Red Bull: il peso specifico giapponese

Il peso specifico della Honda all'interno della Red Bull è enorme. Il team austriaco rischia una brusca frenata senza le power unit nipponiche

Stiamo vivendo giorni pieni di indiscrezioni, veleni e colpi di scena in una telenovela che si sta consumando in casa Red Bull. Contestualmente, si fanno sempre più insistenti le voci che vedono il campione del mondo in carica, Max Verstappen, e sua maestà Adrian Newey fuori dal team, diretti verso gli storici rivali come Mercedes o Ferrari. Volano gli stracci, insomma. Tuttavia, dietro questi eventi, può esserci qualcosa di diverso a cui nessuno pensa ma che potrebbe avere un peso specifico enorme.

Il riferimento è alla questione motore. E’ noto, infatti, che nel 2026 la Honda saluterà il team con cui ha dominato gli ultimi campionati per legarsi ad Aston Martin e che la scelta di Red Bull, assolutamente coraggiosa e ambiziosa, sarà di farsi i propulsori in casa mettendo su dal nulla un reparto powertrains di proprietà con l’appoggio (molto più economico che tecnico) di Ford, un partner di grande importanza e prestigio ma fuori dalla F1 da troppi anni e senza alcun know-how sulle power unit turbo-ibride di ultima generazione.

Power unit Honda
Power unit Honda: uno dei segreti dei successi Red Bull

Red Bull: tempi difficili dopo l’addio di Honda

Siamo certi che tutto questo teatro non sia semplicemente un modo per staccarsi da un futuro in cui molti non credono? Uno dei punti forti della supremazia tecnica della Red Bull, trascurato da molti, è legato al magistrale lavoro fatto da Honda che ha permesso un’integrazione senza precedenti tra il motore ed il telaio pur conservando valori di potenza, guidabilità ed affidabilità di primissimo livello.

Per molti si materializzerebbe lo spettro di un motore troppo acerbo, poco affidabile, e che pagherebbe un gap significativo in termini di potenza rispetto alla concorrenza che, pur proponendo unità motrici nuove, partirà da una base più che solida. Torna alla mente la storica e sinistra frase proferita da Fernando Alonso che definì “gp2 engine” la nuova unità propulsiva ibrida della Honda.

Un campione già appagato come Verstappen non avrebbe nulla da guadagnare in un team con un motore poco competitivo; avrebbe invece l’occasione di affermarsi definitivamente vincendo il titolo in un team diverso da quello per cui ha sempre corso. La condizione di instabilità che si vive in Red Bull lo metterebbe al riparo dalle accuse di ingratitudine o, peggio ancora, di tradimento verso chi gli ha dato la possibilità di affermarsi. Stesso discorso per Newey.

Questo perché, diciamoci la verità, in altri tempi, questioni come quella che hanno interessato Horner sarebbero state gestite all’interno e in modo indolore anziché mettere alla gogna mediatica uno dei team principal più stimati e vincenti del Circus. Ammettendo che il tutto sia frutto di una battaglia interna, perché gestirla così mediaticamente? Forse per giustificare difficoltà future?

Di situazioni simili è piena la storia del motorsport ma raramente si è assistito ad un tale teatrino mediatico che coinvolge tutte le figure apicali del team campione in carica e nel pieno della fase di dominio. Il dubbio che ci sia dell’altro viene…

Max Verstappen, Red Bull RB20 – Gp Arabia Saudita 2024

Un antico proverbio di origine sconosciuta recita: “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito”. Poterebbe essere questo il caso. Red Bull, insomma, potrebbe giustificare la sua incapacità di competere ad alti livelli nel 2026 con l’addio di Honda e con la successiva impossibilità di creare un solido reparto motori a causa delle vicende che funestano Milton Keynes da qualche tempo. Il peso specifico del costruttore nipponico in questo ciclo di vittorie della franchigia austriaca è elevatissimo e forse lo si sta ridimensionando un po’ troppo. Ce ne accorgeremo prossimamente…


Crediti foto: F1, Oracle Red Bull Racing, Honda

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