I piloti del Campionato Mondiale di Rally (WRC), tramite il loro sindacato, la World Rally Drivers Alliance (WRDA), hanno pubblicato un duro comunicato contro il codice etico e le sanzioni troppo pesanti, tanto volute dal presidente della FIA, l’ex rallista emiratino Mohammed Ben Sulayem.
Recentemente, la FIA ha intensificato le sanzioni per l’uso di linguaggio inappropriato da parte dei piloti durante gli eventi sportivi. Questa politica ha portato a multe significative, come quella di 10.000 euro inflitta al pilota del WRC Adrien Fourmaux per un’espressione volgare utilizzata in un’intervista televisiva durante il Rally di Svezia. Inoltre, Fourmaux rischia un’ulteriore multa di 20.000 euro in caso di recidiva nei prossimi 12 mesi.
Queste sanzioni hanno suscitato preoccupazione tra i piloti del WRC, che hanno chiesto al presidente della FIA, Mohammed Ben Sulayem, di trovare una soluzione urgente a quella che considerano una politica eccessivamente severa. I piloti sostengono che, data la natura intensa e spesso imprevedibile del rally, è difficile controllare completamente le proprie espressioni in momenti di alta pressione. Essi temono che l’attuale approccio possa avere un impatto negativo sulla loro autenticità e sulla relazione con i fan.
Queste misure hanno sollevato un dibattito più ampio sulla libertà di espressione dei piloti e sulla necessità di mantenere un linguaggio appropriato in un contesto sportivo globale.
In risposta alle preoccupazioni, il presidente della FIA ha espresso l’intenzione di mantenere un alto standard di professionalità e rispetto nelle comunicazioni pubbliche, sottolineando l’importanza di un linguaggio appropriato, dato il pubblico diversificato che segue questi eventi. Tuttavia, i piloti continuano a sollecitare un approccio più equilibrato che tenga conto delle pressioni e delle emozioni intrinseche alle competizioni motoristiche.

Il comunicato
“I piloti e copiloti di rally membri di WoRDA, ispirati dai loro colleghi della GPDA, si uniscono per esprimere la propria opinione, cercare chiarezza e collaborare per un futuro migliore.
Innanzitutto, desideriamo affermare che, come in ogni sport, i concorrenti devono rispettare le decisioni degli arbitri. Il rispetto di questo principio non è in discussione. Non tutti noi siamo professionisti a tempo pieno, eppure affrontiamo le stesse condizioni estreme con la stessa incessante passione.
Che si tratti di navigare attraverso fitte foreste, percorrere strade ghiacciate nel cuore della notte o affrontare la polvere di insidiosi tracciati sterrati, ci spingiamo sempre oltre i limiti – contro gli elementi, contro il cronometro e contro noi stessi. Oltre alla competizione, il nostro ruolo si è ampliato. Oggi, piloti e copiloti di rally non sono solo atleti, ma anche intrattenitori, creatori di contenuti e figure costantemente esposte ai media.
Dagli smartphone degli spettatori alle telecamere ufficiali del WRC, ci si aspetta che siamo disponibili in ogni momento – prima, durante e dopo la gara, dall’alba al tramonto.
WoRDA ha sempre riconosciuto le nostre responsabilità e il nostro impegno a collaborare in modo costruttivo con tutte le parti interessate, incluso il Presidente della FIA, per promuovere ed elevare il nostro straordinario sport a beneficio di tutti.
Negli ultimi mesi, tuttavia, si è verificato un preoccupante aumento della severità delle sanzioni imposte per espressioni linguistiche minori, isolate e non intenzionali. Questo ha raggiunto un livello inaccettabile.
Crediamo fermamente che:
- Un’espressione colloquiale comune non possa essere equiparata a un vero insulto o a un atto di aggressione.
- Chi non è madrelingua possa usare o ripetere termini senza avere piena consapevolezza del loro significato e della loro connotazione.
- Pochi secondi dopo un picco di adrenalina estrema, è irrealistico aspettarsi un perfetto e sistematico controllo delle emozioni.
- Il rally è estremo: il livello di rischio per gli atleti, l’intensità della concentrazione, la durata delle giornate… ogni limite viene spinto al massimo.
In una situazione simile, mettiamo in discussione la rilevanza e la validità di qualsiasi tipo di sanzione. Inoltre, le multe esorbitanti sono enormemente sproporzionate rispetto al reddito e al budget medio nel mondo del rally.
Siamo anche preoccupati per l’impressione pubblica che queste cifre eccessive generano tra i tifosi, dando l’idea che questo sia un settore in cui il denaro non ha importanza.
Questo solleva anche una questione fondamentale: dove finiscono i soldi di queste multe? La mancanza di trasparenza non fa altro che amplificare le preoccupazioni e minare la fiducia nel sistema.
Sicuramente, le conseguenze negative di queste sanzioni superano di gran lunga l’impatto di una semplice espressione linguistica inopportuna.
Chiediamo un dialogo diretto e un confronto tra il Presidente della FIA e i membri di WoRDA per trovare una soluzione urgente e condivisa.
Sportivamente, I piloti e copiloti di rally membri di WoRDA. Sebastien Ogier, Kalle Rovanperä, Ott Tänak, Thierry Neuville, Martijn Wydaeghe, Jonne Halttunen, Martin Järveoja, Vincent Landais, Adrien Fourmaux, Alexandre Coria, Elfyn Evans, Scott Martin, Grégoire Munster, Louis Louka, Takamoto Katsuta, Aaron Johnston, Martins Sesks, Francis Renars, Sami Pajari, Marko Salminen, Josh McErlean, Eoin Treacy, Candido Carrera, Gus Greensmith, Jonas Andersson, Yohan Rossel, Arnaud Dunand, Oliver Solberg, Elliott Edmondson, Leo Rossel, Guillaume Mercoiret, Dani Sordo, Julien Ingrassia”.
La GPDA, il sindacato dei piloti di F1, ha preferito non rispondere per le rime come fatto dai colleghi del Campionato Rally. L’unico evento di nota è la nomina a direttore del pilota spagnolo della Williams, Carlos Sainz. Dopo quanto fatto dai rallisti, i piloti di F1 staranno ancora in silenzio o aspetteranno la prima multa o la prima squalifica per dare segni di vita? Ai posteri l’ardua sentenza.
Crediti foto: FIA