Il titolo di questo scritto è forse un pizzico provocatorio, ma sintetizza ciò che è successo dal 2020 in poi. Ovviamente, l’intestazione di ogni articolo deve avere quel carattere esplicativo, ma non può da sola argomentare per bene tutto il fenomeno. Ed è ciò che proveremo a fare, valutando le dichiarazioni rese da Koji Watanabe, il numero uno di Honda, ad Autosport.
I fatti
Il costruttore nipponico decise di dare addio alla Formula 1 al termine del campionato 2020, quando Red Bull non aveva ancora avuto la meglio su una Mercedes che, in quella fase, era totalmente dominante. Anche in virtù del congelamento regolamentare – che forse giunse proprio per evitare che continuasse l’imperio della Stella a Tre Punte – Honda stabilì una partnership più morbida, che avrebbe portato progressivamente al totale disimpegno.
I motivi per cui il costruttore scelse di rivedere i suoi programmi operativi sono da ricercare nella parabola tecnica tracciata dalla Formula 1, differente dalla visione applicata nell’automotive. Con il cambio normativo che finalmente osserveremo nel 2026, c’è stata una sterzata che Honda ha ben accolto. Da lì sono partite le valutazioni sul ritorno a tempo pieno nella massima categoria del motorsport.

In quel momento, Watanabe cercò di ricucire lo strappo con la Red Bull proponendo una nuova collaborazione, ma dall’altro lato, in maniera piuttosto sorprendente, ci fu sostanziale freddezza nell’appurare il cambio di strategia. A quel punto, Milton Keynes – lo ha raccontato il direttore di HRC – propose un accordo molto particolare: il team avrebbe creato la parte endotermica, mentre il motorista di Sakura avrebbe provveduto alla realizzazione della parte elettrica. In sostanza, quello che stanno facendo in questo momento Red Bull e Ford.
Honda declinò gentilmente questo tipo di offerta, ben comprendendo che sarebbe stata un partner marginale e che non avrebbe potuto incidere come invece desiderava. Da quel momento partì una campagna di sondaggi, con manovre per saggiare il terreno e capire se ci fossero soggetti interessati ad avere un propulsore Honda in uso esclusivo.
Si ricorderanno i colloqui con McLaren, che però decise di andare avanti con Mercedes: una scelta che, nel 2024, ha portato al campionato costruttori, dimostrando che si può vincere anche da cliente di un soggetto che opera con il modello della plurifornitura.
Honda – Aston Martin: intesa basata sul blocco Red Bull
Lawrence Stroll, uno che in Formula 1 ha investito fior di quattrini – e che continua a farlo – si è stancato di partecipare senza accomodarsi al banchetto della festa. Ha subito capito che l’accordo con Honda poteva rappresentare l’occasione della vita, il momento della svolta per una scuderia che a un certo punto ha bloccato la sua crescita, rimanendo incastrata alle spalle dei quattro team che hanno animato la stagione 2024.

È servito poco tempo per permettere al magnate canadese e a Koji Watanabe di trovare accordi reciprocamente soddisfacenti, consentendo a Honda di ritornare in Formula 1 dalla porta principale. Questa intesa ha di fatto aperto una falla nel mondo Red Bull, poiché ha pesato molto nella decisione di Adrian Newey di lasciare Milton Keynes per trasferirsi nella vicina sede di Silverstone, nella quale prenderà servizio effettivo tra poco più di due settimane, al termine del periodo di gardening imposto dal suo ex team.
Honda e Newey sono stati due pilastri della grande Red Bull e ora si sono trasferiti in blocco in una scuderia rivale che possiede forse il miglior campus tecnico dell’intera Formula 1. Un fattore che potrebbe pesare nel breve periodo, rendendo Aston Martin una squadra in grado di lottare costantemente per la vittoria.
Red Bull, che da sempre traccia la strada con scelte impopolari ma vincenti, stavolta ha dato la sensazione di aver generato un vero e proprio effetto domino, permettendo a due entità dal peso specifico enorme di allocarsi presso un concorrente, indebolendosi con le proprie mani.
Vero è che Honda ha dovuto parzialmente ricostruire il suo comparto powertrains, ma di certo non era indietro come chi ha dovuto creare da zero un reparto motori, legandosi a un costruttore – la Ford – che manca dalla Formula 1 da diversi decenni. La sensazione è che il gruppo forte ora sia quello di Silverstone, mentre Red Bull va incontro a un futuro incerto, che potrebbe addirittura condizionare le scelte future di Max Verstappen. Secondo alcuni, infatti, il pilota olandese potrebbe già essere un’opzione concreta per Aston Martin dal 2026, anno in cui potrebbe attivare la clausola rescissoria presente nel suo contratto.
Max non ha mai fatto mistero di essersi trovato benissimo sia con Newey che con gli ingegneri di Honda. Inoltre, la capacità di spesa di Lawrence Stroll potrebbe essere quel fattore in grado di soddisfare le esose – ma lecite – richieste economiche di un quattro volte iridato.
Conclusione
Parlare di autogol della Red Bull è errato, perché il primo passo verso la rottura lo ha fatto Honda quando ha comunicato la volontà di abbandonare la Formula 1. Tuttavia, la gestione successiva da parte dei vertici di Milton Keynes non sembra essere stata improntata a una grandissima sagacia operativa. E forse, come scrivevamo in un altro focus, la mancanza di un timoniere come Dietrich Mateschitz ha contribuito a perdere qualche punto di riferimento, portando a insistere sulla politica del costruire tutto internamente.
Una strategia che può dare vantaggi, ma che nell’immediato potrebbe creare più di un problema a una scuderia che guarda al 2026 con più dubbi che certezze. Come sempre, però, sarà la pista a dire chi avrà avuto ragione.
Crediti foto: Aston Martin, Honda