Red Bull: Liberty Media rivede la politica della non ingerenza?

Fino a questo momento la F1 si è ben guardata dall'esprimere giudizi su quanto sta accadendo in Red Bull. Ma l'indagine della FIA potrebbe aprire a nuovi scenari che rischiano di minare il business del colosso americano dell'intrattenimento che si produrrebbe in un cambio di passo mediatico

Vicende private ma non troppo. La Formula 1 e Liberty Media, sull’Horner-Gate, hanno messo bocca in maniera molto limitata. Bisogna riavvolgere il datario al 18 febbraio per trovare qualche traccia, quando fu pubblicata la seguente nota: “Abbiamo notato che la Red Bull ha avviato un’indagine indipendente in merito alle accuse interne alla Red Bull Racing. Ci auguriamo che la questione venga chiarita al più presto, dopo un processo equo e approfondito. Non faremo ulteriori commenti in questo momento“.

Da quell’istante è calato un silenzio che probabilmente è dipeso dalla chiusura delle indagini interne che hanno portato allo scagionamento di Christian Horner. Ma il ricorso dell’accusatrice ha rimesso in gioco verdetti che si pensavano archiviati. Ora è la FIA a procedere con le sue valutazioni per capire se la condotta del manager è confacente al regolamento etico che la F1 contempla.

Stefano Domenicali, CEO della F1
Stefano Domenicali, CEO della F1

L’attendismo di Liberty Media

Stefano Domenicali, in una recente intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale, ha mantenuto la linea della distanza: “È un argomento al quale sono completamente estraneo. Non faccio commenti. Semplicemente mi auguro che l’immagine della Formula 1 venga rispettata da chiunque appartenga al nostro mondo”. 

Un non interventismo giustificato dal fatto che, per ora, i “panni sporchi” della Red Bull non stanno intaccando il business di Liberty Media che tocca livelli da capogiro. Domenicali, a tal proposito, ha sciorinato i numeri relativi al 2023: “Faccio parlare le cifre ottenute. L’anno scorso abbiamo sfiorato i tre miliardi di ricavi. Negli autodromi abbiamo avuto sei milioni di spettatori dal vivo. Oggettivamente la Formula 1 non è mai stata così popolare”.

Proprio l’estrema e crescente popolarità rischia di amplificare una vicenda dalla quale i campioni del mondo potrebbero uscire con qualche livido. L’indagine condotta dalla Red Bull in seguito alla denuncia a carico di Christian Horner pare sia stata diretta e condotta dall’avvocato della famiglia Yoovidhya, titolare dell’ala thailandese della Red Bull vicina al team principal.

Questa mancanza di trasparenza potrebbe pesare molto nel giudizio che la FIA dovrà emettere e che potrebbe inchiodare i protagonisti alle loro responsabilità. In questo caso Liberty Media Corporation potrebbe rivedere la sua filosofia mirata alla non ingerenza. Perché la cosa intaccherebbe direttamente i propri interessi.


Crediti foto: F1

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