F1 – Le power unit 2026 reintroducono la variabile affidabilità

Lo stravolgimento regolamentare del 2026 che tocca le power unit e il contestuale cambio dei parametri di riferimento sul fronte aerodinamico e telaistico rischiano di far riemergere la questione affidabilità che non sembra più essere un problema che attanaglia la Formula Uno

Il congelamento dello sviluppo dei motori ha contribuito a migliorare l’affidabilità generale della F1. Questo è un dato di fatto confermato anche dalle tendenze statistiche. Reiterati in passato, oggi i guasti al cuore pulsante delle vetture sono molto meno frequenti. Un fenomeno che si spiega anche con il progresso tecnologico. Il congelamento normativo, difatti, non può essere l’unica risposta. 

Il 1 marzo 2022 tutti i costruttori hanno dovuto presentare alla Federazione Internazionale dell’Automobile il file di omologazione per la proprie power unit. Da quel momento le unità motrici sono state “fissate” fino al termine del 2025. Il regolamento concedeva solo delle piccole modifiche per migliorare l’affidabilità.

Ovviamente, crescendo questa, sono anche leggermente migliorate le performance che hanno potuto beneficiare anche di nuovi settaggi elettronici frutto dell’esperienza acquisita nei gran premi.

Dopo due stagioni e 1/3 i produttori hanno migliorato notevolmente l’affidabilità media dei loro componenti, al punto da non avere quasi nessun guasto. Se guardiamo le cifre, osserviamo quindici ritiri nel 2022. L’anno successivo furono segnalate solo nove rotture. Un dato in netta diminuzione che dimostra chiaramente che i costruttori hanno compiuto netti progressi.

Tra i quattro propulsori presenti in griglia quello che ha deluso le attese è sicuramente il V6 Renault. La Losanga aveva ha giocato la carta dell’aggressività, privilegiando le prestazioni all’affidabilità. Una scelta pienamente accettata dall’uomo che allora era al comando della nave: Laurent Rossi. 

Alpine
La Alpine di Esteban Ocon avvolta dal fumo: la sintesi dell’esperienza Renault con le power unit.

F1 2024: motori più affidabili che mai

Quella in corso è la terza stagione sotto il regime di “freeze” normativo. Il livello d’affidabilità di questi componenti non è mai stata così elevato. Solo dall’inizio dell’anno Valtteri Bottas (in Cina) e Lewis Hamilton (in Australia) si sono ritirati a causa di un problema al motore. Nel 2022, nella stessa fase della stagione, si erano già rotti sei propulsori rispetto ai tre del 2023.

Di anno in anno i motori di Formula Uno sono sempre più solidi, quindi. E la cosa dipende anche da un regolamento che ha imposto un sistema molto complesso che di fatto blocca le velleità di accrescimento prestazionale che possono essere parzialmente aggirate con l’aumento dell’affidabilità. 

Tramite questo espediente i team operativi dei comparti powertrains hanno raggiunto livelli di solidità  mai riscontrati prima nella storia della massima serie.

Dall’introduzione dell’ibrido, avvenuta nel 2014, sono stati compiuti passi in avanti clamorosi giunti grazie allo studio dei materiali e all’apprendimento sul campo. Questo nonostante le limitazioni fiscali e regolamentari che sono state imposte agli ingegneri. 

Power unit Ferrari

Power unit 2026: un rischio per l’affidabilità raggiunta?

Un siffatto scenario rischia di essere stravolto nel 2026 con le nuove regole tecniche le cui caratteristiche potete consultare in questo focus dedicato: clicca qui. Oltre alle variabili dettate dal nuovo quadro normativo telaistico-motoristico, ci sarà da gestire anche l’enigma affidabilità che potrebbe far ripiombare la Formula Uno in vecchie problematiche che oggi, con il meccanismo del contingentamento delle parti, rischia di mandare in crisi il sistema delineato per contenere i costi.

Il fatto che i motoristi stiano lavorando da tempo alle unità 2026 dovrebbe aiutare a scongiurare questa dinamica, ma l’evidenza che riporta a norme aerodinamiche non ancora pubblicate genera dei dubbi sull’allocazione di alcuni elementi ausiliari del motore che ne stanno frenando lo sviluppo. E la cosa potrebbe pesare nell’economia della tenuta dei motori del futuro.


Crediti foto: F1

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