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Home Editoriali

Chris Horner sta trascinando la Red Bull all’inferno

La lotta di potere interna sta sfaldando lentamente la Red Bull. Christian Horner è il primo responsabile di questa situazione. La sua brama di comando ha fatto male al team. Un passo indietro sarebbe stata una mossa più saggia

Diego Catalano by Diego Catalano
2 Agosto 2024
in Editoriali, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Red Bull Horner

Christian Horner, team principal Oracle Red Bull Racing

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La pausa invernale e la prima parte del Campionato di Formula 1 2024 sono state caratterizzate dal cosiddetto Horner-Gate. Questa vicenda ha coinvolto direttamente il numero 1 della Red Bull, accusato di comportamenti poco consoni e di aver abusato della sua posizione dominante nei confronti di una dipendente.

La posizione era grave, poiché si trattava di molestie. Il caso si è apparentemente chiuso dopo un’indagine interna, non proprio trasparente, che ha scagionato il manager di Leamington Spa, archiviando il caso. Tuttavia, la questione è ancora aperta perché la denunciante si è rivolta alla FIA, che ha avviato un’indagine i cui esiti non sono ancora noti.

Questa lunga tensione all’interno della scuderia campione del mondo ha causato grandi danni, scatenando una vera e propria guerra tra le due aree di Red Bull GmbH, il gruppo che detiene il team di Formula 1. Due fazioni si sono scontrate: quella austriaca, rappresentata da Helmut Marko, che in realtà ha la minoranza del pacchetto azionario, e quella thailandese, rappresentata da Chalerm Yoovidhya, che vede in Christian Horner il primo rappresentante plenipotenziario.

Nonostante molti chiedessero un passo indietro, Horner ha continuato imperterrito per la sua strada, avendo il supporto della proprietà della multinazionale delle bibite energetiche, continuando a fare delle scelte che non si sono rivelate vincenti.

Red Bull
La sede del team Oracle Red Bull Racing, Milton Keynes

Red Bull F1 si sta sfaldando?

La domanda è più che lecita visti gli andamenti di questo 2024. Ci sono vari indicatori che spiegano come la squadra, che una volta aveva fatto della compattezza e della visione strategica univoca il suo punto di forza, sia ora quasi allo sbando.

  • Declino tecnico: L’espressione è forte perché Red Bull è ancora prima nel campionato costruttori e Max Verstappen si difende nella corsa al titolo piloti, ma la frenata rispetto agli anni precedenti è evidente. La Red Bull RB20 non ha corretto i difetti, pochi per la verità, della RB19 e ha consentito alle avversarie di avvicinarsi e, negli ultimi tempi, di superarla.Quella che era la prima virtù del team di Milton Keynes, ossia portare aggiornamenti pronti all’uso, si sta rivelando un fallimento in questo 2024, nel quale la vettura non riesce a progredire e vive di difetti ormai apparentemente insanabili. A tal riguardo, vi rimandiamo a un focus tecnico che è in lavorazione e uscirà nei prossimi giorni.
  • Mancanza di una guida tecnica con polso: Non lo hanno mai ammesso e mai lo ammetteranno, ma Adrian Newey ha fatto armi e bagagli perché il clima all’interno del team si era fatto insostenibile. Il geniale ingegnere non voleva essere tirato per la giacca dalle due parti belligeranti e, dopo quasi 20 anni di onorato servizio, ha deciso di lasciare un ambiente che si era fatto tossico per mettersi in un gardening autoimposto.Per ora sta lavorando al progetto della hypercar RB17, che presto terminerà con una nuova esperienza. Ferrari? Aston Martin? McLaren? Williams? Ancora qualche mese e sapremo quale sarà la destinazione del geniale tecnico inglese. L’addio di Adrian ha aperto a un passaggio di consegne che ora vede le redini progettuali in mano a Pierre Waché, tecnico esperto e preparato, i cui interventi però non sono riusciti a far svoltare la RB20.

