Red Bull: giochi di potere e strategie di guerra

L'Horner-gate sembra essere la punta di un iceberg di giochi di potere ben più grossi che si stanno consumando nelle segrete stanze della Red Bull

Fino a questo momento l’Horner Gate è stato “pesato” per quello che è: una vicenda dai contorni ancora indefiniti che vede un dirigente d’azienda essere accusato di atteggiamenti licenziosi nei confronti di una dipendente. L’analisi interna condotta dalla Red Bull avrebbe scagionato il dirigente di Leamington Spa, ma la questione è stata riaperta da una anonima e-mail che conteneva dei documenti riservati e che, a quanto pare, non sono stati contemplati all’interno del processo definito dalla Red Bull. 

Un modo assai irrituale di procedere e sicuramente contro il diritto. In ogni caso, gli elementi nuovi, la cui veridicità sembra essere confermata dalla mancanza di smentite da parte dei protagonisti (e anche questa è una via non proprio corretta), hanno riaperto un qualcosa che sembrava tumulato sotto una coltre di pesanti macigni.

Lo abbiamo raccontato in altri approfondimenti: FIA e Liberty Media Corporation intendono vederci chiaro e ora pretendono, insieme alla Ford, che il team anglo-austriaco faccia luce una volta e per tutte su una faccenda che presenta ancora diverse zone d’ombra. E soprattutto spieghi se i nuovi elementi saliti a galla siano stati valutati o se sono stati considerati materiale superfluo. Che forse tanto irrilevante non è.

Jos e Max Verstappen

L’Horner-gate nasce da una guerra interna?

E’ necessario fare qualche passo indietro. Durante l’autunno del 2023, in Red Bull, mentre si marcavano trionfi a raffica, era nata una sorta di guerra interna tra Christian Horner e Helmut Marko. In realtà i due succitati dirigenti si facevano araldi degli interessi delle due anime di Red Bull GmbH: da un lato quella austriaca, dall’altro quella thailandese.

Dopo mesi caldi e rituali smentite, Horner era emerso come soggetto forte mentre Marko, ridimensionato nei poteri, si era dovuto accontentare di un rinnovo biennale arrivato anche e soprattutto grazie a Max Verstappen – uno che nel team conta parecchio – che aveva perorato la causa dell’ultraottantenne di Graz.

E se l’Horner-Gate fosse la prosecuzione di questo duello interno? Non è una notizia quella che stiamo dando, è semplicemente una valutazione che sale a galla osservando gli ultimi sviluppi. Il retro-pensiero si attiva e si solidifica nel momento in cui succedono anche fatti come quelli di ieri sera. A cosa ci riferiamo? Ovviamente alle uscite e anche agli incontri volutamente malcelati di Jos Verstappen, un altro soggetto che in questi ultimi tempi sta fuoriuscendo dalla nebbia che avviluppa Milton Keynes. 

La tensione è destinata ad aumentare se Christian Horner non lascerà la sua posizione. La squadra rischia di perdere tante persone e non si può andare avanti così. Tutto esploderà! Fa la parte della vittima, ma è Horner il problema: deve andarsene ora“. Parole e musica di “Jos The Boss” riferite al Daily Mail

Una presa di posizione perentoria, che non può far pensare che dietro non ci siano manovre di guerra ben più grosse. Verstappen senior, quanto mai intraprendente e forse con l’avallo del figlio che non prende pubbliche posizioni sull’interventismo del genitore, è andato addirittura oltre.

Alla fine del Gp del Bahrain dominato e narcotizzato da Max, Jos si è visto con Toto Wolff. I due, quasi volendolo far notare, non hanno evitato di mostrarsi a fotografi e giornalisti. Wolff ha provato a minimizzare sottolineando che c’è una conoscenza ultraventennale e che l’incontro aveva come obiettivo quello di congratularsi per la cinquantacinquesima vittoria del figlio.

La cosa si è fatta piccante quando gli è stato chiesto se ci fosse la possibilità di un passaggio di Verstappen alla Mercedes già dal 2025. Anche se il contratto che lega Max alla Red Bull scade nel 2028, ci sono clausole rescissorie che permetterebbero di concretizzare l’operazione. La conferma la diede proprio Helmut Marko, come abbiamo riportato in un focus uscito la settimana scorsa su Formulacritica.

Helmut Marko, consulente Oracle Red Bull Racing

La strategia dell’ala austriaca per defenestrare Horner?

Tutto è possibile”, questa la serafica risposta del manager viennese. Scenario concreto? Chissà, ma quel che sembra ormai certo è che in Red Bull ci sia una spaccatura netta tra la quota austriaca composta da Mark Mateschitz, figlio di Dietrich, Oliver Mintzlaff, Helmut Marko e Adrian Newey e quella thailandese (51% del pacchetto, ndr) che ha in Horner il suo esponente plenipotenziario di spicco. 

Max Verstappen, uno che sa annusare il vento, teme che il futuro in Red Bull possa non essere roseo. Già c’è l’incognita del reparto powertrains in via di costituzione e che non si sa se riuscirà a sfornare un motore all’altezza della situazione (i timori per la perdita di Honda sono fondatissimi), ora si sono aggiunte anche le ritrosie della Ford che potrebbe clamorosamente spezzare un’intesa proprio per la questione morale che è deflagrata nel team campione del mondo.

Il pilota potrebbe cercare una scappatoia in un team ricco e ambizioso come la Mercedes e che è alla ricerca di un top driver visto che Andrea Kimi e Antonelli è considerato ancora troppo acerbo per sostituire Lewis Hamilton e che George Russell non ha le spalle così larghe e forti per trascinare l’intera struttura. E la gara di ieri lo ha forse confermato una volta ancora. 

Scenari puramente teorici in una guerra di potere che invece sembra molto più concreta. Pare quasi che Jos Verstappen stia usando suo figlio per fare una vera e propria scalata ai vertici di Oracle Red Bull Racing. Ovviamente non si tratterebbe di un uso strumentale ma di uno stratagemma ben delineato che avrebbe un solo obiettivo: defenestrare definitivamente Christian Horner che aveva preso troppo spazio all’interno della franchigia anglo-austriaca.


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing 

Foto copertina: Getty Images

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