In politica tutto fa brodo quando si tratta di ottenere consenso. Visione riduttiva? Forse. Cinica? Sicuramente. Ma quando in ballo c’è la conquista del potere, ogni mezzo per catalizzare voti conta. E la F1, di tanto in tanto, diventa uno strumento che qualcuno si ricorda di adoperare per i propri scopi elettorali.
A inizio novembre si terranno le elezioni presidenziali americane, considerate le più importanti a livello geopolitico mondiale, specialmente in una fase storica in cui alcuni teatri di guerra non accennano a spegnersi e che potrebbero essere influenzati dall’esito della sfida delle urne autunnale.

La politica usa la F1?
Due i principali contendenti: Donald Trump e Kamala Harris, che si sfidano a colpi di endorsement da parte di personaggi famosi. Il primo ha il supporto totale di Elon Musk, che usa X, un tempo Twitter, come grancassa per i messaggi dell’ex presidente della Casa Bianca. L’altra ha ottenuto il sostegno di molte personalità del jet set internazionale, con l’obiettivo di attirare segmenti della popolazione solitamente poco interessati alla res publica.
In questo meccanismo volto a generare consenso, si delinea anche il percorso inverso: quello che va dal politico alla celebrità che non si era ancora schierata. È quanto accaduto con la Harris, che ha menzionato Lewis Hamilton come figura che supporta. La candidata alla presidenza USA per il Partito Democratico ha rivelato, in un’intervista a SiriusXM (gruppo precedentemente di proprietà della F1 Liberty Media, da cui si è recentemente separato), di seguire la Formula 1: “Ci piace, tutta la nostra famiglia lo adora“.
Alla domanda se il suo interesse per la serie fosse legato alla campagna elettorale, Harris ha risposto con fermezza: “No, Dio no. In realtà, non sono riuscita a seguirla molto ultimamente perché sono in campagna. Inoltre, a seconda del luogo e dell’orario delle gare, devi svegliarti presto“.
Nel breve intervento, la vice di Joe Biden si è dichiarata fan di Lewis Hamilton, senza ulteriori dettagli. Tuttavia, una tale precisazione potrebbe far parte di una strategia ben definita, volta a sfruttare il grande seguito che il sette volte campione del mondo ha negli Stati Uniti, dove si trova una fan base molto ampia.
Lewis Hamilton si è sempre distinto per le sue battaglie sociali, in particolare su temi come l’ambiente o la protezione delle categorie meno rappresentate. È noto il suo impegno in associazioni che promuovono l’integrazione, anche nel mondo della Formula 1, tramite sussidi e borse di studio per coloro i quali posseggono meno mezzi economici per intraprendere una carriera professionale.
Temi che, naturalmente, sono più vicini alle politiche del Partito Democratico che a quelle del conservatore Trump. Da qui nasce la riflessione – forse un po’ maliziosa – sul fatto che l’innocente riferimento alla passione per Hamilton possa nascondere un fine più strategico: raccogliere voti anche tra i fan del pilota, che tra pochi mesi si legherà alla scuderia Ferrari.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team