Quello che per Red Bull rischiava di trasformarsi in un altro caso destinato a trascinarsi per tempo immemore è morto praticamente sul nascere. Il “T-Tray gate” è una storia già archiviata e sarebbe il caso che la chiudessero anche coloro che continuano a parlarne con la solita deriva giustizialista, che non spiega i fatti ma serve solo a fare confusione e a sobillare tifosi forcaioli.
Il caso non lo serriamo noi, ma direttamente chi è deputato alle questioni tecniche in seno alla Federazione Internazionale dell’Automobile, ossia Nikolas Tombazis. L’ingegnere ex Ferrari ha parlato a Sky Sports UK, spiegando come sono andate le cose e suggerendo di mettere una pietra sopra a una vicenda che, fortunatamente, si sopisce molto presto, perché un altro strascico polemico questa Formula 1 non lo merita. Né lo meritano i tifosi.
“A Singapore ci è stato riferito dell’esistenza di un certo sistema che potrebbe permettere di cambiare la distanza da terra della parte anteriore della macchina in regime di Parco Chiuso. Noi non abbiamo alcuna indicazione o prova che questo sia mai successo. Nel caso, sarebbe stata una cosa chiaramente illegale. Quindi, abbiamo deciso che, da questa gara in avanti, non ci sarà più la possibilità di effettuare un intervento del genere”.
Se un team – ha proseguito il tecnico – ha un dispositivo che permette di cambiare velocemente l’altezza da terra, allora su quel dispositivo devono essere apposti i sigilli in modo tale che non possa essere accessibile in regime di Parco Chiuso”.
“Penso che tutte le squadre siano d’accordo con la nostra scelta e, da quello che mi pare, la questione è ormai sotto controllo. Abbiamo fatto in modo di fermare le speculazioni sul nascere. Questo è un campionato molto combattuto, i protagonisti si scaldano facilmente. Non possiamo chiudere in modo definitivo la questione per le gare precedenti o impedire le insinuazioni in un ambiente così competitivo. Ma, allo stato attuale, crediamo che sia una non-storia”.

Red Bull: l’arte del sapersi muovere nell’ombra
Qualcuno potrebbe rimanere poco soddisfatto delle spiegazioni di Tombazis, ma la logica impone di ritenere che quanto argomentato sia invece molto convincente. Tutte le monoposto di Formula 1 hanno sistemi atti a modificare l’altezza da terra del T-Tray e, in generale, di tutto il corpo auto. Chiaramente queste modifiche vengono apportate solo in circostanze consentite dal testo normativo di riferimento.
Come sottolineato dal responsabile dei regolamenti della FIA, durante il Parc Fermé ogni manovra volta a variare l’altezza della macchina è vietata. Ammettiamo che la Red Bull lo abbia fatto ma che nessuno sia stato in grado di appurare questa infrazione.
In questo caso, gli uomini di Milton Keynes avrebbero commesso il “delitto perfetto”: avrebbero, in sostanza, infranto le regole senza lasciare traccia della malefatta e senza dare la possibilità agli inquirenti di raccogliere elementi probatori a loro carico. Capolavoro degno di un colossal del cinema thriller.
In un contesto analogo, sia che si parli di diritto sportivo sia di qualsiasi altro ordinamento, non è possibile accusare chi si ritiene colpevole senza prove. È una regola elementare della disciplina giuridica: in mancanza di prove, non è possibile imputare alcuna responsabilità a nessuno.

Dunque, se anche la Red Bull avesse violato il regime di Parco Chiuso, nulla può esserle attribuito se la Federazione e gli altri competitor non sono in grado di spiegare con precisione quando e come è avvenuto l’illecito. Da questo momento, la FIA apporrà i sigilli dopo l’attivazione del Parc Fermé, ratificando così che chi è deputato al controllo non dorme, ma lavora per superare situazioni poco chiare.
L’infrazione della legge può essere considerata tale solo in presenza di fatti provati e dimostrabili. Altrimenti, al di là di questioni etiche o insinuazioni fumose adombrate dai soliti noti, si tratta di millanterie e accuse infondate. Queste conclusioni piaceranno a pochi, ma certamente non si possono riscrivere i principi cardine del diritto solo perché qualcuno ha deciso arbitrariamente che quelli di Milton Keynes sono una banda di imbroglioni.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, FIA