Il destino di Max Verstappen e della Red Bull continua a tenere banco nonostante la conferma della permanenza a Milton Keynes. Dopo tre anni di dominio quasi incontrastato, l’equilibrio in Formula 1 è mutato con rapidità sorprendente: McLaren si è insediata al vertice, mettendo fine all’egemonia della scuderia anglo-austriaca e aprendo scenari inattesi sul futuro del quattro volte campione del mondo.
Negli ultimi mesi, voci e speculazioni che abbiamo ampiamente coperto con le nostre analisi, hanno accompagnato il nome dell’olandese, con ipotesi di un addio anticipato al tram austriaco. A dissolvere almeno in parte le incertezze ci ha pensato lo stesso Verstappen, che ha ribadito la volontà di rispettare il contratto in vigore fino al 2028, confermando la sua presenza in squadra nel 2026, anno della rivoluzione regolamentare. Tuttavia, come spesso accade negli sport di alto livello, il valore reale di una firma dipende dai risultati: per questo Helmut Marko non ha dubbi: la priorità assoluta è riconsegnare al pilota un progetto vincente.

Dal dominio al contraccolpo: la frenata della Red Bull
Tra il 2022 e il 2023 la Red Bull aveva imposto un controllo quasi assoluto, capitalizzando un’interpretazione più efficace delle nuove regole aerodinamiche. La RB18 e la RB19 si erano rivelate vetture di riferimento, consentendo a Verstappen di inanellare record su record. Ma la parabola si è piegata in modo netto: mentre McLaren cresceva in maniera esponenziale, grazie a uno sviluppo tecnico aggressivo e a un’organizzazione interna efficace, Red Bull ha progressivamente perso terreno.
Il 2024 ha rappresentato la prima vera cesura della storia recente della Red Bull: Verstappen è comunque riuscito a centrare il quarto titolo iridato, frutto soprattutto di un avvio di stagione impeccabile, ma il titolo costruttori è sfumato a causa di una RB20 incapace di progredire nell’arco del mondiale. Il 2025, iniziato con McLaren già in pieno controllo, ha reso evidente la nuova gerarchia. Lando Norris e Oscar Piastri stanno monopolizzando la lotta per il campionato, relegando Verstappen al ruolo di inseguitore.
L’incognita contrattuale e il nodo 2027
Il contratto che lega Verstappen alla Red Bull scade nel 2028, è noto. Sulla carta, dunque, non esisterebbero margini di incertezza. Nella realtà, però, clausole rescissorie e condizioni legate alle prestazioni del team possono rimettere tutto in discussione. Non sorprende, quindi, che l’olandese sia costantemente al centro di voci di mercato, soprattutto in un contesto in cui Mercedes e Ferrari osservano con interesse.
Marko conosce bene la posta in gioco. Per blindare il suo pilota di punta non basta un contratto di ferro: servono garanzie tecniche e sportive. “Vogliamo tornare a lottare per vincere insieme a Max, così smetteremo di sentire parlare delle clausole”, ha spiegato al quotidiano Krone, indicando chiaramente la strada da seguire.

La rivoluzione del 2026: una pagina bianca
La Formula 1 si prepara a una trasformazione radicale. Il 2026 segnerà l’introduzione di un nuovo regolamento tecnico, con cambiamenti che coinvolgeranno ogni singolo aspetto di una vettura. È un reset completo, in cui ogni squadra ripartirà da zero. Il classico foglio bianco da riempire, per intenderci. Per Red Bull, reduce da un biennio di declino relativo, si tratta di un’opportunità preziosa: ribaltare gli equilibri e riconquistare la leadership.
Il cuore della sfida sarà la power unit. Le nuove specifiche prevedono una ripartizione energetica differente, con una quota molto più elevata di potenza proveniente dal sistema elettrico. Accanto al motore endotermico, quindi, acquisiranno un peso decisivo batteria, sistemi di alimentazione e carburante. “I dati che stiamo raccogliendo sono incoraggianti”, ha sottolineato il manager viennese. “Siamo avanti nello sviluppo del telaio, ma sappiamo che il motore farà la differenza. Quattro fattori saranno determinanti: combustione interna, batteria, carburante e sistema di alimentazione”.
L’incubo del 2014 e la lezione Mercedes
Il riferimento che aleggia negli uffici di Milton Keynes è quello al 2014, anno dell’introduzione dei motori ibridi. Allora, Mercedes riuscì a presentarsi al via con un vantaggio stimato tra i 50 e i 70 cavalli rispetto alla concorrenza, aprendo un ciclo di dominio durato quasi un decennio. Per Red Bull, che aveva appena concluso l’era di Sebastian Vettel con quattro titoli consecutivi, fu un brusco risveglio.
L’obiettivo di Marko e della dirigenza è evitare che si ripeta uno scenario simile. La creazione di Red Bull Powertrains, struttura interna dedicata allo sviluppo delle nuove unità, rappresenta la scommessa più ambiziosa della storia recente del team. Accanto a essa, la collaborazione con Ford per la parte elettrica dovrebbe garantire competenze aggiuntive in un campo che sarà di vitale importanza in un Circus infarcito di costruttori.

Verstappen al centro del progetto
Oltre alle questioni tecniche, c’è un fattore umano che Red Bull non può trascurare: la gestione di Verstappen. Il campione olandese è legato alla squadra da un rapporto profondo, che va oltre il contratto. Fin dal debutto, Helmut Marko è stato il suo principale sostenitore, accompagnandone la crescita fino al successo mondiale del 2021. Ma i piloti, specie quelli di livello assoluto – e Max lo è – hanno bisogno di sentirsi coinvolti in un progetto vincente.
Verstappen, pur respingendo le voci su un possibile addio anticipato, ha lasciato intendere di attendersi garanzie precise. L’olandese è un perfezionista, capace di entrare nei dettagli dello sviluppo tecnico, e vuole che il team dimostri di poter affrontare la rivoluzione regolamentare con la stessa efficacia mostrata nel 2022.
La Red Bull, oggi, non ha più dubbi: inutile continuare a investire risorse per mantenere competitiva la vettura del 2025: è necessario concentrare ogni sforzo sul 2026. È un equilibrio che lascia scoperta la stagione in corso, cosa che significa cedere ulteriore terreno alla McLaren, alimentando potenzialmente il malcontento interno. Una mossa dolorosa ma calcolata. Trascurare il lavoro sulla prossima generazione di monoposto potrebbe avere conseguenze ancora più gravi.
Marko non ha dubbi: la priorità è il futuro. “Verstappen vede quanto stiamo lavorando. La nostra missione è garantirgli una macchina che lo convinca a restare con noi senza esitazioni. Se vogliamo rivederlo sorridere, dobbiamo consegnargli un pacchetto all’altezza”.

Un crocevia per la storia del team
La Red Bull ha già dimostrato in passato di saper affrontare i nuovi cicli regolamentari con successo. L’era pre power unit turbo-ibride, interpretata magistralmente da Adrian Newey (che oggi manca come l’acqua nel deserto), portò quattro titoli consecutivi tra il 2010 e il 2013. Poi arrivò l’inverno ibrido, superato solo sul rush finale del 2022. Ora, il 2026 si profila come un altro crocevia: dalla capacità di interpretare il nuovo regolamento dipenderà non solo la possibilità di tornare al vertice, ma anche il futuro del pilota simbolo della squadra.
In una Formula 1 dove le clausole contrattuali possono trasformarsi da formalità a mine pronte a esplodere, l’unica vera garanzia resta la competitività in pista. Red Bull lo sa bene: per blindare Verstappen non basta la carta, serve la vittoria.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Aston Martin
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