Helmut Marko è uscito di scena dalla Red Bull, ma prima di farlo ha parlato di uno scontro frontale che ha il sapore della resa dei conti interna. Le accuse rivolte a Christian Horner, bollato pubblicamente come qualcuno che “gioca sporco”, hanno riacceso un conflitto che, secondo Ralf Schumacher, affonda le proprie radici ben più indietro nel tempo e non può essere liquidato come una semplice frizione contingente.
L’ex pilota tedesco individua infatti in Marko una responsabilità diretta nella lunga continuità manageriale di Horner. A suo avviso, il consigliere austriaco non sarebbe oggi nella posizione di ergersi a critico severo, perché in passato aveva già avuto l’occasione di intervenire in modo risolutivo e scelse consapevolmente di non farlo. Una decisione che pesa, soprattutto alla luce delle tensioni emerse negli ultimi mesi.
Il dibattito si è intensificato dopo che Marko ha preso le distanze dalla comunicazione ufficiale Red Bull, definendola addirittura “assurda”, e ha attaccato frontalmente il team principal britannico. Per Schumacher, tuttavia, il conflitto non nasce ora. È il risultato di una spaccatura strutturale all’interno della squadra, già evidente anni fa. “Era chiaro che ci fossero due squadre“, ha spiegato a Sky Sport Germania, lasciando intendere una contrapposizione di potere latente e mai realmente risolta.

Nel racconto di Schumacher, il ruolo di Dietrich Mateschitz è centrale. Finché il cofondatore della Red Bull era in vita, esisteva una concreta possibilità di interrompere il rapporto con Horner. Un’opzione che, secondo il tedesco, non venne perseguita nonostante le perplessità già presenti ai vertici. “Anche allora Helmut Marko ebbe l’opportunità di dire addio a Christian Horner“, ha ricordato Schumacher, sottolineando come in quel periodo i due fossero addirittura alleati, uniti da interessi comuni.
Un’alleanza che, sempre secondo questa ricostruzione, non si limitava alla dimensione sportiva. Schumacher ha lasciato intendere l’esistenza di un rapporto strategico più ampio, legato a prospettive di affari condivise, senza però entrare nei dettagli. Un non detto che contribuisce ad alimentare l’idea di un equilibrio di potere costruito su basi fragili e, col tempo, diventato ingestibile.
La mancata presa di posizione di Marko, prosegue Schumacher, avrebbe persino contrastato la volontà di Mateschitz, che già allora nutriva dubbi sulla lealtà di Horner. Dubbi sufficienti da spingerlo a considerare una separazione che, tuttavia, non si concretizzò. Un passaggio che oggi appare come uno snodo mancato nella storia recente del team.

Dopo la scomparsa di Mateschitz, lo scenario è cambiato radicalmente. Horner ha consolidato il proprio potere grazie al rapporto privilegiato con l’azionista thailandese, una relazione che, secondo Schumacher, è stata costruita in modo consapevole e strategico. Da quel momento, Red Bull Salzburg e lo stesso Marko si sarebbero ritrovati progressivamente senza strumenti reali per incidere sugli equilibri interni.
Ralf Schumacher conclude riconoscendo che alcune delle critiche oggi mosse da Marko possano avere un fondamento, ma sottolinea come si tratti di un conflitto che poteva essere evitato. Una sorta di resa dei conti tardiva, che porta alla luce contraddizioni mai risolte. Marko, per lunghi anni, è stato il primo alleato di Horner. Poi, effettivamente, qualcosa si è rotta.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
Seguici e commenta sul nostro canale YouTube: clicca qui



