La Red Bull non ha vinto, ma ha fatto qualcosa che a Singapore vale quasi quanto un gradino più alto del podio: essere di nuovo protagonista. Max Verstappen ha chiuso secondo alle spalle di George Russell, ma la sensazione più forte del weekend è arrivata dalle parole di Laurent Mekies, che a Milton Keynes hanno accolto come una piccola liberazione.
“Essere in grado di lottare per la vittoria qui significa molto“, ha ammesso il team principal francese. Non è un caso: su un tracciato che negli ultimi anni aveva messo a nudo le debolezze perfino della mattatrice RB19, la RB21 ha finalmente mostrato una solidità inedita nei tratti lenti e tortuosi della Marina Bay.

Dopo Monza e Baku, due piste dove il basso carico aveva aiutato Verstappen a tornare se stesso, Singapore rappresentava il vero test della rinascita tecnica della Red Bull. E il cronometro ha dato risposte confortanti. “Siamo riusciti ad avere i ritmi giusti da venerdì, eravamo nel ritmo in qualifica e in gara”, ha spiegato Mekies. “Siamo finiti a pochi secondi da George: significa che ciò che abbiamo sbloccato non è legato solo al basso carico aerodinamico“.
Un concetto chiave, questo. Perché se c’era un dubbio, riguardava proprio la natura del recupero Red Bull: progressi reali o effetto circostanza? La prestazione di Singapore sembra aver fornito la risposta.
Negli ultimi tre Gran Premi, la squadra di Milton Keynes ha dimostrato di saper adattare la RB21 a condizioni completamente diverse – dai rettilinei di Monza alle curve strette di Marina Bay – confermando che gli aggiornamenti portati in estate hanno finalmente restituito coerenza aerodinamica e trazione meccanica al progetto.
Red Bull: una reazione tardiva
Ma dietro il sorriso misurato di Mekies si nasconde anche una punta di rammarico. In Red Bull sanno che il potenziale della RB21 era lì da mesi, solo che è stato compreso troppo tardi. L’aver impiegato tanto tempo per trovare la chiave di lettura giusta del pacchetto tecnico ha permesso alla McLaren di scappare vincendo il titolo costruttori con largo anticipo e costruendo per Piastri un vantaggio importante anche nella classifica piloti. Un errore di tempismo che brucia, perché il livello mostrato nelle ultime gare lascia intendere che, con qualche settimana in più, il finale di stagione avrebbe potuto avere un altro copione.

“Non esiste una pallottola d’argento“, ha ribadito Mekies, “ma un insieme di interventi. Gli aggiornamenti si sono concatenati bene, e l’auto ora lavora come vogliamo. È merito di tutti, anche di Max, che con la sua sensibilità ci ha spinto a esplorare strade diverse“.
Verstappen, nel frattempo, continua a ricucire sul duo McLaren: Oscar Piastri è ora a 63 punti di distanza, Lando Norris a 41. Nulla è ancora deciso, ma la sensazione è che la Red Bull abbia ritrovato il suo equilibrio tecnico e psicologico proprio nel momento più delicato della stagione. Con sei gare (e tre sprint) nulla è impossibile anche se maledettamente complesso.
Mekies mantiene il basso profilo, ma il messaggio è chiaro: “Non cambieremo approccio. Continueremo a prendere la stagione gara per gara, imparando e costruendo“. In realtà, tra le righe, traspare la fiducia di chi sa che il peggio è passato. Se la RB21 è tornata a mordere anche a Singapore, allora il segnale è inequivocabile: la Red Bull è di nuovo là in cima e si candida a essere il team da battere. Solo che, stavolta, l’orologio ha corso più veloce di lei.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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