Quando la Red Bull ha annunciato che il legame con Adrian Newey era terminato si è affrettata, in più circostanze, a spiegare come la mossa fosse stata concordata e soprattutto come il team avesse già al suo interno le competenze e la forza lavoro necessarie per superare l’assenza del tecnico più vincente di sempre.
Basterebbe fare una piccola considerazione logico-temporale per notare che, da quel primo maggio in cui il genio inglese è stato allontanato dal progetto Formula 1 per concentrarsi sulla hypercar RB17, le prestazioni della RB20 sono drasticamente crollate.
Qualcuno dirà che è colpa della galleria del vento obsoleta, una teoria contro la quale si è scagliato Max Verstappen, che continua a sostenere che fino a pochi mesi fa l’impianto di Bedford non rappresentava un limite. Altri asseriscono che il progetto presentava problemi irrisolvibili, mentre altri ancora affermano che manca una corretta correlazione tra pista e simulatore.
Fatto sta che tutte queste problematiche sono esplose all’unisono nel momento in cui l’ingegnere di Stratford-Upon-Avon non ha più potuto accedere ai propri uffici. Coincidenze? Forse, ma potrebbe essere vero anche il contrario.

Red Bull: Helmut Marko rimpiange di Adrian Newey
Se c’è un legame tra l’addio di Newey e la frenata prestazionale della RB20, è qualcosa che dovrà essere valutato da Red Bull, cosa che sicuramente è già stata fatta da chi di dovere. In questo scritto ci limitiamo a riportare quanto ha osservato Helmut Marko, uno che non ha mai avuto peli sulla lingua, sia quando parla dei rivali, sia quando espone critiche mirate all’interno del suo stesso team.
“Non solo capisce l’aerodinamica, ma anche il grip meccanico e così via”, ha detto Marko a Motorsport Magazin parlando del suo ex collega di team. “Gira intorno all’auto con il suo taccuino, parla con il pilota e trova soluzioni. Ecco perché Newey è sicuramente un esperto eccezionale”.
E poi, l’ammissione senza filtri, ne remore: “Quando perdi qualcuno del genere, è un duro colpo. Abbiamo un sacco di giovani talenti e sono sicuro che possono compensare la sua partenza. Ma sarebbe sbagliato dire che non ha avuto un impatto sulla squadra“.
Un giudizio equilibrato, comprensibile e soprattutto onesto, ma che forse arriva con un po’ di ritardo. E soprattutto non è stato espresso da altre figure di spicco della scuderia anglo-austriaca. Negare l’impatto di un tecnico così vincente, che ha radicalmente cambiato il corso della storia della Formula 1, è semplicemente ridicolo.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing