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Home Dalla parte del torto

Red Bull – Finalmente anche i “Checi” potranno vedere

Le recenti dichiarazioni di Sergio Perez confermano in modo chiaro ed inequivocabile quale sia la gestione piloti da parte del team Red Bull nell’era Max Verstappen, vedremo mai quali sono le sue prestazioni fuori dalla comfort zone

Mauro Altamura by Mauro Altamura
28 Giugno 2025
in Dalla parte del torto, F1, News
Tempo di lettura: 4 minuti
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Sergio Perez ex pilota Red Bull

Sergio Perez ospite di un evento alla tv messicana

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Sono stato molto combattuto sull’opportunità di commentare le dichiarazioni di Sergio Perez rilasciate al podcast spagnolo Desde el paddock, dove il pilota messicano ha ripercorso i quattro anni trascorsi in Red Bull, rivelando interessantissimi aneddoti ripresi da tutta la stampa internazionale, perché ho più volte evidenziato ciò che era ovvio ma che adesso il pilota messicano ha confermato in maniera inequivocabile.

In realtà ha rivelato semplicemente il segreto dell’acqua calda, talmente evidente da sembrare addirittura demenziale. Tuttavia secondo molti, tifosi di Max Verstappen in testa, non lo è mai stato, e cosi le parole del pilota di Guadalajara hanno avuto una grande risonanza sui social e sulla stampa specializzata.

Basta avere un minimo di cultura sportiva e competenza per capire senza ombra di dubbio che da quando Max Verstappen è approdato alla corte di Milton Keynes, il team ha deciso di correre solo per lui. E così dopo la separazione da Daniel Ricciardo, il secondo sedile è stato sempre assegnato a piloti palesemente inferiori rispetto al caposquadra e che comunque non sono mai stati messi nelle condizioni minime per potersi esprimere.

Le parole di Sergio Perez sulla Red Bull

Ai microfoni del podcast spagnolo, Sergio Perez ha raccontato alcuni aneddoti sulla trattativa con il team austriaco per l’ingaggio e sui primi mesi da seconda guida.

Il bistrattato messicano ha infatti rivelato che quando si approcciò per la prima volta al team principal Red Bull, Christian Horner, per discutere del suo eventuale ingaggio nel 2020, questi gli disse in faccia senza troppi giri di parole che la seconda monoposto era superflua, veniva schierata solo per onorare il regolamento e che avrebbero potuto correre tranquillamente con la sola prima guida.

Ha poi illustrato le dinamiche all’interno del team confermando che tutti gli ingegneri più esperti e capaci vengono riservati alla gestione della vettura numero 1, cosi come le strade intraprese a livello progettuale e di set up. Per la serie “se riesci ad andare forte senza poter incidere su nulla bene, altrimenti non frega nulla a nessuno”.

Sergio Perez ex pilota Red Bull
Sergio Perez ex pilota Red Bull

Tutto sommato nulla di nuovo sotto il sole, anzi una strategia rivelatasi vincente che ha portato a ben quattro campionati del mondo. Quindi dove è il problema?

E’ nel racconto che si fa della carriera del pilota olandese da parte del team anglo-austriaco, una narrazione irrispettosa degli appassionati che seguono questo sport ma che ha molta presa sul pubblico più giovane che si limita a giudicare le prestazioni deli driver dai risultati ottenuti in pista, ignorando tutte le dinamiche che li sottendono e che spesso hanno una importanza vitale.

La distruzione sistematica di tutti i compagni di squadra non può essere un metro di giudizio valido, perché la lotta è troppo impari e piloti validissimi come Alex Albon hanno dimostrato nel prosieguo della carriera in Formula 1 quanto fossero poco veritiere le prestazioni disastrose collezionate in Red Bull.

Avere per tutta la carriera un team alle spalle che corre solo per te, che si muove solo in base alle tue indicazioni e preferenze, che ti dà il meglio del capitale umano presente in pista, che non ti mette mai al fianco nessuno che possa crearti difficoltà, è un privilegio non da poco, che pochi campioni del mondo hanno potuto vantare, almeno in questi termini cosi estremi e per tempi così lunghi.

