La rivoluzione ai vertici della Red Bull, avviata con l’uscita di scena di Christian Horner lo scorso luglio, continua a produrre effetti sul piano societario. Se da un lato Laurent Mekies ha raccolto l’eredità più visibile, diventando nuovo CEO e team principal della scuderia di Milton Keynes, dall’altro il francese non è stato incluso nei ruoli di direzione legale delle società del gruppo registrate presso la Companies House del Regno Unito. Un dettaglio che, dietro l’apparenza formale, spiega molto dell’attuale equilibrio di potere in casa Red Bull.
Il terremoto post-Horner: cambiamenti a catena nella struttura societaria
La scorsa settimana il sito PlanetF1 ha riportato come i documenti ufficiali depositati presso la Companies House abbiano certificato il ridisegno della governance delle cinque società collegate alla Red Bull Racing. L’allontanamento di Horner, avvenuto ufficialmente all’inizio di luglio, ha infatti comportato la sua rimozione dai ruoli di CEO e team principal, con il contestuale declassamento a semplice dipendente privo di incarichi operativi.

Per Horner, figura che aveva incarnato per oltre vent’anni l’anima del progetto Red Bull in Formula 1, si è trattato di un ridimensionamento drastico. Tanto che, nei giorni immediatamente successivi, i media hanno raccontato le sue vacanze in Croazia con la moglie Geri a bordo dello yacht Majic, lontano dai riflettori e dalle tensioni interne a Milton Keynes.
Ma sul piano societario, il passo più significativo è stato la sua estromissione dai ruoli di direttore legale delle società Red Bull, dove era stato fino a quel momento un punto di riferimento imprescindibile. Le cariche sono state ridistribuite nel seguente modo:
- Red Bull Technology Ltd. (holding del team di F1): Stefan Salzer e Alistair Rew.
- Red Bull Racing: Helmut Marko e Stefan Salzer.
- Red Bull Powertrains: Helmut Marko e Alistair Rew.
- Red Bull Advanced Technologies: Helmut Marko e Alistair Rew.
- Red Bull Advanced Services: Helmut Marko e Alistair Rew.
In questo assetto, spicca l’assenza di Laurent Mekies, mentre emergono due figure chiave: Stefan Salzer, responsabile delle risorse umane della GmbH, e Alistair Rew, manager con profilo più legale-amministrativo. Entrambi garantiscono un forte legame con la sede austriaca, rafforzando il controllo diretto della proprietà sul polo britannico di Milton Keynes.
Accanto a loro resiste Helmut Marko, che mantiene posizioni di rilievo in quattro delle cinque società, sebbene senza figurare nella holding principale. Una conferma della sua influenza storica, che si esprime più sul piano sportivo-strategico che non su quello puramente finanziario.

Mekies: team principal ma non regista societario
Il punto più interessante riguarda proprio Laurent Mekies. Dopo essere stato chiamato a sostituire Horner nella guida sportiva della scuderia, molti osservatori si attendevano che il francese replicasse la doppia veste del predecessore: non solo “frontman” del team in pista, ma anche figura con peso formale e legale nella struttura societaria.
Così non è stato. Nei documenti ufficiali, Mekies non compare. La sua assenza non sembra frutto di una dimenticanza burocratica, bensì di una precisa scelta strategica.
In Formula 1, infatti, la figura del direttore d’azienda non ha soltanto un valore simbolico: essa comporta responsabilità legali, obblighi di conformità, possibilità di incidere direttamente sulla direzione economico-strategica dell’organizzazione. Horner, per due decenni, aveva incarnato entrambe le dimensioni: uomo di pista e uomo d’azienda.
La decisione di non replicare questa formula con Mekies indica una volontà chiara da parte di Red Bull GmbH: separare la dimensione sportiva da quella aziendale. Al francese viene affidata la gestione della squadra, la guida tecnica e operativa, ma le decisioni di governance rimangono saldamente in mano ad altre figure interne al gruppo e più legate alla casa madre.
Perché questa separazione?
Le ragioni di questa scelta possono essere molteplici. Innanzitutto, c’è una questione di fiducia e continuità interna. Horner, nel bene e nel male, aveva costruito la Red Bull a sua immagine e somiglianza. La sua lunga permanenza gli aveva permesso di consolidare una rete di rapporti personali e una conoscenza profonda delle dinamiche aziendali. Mekies, pur avendo esperienza in Ferrari e FIA, è ancora relativamente “nuovo” nel contesto Red Bull e la proprietà potrebbe aver scelto di evitare un accentramento eccessivo di potere nelle sue mani.
In secondo luogo, va considerata la volontà della proprietà austriaca di esercitare un controllo più diretto sulle strutture di Milton Keynes. Dopo la morte di Dietrich Mateschitz, il gruppo Red Bull ha conosciuto un rimescolamento interno, con l’ingresso di nuovi equilibri di potere e una gestione più manageriale. Il fatto che siano figure come Salzer e Rew – connessi al cuore della GmbH – ad assumere i ruoli legali chiave conferma questa direzione.
Infine, si può leggere questa decisione come un segnale di stabilizzazione dopo mesi di tensioni. Tenere distinte le sfere operative (Mekies in pista) e quelle societarie (Salzer, Rew, Marko) significa ridurre il rischio di conflitti interni e garantire una gestione più controllata.

Red Bull: Mekies è dirigente pro tempore?
La domanda che resta aperta è se, col tempo, Mekies potrà acquisire un peso maggiore anche nella struttura societaria. L’assenza attuale non esclude, infatti, possibili sviluppi futuri. Se il francese saprà dimostrare efficacia nel ruolo di team principal e ottenere risultati sportivi convincenti, non è da escludere che gli venga affidata anche una responsabilità più ampia.
Tuttavia, allo stato attuale, la scelta di Red Bull sembra precisa: Mekies deve guidare la squadra in pista, ma non mettere mano ai conti e alle strategie aziendali.
Un assetto che, almeno sulla carta, riduce il rischio di un “nuovo Horner” con troppo potere concentrato in sé, ma che al contempo potrebbe limitare la capacità del francese di influire su decisioni di lungo periodo, dove sport e finanza inevitabilmente si intrecciano.
La rivoluzione post-Horner ha ridisegnato profondamente la dirigenza della Red Bull Racing. Il futuro dirà se questo modello di governance porterà stabilità o se, al contrario, creerà frizioni tra il lato sportivo e quello finanziario. Per ora, l’unica certezza è che la Red Bull post-Horner non intende più affidarsi a un’unica figura accentratrice, ma a un sistema distribuito di potere, dove Mekies è il volto in pista e Salzer-Rew-Marko i garanti fuori dal paddock.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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