rischia di trasformarsi in un campionato avaro di soddisfazioni che apre a un 2025 in cui l’incertezza può fare ulteriori e più seri danni.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

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