Red Bull: inno alla stabilità

Squadra che vince non si cambia. Un vecchio adagio che si applica ad ogni disciplina sportiva nella quale serve un lavoro d’equipe per raggiungere un obiettivo. Una massima senza tempo con risvolti applicativi quasi scientifici. In Red Bull la lezione è chiara e per tale ragione hanno deciso di non modificare equilibri delicati che, se spezzati, rischiavano di incrinare un meccanismo di precisione che ha contribuito a scrivere un 2023 da record.

Nei mesi scorsi erano trapelati degli scricchiolii sinistri dalle segrete stanze di Milton Keynes e Fuschl am See, sede principale di Red Bull GmbH. Correva voce che si fosse aperta una frattura tra due correnti i cui rappresentanti finali sono Helmut Marko e Chris Horner. Una tensione talmente forte che il consiglio di amministrazione di Red Bull GmbH sembrava poter mettere in discussione lo status di super consulente dell’ottantenne di Graz.

Sintetizzando, le cose stavano più o meno così: dopo la morte di Dietrich Mateschitz sarebbe esplosa una lotta di potere. Red Bull è un’azienda dalle due anime: quella austriaca, da un lato, quella thailandese dall’altro. Il fondatore del colosso leader nel mercato delle bibite aveva lasciato la gestione al figlio Mark, ma questa decisione era stata impugnata, si raccontava, dagli azionisti asiatici che sono vicini a Chris Horner. I Mateschitz, di contro, avevano puntato su Helmut Marko come loro figura di riferimento. 

L’ala Horner avrebbe vinto questa sorta di battaglia prendendo sempre più spazio nei team di F1 tanto da apporre il controllo anche nella rinominata AlphaTauri con la nomina di Peter Bayer nel ruolo di CEO e di Laurent Mekies in qualità di team principal.

Red Bull
La coppia non scoppia: Helmut Marko e Christian Horner ancora saldamente al timone della Red Bull

Red Bull: il matrimonio con Helmut Marko prosegue

Ammettiamolo in piena franchezza: una ricostruzione come quella fatta nelle righe precedenti sarebbe coerente, credibile. Ma i diretti protagonisti hanno smentito con i fatti senza doversi lanciare in giustificazioni mediatiche che, da sole, avrebbero forse confermato che qualcosa di anomalo si stava verificando. Il contratto che legava Helmut Marko alla Red Bull era in scadenza alla fine del 2024. Nei giorni scorsi è stato ratificato un prolungamento biennale che lo porterà a lavorare fino al 2026 quando avrà 83 anni. 

L’ex pilota di Graz, che per questioni anagrafiche non può operare allo stesso regime di qualche anno fa, è stato convinto a restare nella squadra anche da Max Verstappen che deve la sua carriera proprio a Marko. L’olandese, tornando all’apertura di questo articolo, è ben conscio che ciò che funziona va rafforzato e non indebolito. Da qui la richiesta ai vertici della Red Bull e a Marko stesso di rinverdire l’intesa.

In seno alla franchigia anglo-austriaca è chiara la volontà: si intende continuare a perseguire con determinazione il modello della stabilità che tante soddisfazioni ha dato negli anni. La grande “ossessione” della Red Bull è la programmazione. Solo grazie a una spiccata capacità di pianificazione la scuderia di Milton Keynes è riuscita, negli anni, a cavalcare le diverse stagioni tecniche restando sempre sulla cresta dell’onda. 

La figura intorno alla quale la Red Bull ha creato le sue fortune è quella di Adrian Newey. Il geniale ingegnere di Stratford-Upon-Avon  si unì alla squadra nel febbraio del 2006. La scuderia austriaca, pur di tenersi stretto il suo capotecnico, gli consente di poter lavorare su progetti paralleli tramite i quali ricarica le batterie degli stimoli per presentarsi ogni anno più creativo che mai. Proprio nel 2024 verrà alla luce la supercar RB17, gioiellino stradale da svariati milioni di euro concepito dal vulcanico progettista.

Adrian Newey: responsabile tecnico del team Oracle Red Bull Racing

Quello imposto dalla Red Bull è un modello operativo ed organizzativo che sta facendo scuola in Formula Uno: continuità ed elasticità. A Milton Keynes si opta per una persistenza manifesta con figure apicali ben note e che possono operare in continuità. Vale per Adrian Newey, per Christian Horner e per Helmut Marko che è una vera e propria colonna del team. 

La storia recente racconta di una Formula Uno in cui paga la stabilità e non la discontinuità umorale. In Red Bull hanno dimostrato di riuscire a tenere la barra dritta anche nei momenti difficili. Le tensioni tra Horner e Marko, forse troppo romanzate, sono state assorbite da un meccanismo ben funzionante. Se in altre realtà si sarebbe arrivati a rimescolamenti dirigenziali, a Milton Keynes si prosegue nel profondissimo solco tracciato da anni. Con evidenti benefici.


Autore: Diego Catalano@diegocat1977

Crediti foto
: F1, Oracle Red Bull Racing

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