Le parole di Checo Perez pongono la parola fine sulle speculazioni sul fatto che il tritacarne non sia Max Verstappen e ma il team. Se andiamo un po’ più a fondo nell’analisi, appare evidente come la strategia di Horner mira a minimizzare l’impatto delle difficoltà sulle debolezze caratteriali del campione di Hasselt che come dimostrato di recente con la folle manovra ai danni dell’alfiere Mercedes, George Russell, vengono fuori nei momenti di frustrazione ed possono impattare in maniera decisiva sulle prestazioni in pista.

Sergio Perez e Max Verstappen al termine della Sprint Race del GP di Cina 2024
Sergio Perez e Max Verstappen al termine della Sprint Race del GP di Cina 2024

Prima di essere paragonato ad Ayrton Senna come avviene ogni santa sessione, bisognerebbe capire quanto un campione sa esserlo anche fuori dalla propria zona di confort.

Red Bull e la monocultura del vincente

Eh sì, perché da quando corre in F1 il buon Max vive nella sua bolla protettiva dove tutto è funzionale a preservarlo da situazioni sgradevoli che possano alterare il suo equilibrio. Ma per consacrarsi davvero, serve vincere anche in contesti diversi, con un altro team e con compagni di squadra degni di questo nome.

È ridicolo vedere piloti di discreto livello come Liam Lawson o Yuki Tsunoda, giusto per tenerci alla stagione in corso, classificarsi al sabato in ultima posizione o navigare nelle retrovie la domenica pur guidando una monoposto non di molto inferiore a quella McLaren che rappresenta l’attuale riferimento tecnico.

Ma vale la pena di scendere fino a certi livelli, rovinando carriere a giovani piloti su cui si investe per tanti anni? Per far credere agli allocchi che Max Verstappen sia irraggiungibile per chiunque? Vincere giustifica la distruzione sistematica del proprio vivaio piloti e il ridimensionamento di un marchio che appare vincente solo se c’è un uomo al volante?

La storia racconta di tante scuderie che hanno corso per un solo pilota, non ultima la Ferrari ai tempi di Michael Schumacher, ma nessuno ha mai raggiunto i livelli del team anglo-austriaco.

Si perché i cicli più vincenti sono sempre stati caratterizzati dalla presenza di un pilota nettamente dominante nel team, eppure gente come Lewis Hamilton ha saputo battere piloti fortissimi divenuti campioni del mondo. Piloti come il pluricitato Ayrton Senna hanno saputo battere mostri sacri come Alain Prost e mettersi in gioco in altri team, ma nella carriera del Mostro olandese come amano chiamarlo i cronisti d’accatto che siamo costretti ad ascoltare, non vi è alcuna traccia.

Il vero test arriva nel 2026

Il 2026 con la perdita dei motori Honda ufficiali costringerà Max Verstappen ad emigrare ed uscire dal suo bozzolo (non rimarrà mai per riconoscenza nel team a cui deve tutto), e magari allora vedremo se fuori dalla comfort zone saprà esprimersi a quei livelli altissimi a cui ci ha abituato.

Io credo che l’olandese sia tutt’altro che un freddo calcolatore, anzi più volte ha dimostrato di avere atteggiamenti infantili gli episodi alla “George Russell” si moltiplicheranno in maniera esponenziale, ma è solo l’opinione di un rompiscatole, di uno scettico di natura.

Una postilla però pare doverosa: nessuno mette in dubbio le capacità e il talento di questo pluricampione del mondo, ma tanti suoi predecessori che hanno vinto molto meno di lui, hanno saputo consacrarsi in contesti difficili. Adesso è semplicemente venuto il suo turno e staremo a vedere se il talento basterà e quanto il contorno inciderà sulle prestazioni, siamo stanchi di vedere compagni di squadra navigare in fondo alla classifica ad ogni gran premio.


Crediti foto: Sergio Perez

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Tags: F1NewsRed BullSergio Perez
Mauro Altamura

Mauro Altamura

Scienziato, appassionato da 35 anni di F1 e motorsport. Amo chi sa parlare e raccontare di corse, non sopporto chi legge solo le classifiche. Un po’ bastian contrario.

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