Elencare con precisione scientifica gli elementi che hanno determinato la brusca frenata prestazionale della Red Bull nella stagione 2024 è un esercizio pressoché impossibile. Sicuramente ha inciso il terzo anno consecutivo in cui si sono potute sfruttare meno ore di lavoro rispetto alla concorrenza per via del meccanismo dell’ATR. Certamente avrà pesato anche la convergenza prestazionale, che si è presentata di botto dopo che, nel 2023, la RB19 aveva stradominato la stagione, ottenendo 21 gare sulle 22 a disposizione.
La partenza di Adrian Newey e il successivo riassetto interno pesato sicuramente inciso sullo sviluppo della RB20, una vettura che comunque non è stata in grado di introdurre concetti tecnici che altrove hanno funzionato molto bene. Max Verstappen ha ottenuto il titolo sfruttando il vantaggio acquisito nelle prime gare e, soprattutto, gestendo bene un’astinenza durata 10 Gran Premi, durante la quale i concorrenti si sono sottratti vicendevolmente punti preziosi.
Nel campionato costruttori, però, non c’è stato verso di riconfermarsi, anche per via delle scadenti prestazioni di Sergio Perez che, a fine anno, è stato appiedato dopo un’altra stagione a tinte horror. Questi momenti, fusi alle polemiche che sono succedute all’Horner-Gate, hanno di fatto mostrato che quella che sembrava una corazzata era invece una realtà vulnerabile ed attaccabile. Con questo spirito, gli avversari puntano nel 2025 non solo a bissare la vittoria del costruttore ma anche a mettere in discussione l’imperio di “Re Max IV”.

Red Bull: la galleria di Bedford è stata una palla al piede
Al calderone sopra descritto si aggiunge certamente il problema relativo alla galleria del vento di Bedford. Parliamo di un impianto vecchio, attempato, che si trascina problemi sempre più grandi, soprattutto considerando che le scuderie rivali hanno impianti all’avanguardia e in continuo sviluppo. La struttura della Red Bull, invece, non può più migliorare, essendo arrivata letteralmente a fine corsa.
La galleria di Bedford fu acquisita dalla Red Bull nel 2004, quando questa comprò Jaguar. L’impianto in questione non è mai stato un modello di efficienza e praticità. Si tratta di una struttura riadattata alla Formula 1 i cui elementi principali provengono addirittura dal RAE Bedford, uno stabilimento per costruzioni di aerei da guerra.
Il wind tunnel di Red Bull non è che una risistemazione di uno strumento costruito per testare gli aerei dell’era post-bellica inglese: “È un relitto della Guerra Fredda”, lo descrisse così Christian Horner. L’edificio è stato costruito nel 1946. Un po’ vecchiotto, considerando che lo strumento ha il compito di testare l’effettiva utilità delle auto.
Inoltre, per via della costruzione e dell’età dell’edificio, Red Bull deve osservare limitazioni per il controllo delle temperature e attendere un periodo di tempo elevato prima di portare l’impianto alla massima potenza. Uno spreco inaccettabile in un’era di contingentamento delle operazioni.
Dietrich Mateschitz, prima della sua morte, aveva stanziato un importante cifra per costruire una nuova galleria del vento, i cui lavori sembrano procedere più velocemente del previsto.

Pierre Waché dà conto dello stato dell’arte
“Con i lavori di costruzione e poi tutte le nuove macchine non si sa mai quando arriveranno, ma al momento siamo in anticipo sui tempi“, ha detto Waché a Motorsport. “Siamo tre mesi avanti rispetto ai piani. I ragazzi stanno facendo un ottimo lavoro, ma non si sa mai se si verificano ritardi da qualche altra parte. È un grande progetto“.
L’aspettativa iniziale era che il modello 2027 potesse nascere nel nuovo impianto, ma ora si spera che già nel 2026 alcune parti possano essere testate nel nuovo impianto. “Forse ci aiuterà già più avanti nel corso dell’anno [2026]”, ha spiegato l’ingegnere.
“È la galleria del vento più antica di questo sport. L’altro giorno ne ho anche discusso con Jos [Verstappen], che ha già usato questo tunnel quando era lì alla Arrows. È un vecchio strumento che abbiamo aggiornato. Ci sono un sacco di cose più recenti all’interno, ma abbiamo alcune limitazioni. Le conosciamo e cerchiamo di aggirarle, ma questo è chiaramente più difficile quando si cerca un piccolo delta. È per questo che investiamo nel nuovo tunnel. Pensiamo di poter avere un vantaggio da quello nuovo che non abbiamo con il modello attuale“, ha osservato Waché.

Le gallerie del vento all’avanguardia sono uno strumento imprescindibile per competere ad alti livelli
Con questo nuovo mezzo tecnico, Red Bull conta di colmare il distacco infrastrutturale che si sta allargando sempre di più negli ultimi anni. McLaren, da quando ha lasciato l’impianto della Toyota di Colonia e ha iniziato a sfruttare quello nuovo di Woking, ha letteralmente messo le ali ai progetti tecnici. Aston Martin è in procinto di far partire il proprio wind tunnel, cosa che dovrebbe verificarsi nel mese di febbraio. Ferrari ha recentemente aggiornato il tappeto dell’impianto di Maranello, che ora riesce a simulare le condizioni più ostiche e ha contribuito a prevedere il bouncing. Stessa cosa fatta da Mercedes con la struttura di Brackley, in costante aggiornamento.
Insomma, per Red Bull è giunto il tempo di tornare a competere anche nel comparto delle strutture, poiché il peso degli anni si sta facendo sentire in maniera significativa sulle prestazioni. La RB20 dimostra queste difficoltà, visto che gli aggiornamenti introdotti nel corso dell’anno non sono riusciti mai a funzionare per davvero. E questo lo si deve anche all’impianto di Bedford.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing