Per molti appassionati, Max Verstappen è il volto spigoloso e implacabile della Formula 1 attuale. In pista, la sua determinazione, che sovente sfocia in ferocia agonistica, e lo stile di guida aggressivo alimentano l’immagine del “villain” del paddock. Ma chi condivide con lui ogni weekend di gara conosce una versione molto diversa del quattro volte campione del mondo.
Gianpiero Lambiase, ingegnere di pista dell’olandese fin dal suo arrivo in Red Bull nel 2016 dopo il passaggio dalla Toro Rosso, lo descrive come un uomo profondamente diverso da quello che appare davanti alle telecamere. “Fuori dal circuito Max è l’esatto opposto di ciò che si pensa: un gigante buono, autentico e gentile. Per me è prima di tutto un grande amico”, ha raccontato il tecnico, protagonista di un episodio speciale di Behind the Charge realizzato dal team anglo-austriaco per celebrare i 200 Gran Premi di Verstappen con la scuderia di Milton Keynes.

Secondo Lambiase, la massima serie del motorsport dovrebbe riconoscere il valore umano, oltre che sportivo, del proprio campione in carica. “Max è un talento generazionale. Negli ultimi anni ha raccolto l’eredità di figure come Schumacher e Hamilton, portando qualcosa di unico nel paddock. Lo si vede nel modo in cui interagisce con i giovani piloti: li sostiene, li guida e diventa per loro un modello a cui aspirare. La F1 dovrebbe essere grata per questo contributo”.
A confermare questa immagine ci sono anche le parole di due debuttanti del Mondiale, Isack Hadjar e Gabriel Bortoleto, che hanno pubblicamente ringraziato Verstappen per il supporto ricevuto nei primi passi nella categoria.
Il rapporto tra Lambiase e Verstappen, però, non è fatto solo di cordialità. In qualità di tramite diretto tra pilota e squadra, l’ingegnere si è spesso trovato a fronteggiare la determinazione incrollabile del campione. “Il suo limite? La testardaggine”, ha ammesso con un sorriso. “Max è convinto di sapere sempre qual è la strada giusta, e questo rappresenta una sfida per noi ingegneri. Con il tempo ho imparato che, anche quando rifiuta un consiglio, in realtà lo sta già elaborando. Non lo dirà mai apertamente, ma poi finisce per metterlo in pratica”.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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