    Red Bull - Pierre Waché e Adrian Newey
    Red Bull – Pierre Waché e Adrian Newey
  • Caos gestionale: L’onda lunga del caso Horner ha portato a un altro clamoroso addio, quello di Jonathan Wheatley, che ieri ha lasciato la Red Bull per legarsi all’Audi dal 2026. Wheatley non era una figura di secondo piano: occupava l’incarico di direttore sportivo e aveva puntato al ruolo di team principal quando la posizione di Horner era fortemente traballante. Proprio questi, avendo capito le ambizioni di Wheatley, lo ha marginalizzato all’interno del team, costringendolo a dare il commiato. Un altro pezzo importante che lascia una scuderia che dall’esterno sembra letteralmente allo sbando.Alla Red Bull si osservano solo dimissioni e uscite, ma non acquisizioni. Lontani sono i tempi in cui Horner poteva vantarsi della sua campagna acquisti nel reparto motori Mercedes per mettere su il proprio comparto powertrains in collaborazione con Ford, che, stando a qualche indiscrezione, non sembra essere nei tempi previsti.
  • Gestione Perez: Il caos operativo è evidente anche nella gestione di Sergio Perez, che, nonostante annate disastrose e un 2024 a tinte horror, mantiene ancora il suo posto. Il team, però, continua a metterlo in discussione con dichiarazioni poco eleganti e sicuramente poco utili a fargli ritrovare lo smalto dei tempi andati, ammesso che lo abbia mai avuto.
  • Verstappen irritato: La situazione di Perez è solo la punta dell’iceberg. Max Verstappen non è soddisfatto degli ultimi trend e alcuni team radio, entrati nella storia, non fanno che aumentare il disagio. I suoi uomini, a partire dal padre e dal manager, sono in rotta con Christian Horner e flirtano pubblicamente con Mercedes, che potrebbe andare concretamente all’assalto nel 2026.Non è detto ovviamente che questo scenario si compia, ma è evidente che Max non abbia mai chiuso in maniera perentoria, lasciandosi una piccola scappatoia aperta. La presenza di una clausola rescissoria è sintomatica del fatto che certe dinamiche cominciano a condizionare pesantemente un pilota che vorrebbe continuare a lottare concretamente per i titoli.
Max Verstappen
Max Verstappen, Helmut Marko, Christian n Horner e Giampiero Lambiase, Oracle Red Bull Racing

Red Bull dà la sensazione di essere un team raggiunto tecnicamente e di non essere più il punto di riferimento organizzativo della Formula 1, cosa che avveniva non più di cinque mesi fa. Il vantaggio accumulato in pista non si vede più ed è verosimile immaginare che sarà difficile lottare per il costruttore con un Sergio Perez in questo stato pietoso e che nel 2025 difendere il campionato piloti sarà un’operazione molto complessa, ammesso che Max riesca a centrare la quarta corona iridata.

Se spostiamo il punto di osservazione al futuro, vediamo altre nebulose avvolgere Milton Keynes: nuovi regolamenti tecnici, norme motoristiche che hanno visto il team perdente al tavolo delle trattative per la definizione della quota elettrica, incertezza sul reparto powertrains e serenità interna al team ormai latitante.

Tutti questi elementi pongono una grande ombra sul futuro della Red Bull, che sta attraversando forse la fase più critica della sua storia. In passato, specie quando i risultati non arrivavano, gli anglo-austriaci hanno avuto la forza di compattarsi e ripartire di slancio, diventando poi un gruppo egemone della Formula 1. Ora questa unione di intenti non si vede ed è questo il vero problema che sta vivendo una squadra gloriosa che ha scritto la storia recente della Formula 1.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing

Tags: Christian HornerF1NewsRed Bull
Diego Catalano

Diego Catalano

Partenopeo Classe 1977 con formazione nell’ambito delle Relazioni Internazionali. La passione per il motorsport nasce sin dalla prima adolescenza. Proprio questa forte pulsione mi ha portato, negli anni, a volermi cimentare con la narrazione di ciò che circonda la Formula Uno. Ho fatto parte, come fondatore, di diversi progetti editoriali a tema: MotorQube, Fatti di Motori, Undici Metri; esperienze chiusesi ma che mi hanno permesso di approdare in FormulaUnoAnalisiTecnica. Realtà nella quale, per cinque anni, ho ricoperto il ruolo di caporedattore e coordinatore. Nel gennaio del 2024 ho deciso di rimettermi in gioco creando Formulacritica.it, un contenitore plasmato sulle mie necessità espressive che ho voluto impostare su un modo di raccontare il motorsport diverso, votato all’analisi concettuale del fenomeno. In parallelo curo un altro figlio editoriale: PuntoNapoli. A tempo perso pesto sui tamburi e sui piatti di una batteria e provo a dare del tu a un paio di bassi elettrici. Con risultati rivedibili. La musica e il prog-rock sono un’altra ragione di vita. Ne parlo su No Limits Radio nello spazio denominato "Blog To The Edge" del quale esistono proiezioni sui principali social network e su YouTube.

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