Red Bull e Sergio Perez formano un matrimonio che si è forse protratto più del dovuto. Se il legame non si è interrotto prima, è solo perché la squadra ha ritenuto che la presenza di un secondo pilota così debole potesse essere compensata dalla forza travolgente di Max Verstappen e da una vettura che, nelle due stagioni precedenti, si era dimostrata dominante, considerando anche la presenza di avversari incapaci di insidiarla.
Le cose, però, sono cambiate improvvisamente. Il mondiale è giunto alla sua ventesima tappa e la classifica costruttori vede la scuderia campione del mondo in carica in difficoltà, superata dalla McLaren e quasi raggiunta da una Ferrari in forte rimonta. Nella graduatoria piloti, Verstappen riesce ancora a mantenere il vantaggio, grazie all’ampio margine accumulato nella fase iniziale del mondiale e alla mancata gestione della sua forza da parte della McLaren.
Tuttavia, questo non è più sufficiente. È molto probabile che l’olandese ottenga la sua quarta corona iridata consecutiva, ma è altrettanto probabile che il team perda il titolo costruttori. I nodi sono venuti al pettine: l’inconsistenza di Sergio Perez ha impedito di replicare il trend di Max anche nella classifica in cui team si contendono i punti.

Red Bull – Sergio Perez: l’insoddisfazione di Helmut Marko ha radici lontane
Helmut Marko non è mai stato un grande sostenitore di Checo Perez, che deve la sua permanenza nel team a Christian Horner, che non ha saputo essere lungimirante non prevedendo un calo prestazionale nel momento in cui la Red Bull dominava. Il periodo delle “vacche magre” è arrivato, e ora la scuderia ne paga le conseguenze.
Il responsabile del programma piloti sta facendo di tutto per portare un talento dell’academy a Milton Keynes. La promozione di Liam Lawson in luogo del licenziato di Daniel Ricciardo ha proprio questo scopo: un periodo di prova di sei gare che potrebbe rappresentare la base per un ulteriore salto di qualità, in vista di un team che l’anno prossimo dovrà lottare nuovamente per entrambi i titoli.
L’idiosincrasia sportiva di Marko nei confronti di Perez ha radici lontane, come lo stesso austriaco ha fatto intendere, rivelando che l’anno scorso la Red Bull ha cercato di ingaggiare Fernando Alonso, il quale stava valutando se prolungare il contratto con Aston Martin, cosa che poi ha fatto, anche in previsione delle mosse di Lawrence Stroll, che sta creando una corazzata per il 2026.
Gli approcci con l’asturiano sono stati confermati dallo stesso Marko, che ha riferito di aver incontrato Flavio Briatore, procuratore del pilota Aston Martin. Alla fine non se n’è fatto nulla, ma queste trattative concrete dimostrano che intorno a Sergio Perez non aleggia da tempo un clima di fiducia.

È evidente che, in queste circostanze, un pilota tecnicamente meno dotato rispetto a Verstappen faccia ancora più fatica di quella che incontrerebbe in un contesto meno ostile. Le dichiarazioni pubbliche di Marko sono un ulteriore segnale che fa pensare che l’avventura di Perez in Red Bull sia agli sgoccioli, anche perché il tempo a disposizione è praticamente esaurito. La clausola rescissoria che la franchigia anglo-austriaca ha inserito nel contratto è una vera e propria spada di Damocle sulla testa del messicano, che potrebbe presto dire addio al suo pubblico.
Qualche giorno fa, il padre di Checo si è detto convinto che il figlio riuscirà presto o tardi a vincere il campionato del mondo. Sinceramente, questa sembra la speranza di un genitore che fatica a vedere la realtà con obiettività.
In questo momento – e soprattutto se Lawson dovesse convincere pienamente i vertici della Red Bull – il futuro di Perez sembra lontano dalla Formula 1, altro che vittoria della campagna sportiva. A meno che il buon Antonio non si riferisse al mondiale che si gioca alle console…
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Aston Martin