L’argomento più caldo della Formula 1 del futuro è relativo alle performance della nuove power unit. Chiaramente, anche l’aspetto aerodinamico è di grande rilievo ma pare evidente – e la storia lo insegna – che i vantaggi più grossi si possono ottenere con un motore più performante. Anche perché, su questo fronte, è molto difficile colmare il gap in caso di manifesto ritardo. Almeno in tempi rapidi.
Quindi, se gran parte dell’attenzione mediatica si concentra sullo sviluppo del telaio e sulle nuove interpretazioni aerodinamiche in un regolamento che si preannuncia rivoluzionario, ciò che dovrebbe essere messo al centro del discorso tecnico è lo sviluppo delle unità motrici.
Le dichiarazioni del direttore tecnico Pierre Waché lasciano intravedere un quadro diverso quando si parla della propulsione. La Red Bull, infatti, si prepara a entrare nel prossimo ciclo tecnico (2026-2030) con il proprio motore costruito internamente per la prima volta nella sua storia.

Secondo Waché, il motore “[…] sembra molto, molto promettente”, come riporta RN365. Un giudizio che pesa più di quanto si possa pensare. In un periodo in cui i riflettori sono spesso puntati sulle difficoltà di adattamento alle nuove regole aerodinamiche, la fiducia nella power unit suggerisce che la franchigia anglo-austriaca potrebbe avere un asso nella manica quando rivali e analisti la descrivono con ambizioni al ribasso. Non è un dettaglio da poco: il motore sarà il cuore pulsante della competitività e averne uno già solido ed efficiente alla prima uscita potrebbe permettere alla squadra di concentrarsi sul telaio senza compromessi. Un lusso che, chissà, altre scuderie, anche quelle messe in cima alla presunta griglia dei valori, potrebbero non avere.
Red Bull Powertrains e il futuro di Verstappen
Questo scenario ha implicazioni dirette sulle scelte future di Max Verstappen. Se il cuore pulsante della RB22 (questo il nome probabile della vettura 2026) si confermerà affidabile e performante, il pilota olandese potrebbe trovare nella Red Bull una stabilità tecnica e strategica sufficiente a legarsi ancora a lungo con la squadra, anche in un contesto di mercato sempre più aperto. In altre parole, il giudizio “ufficiale” sulla vettura in termini di competitività per il 2026 potrebbe essere molto meno negativo di quanto oggi si vada affermando con forse troppa leggerezza.

In sintesi, mentre gli occhi degli osservatori restano sul telaio e sulle interpretazioni regolamentari, sotto la superficie la Red Bull potrebbe avere già messo le basi per un motore competitivo, un elemento che peserà inevitabilmente nelle valutazioni di Verstappen e nelle scelte strategiche dei prossimi anni. L’ipotesi di un mancato svantaggio tecnico sulla power unit va dunque considerata seriamente: la storia della Formula 1 insegna che spesso la differenza tra vittoria e sconfitta si nasconde dove meno te lo aspetti.
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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