Perché Perez non potrà mai perdere il sedile durante questa stagione

Ha davvero senso fare uno scambio di piloti a stagione in corso? In questo scenario, Perez appare come l'unica opzione per Red Bull.

Sergio Perez non sta vivendo un momento positivo, le sue performance in pista non reggono il confronto con l’invincibile Verstappen e il messicano non sembra più essere in grado di massimizzare i risultati e portare corpose quantità di punti al suo team. In questo scenario, stampa e tifosi chiedono a gran voce uno scambio di piloti tra Visa Cashapp RB e Red Bull, togliendo di fatto il sedile a Sergio Perez. Si tratta davvero di una via percorribile?

Red Bull conferma (ancora) Perez

Stando agli ultimi sviluppi, Sergio Perez resta ancora un pilota Red Bull, nonostante il suo sedile scotti più di una brace a ferragosto. Horner non sembra intenzionato a effettuare uno switch a stagione in corso, cancellando tutti i rumors riguardo a una promozione del giovane Daniel Ricciardo in prima squadra. Dunque il messicano sembra avere più vite di un gatto, anche se sembra evidente che il messicano sia appeso a un filo e che il 2024 possa essere il suo ultimo in Red Bull o addirittura in Formula 1.

Lo scambio a stagione in corso: la specialità di Helmut Marko

Il patron Marko non è nuovo allo scambio di piloti tra la scuderia principale e il junior team. Questa rischiosa mossa è stata effettuata già due volte da Red Bull, mettendo in evidenza come il sedile in prima squadra non solo vada conquistato, ma anche preservato con risultati consistenti.

  1. Il primo switch avvenne nel 2016, ai danni di Daniil Kvjat. Il giovane russo, fresco di promozione in Red Bull dopo diversi anni in Toro Rosso, vede il suo sogno spezzarsi in appena 4 gare. Complice l’incidente con Sebastian Vettel al GP di Russia e la reazione decisamente poco sportiva, Kvjat viene immediatamente retrocesso in Toro Rosso. Il suo posto verrà affidato a Max Verstappen, che vivrà un debutto spettacolare, centrando immediatamente la vittoria al GP di Spagna;
  2. Il secondo scambio si consuma nel 2019, quando una Red Bull in netta ripresa, forte della collaborazione con Honda, si conferma terza forza del mondiale. In questo scenario, Verstappen riesce a esprimersi, conquistando 2 vittorie e una pole nella prima metà di stagione. Il suo compagno di squadra, Pierre Gasly, non riesce a tenere il passo dell’olandese e viene scaricato durante la pausa estiva, sostituendolo con Alexander Albon, anch’egli proveniente dalla Toro Rosso.

Una Red Bull difficoltà, alla ricerca del suo nuovo Vettel

Entrambi gli scambi sono avvenuti nei primi anni dall’introduzione delle power unit ibride, una fase particolare della storia della scuderia austriaca. Le PU Renault non si dimostrarono all’altezza del cambiamento epocale avvenuto in F1 e la Red Bull si trovò da squadra da battere, a scuderia da metà griglia, con un notevole distacco dai motorizzati Mercedes.

In questo contesto, gli obiettivi di Red Bull cambiarono bruscamente, ponendo come unica priorità guadagnare posizioni nella classifica costruttori e risultare i migliori subito dopo i contendenti al titolo. Questa fase permise agli uomini di Milton Keynes di ristrutturare totalmente il pacchetto piloti e dare fondo al Red Bull Junior Team, selezionando tra i vari talenti il loro nuovo Sebastian Vettel. Il tutto mentre si stringevano nuove alleanze anche sul fronte tecnico, con l’ingresso dei giapponesi di Honda, che avevano bisogno di pulirsi la coscienza dopo la terribile debacle che quasi uccise McLaren (e un po’ anche la carriera di Fernando Alonso).

Il mix tra la mancata lotta per il titolo e la voglia di Honda rese la Red Bull un team in grado di cogliere quasi sempre tutte le occasioni in cui Mercedes finiva fuori dai giochi, oltre a mettere i piloti nelle condizioni di potersi esprimere al massimo e senza pressioni (almeno all’apparenza). La nascita del mito Max Verstappen è stata dettata da prestazioni di altissimo livello; nella prima fase della collaborazione, Honda forniva un numero praticamente illimitato di componenti a Red Bull, la quale non perdeva l’occasione di montare una PU completamente nuova a Verstappen per poi godersi epiche risalite fino al podio.

Lo scenario attuale: Red Bull è il team da battere

Tutto questo contesto, permetteva a Marko di spostare a suo piacimento le pedine tra prima e seconda squadra, senza intaccare gli obiettivi stagionali. Oggi lo scenario è ben differente: dopo 3 mondiali consecutivi con Max, Red Bull è ancora il team da battere, ma il 2024 rappresenta una grossa sfida per gli austriaci, i quali devono vedersela con una McLaren in forte ripresa, seguita da una Mercedes pronta a suonare la carica.

Se la prima parte di stagione ha visto ancora la Red Bull dominare, la corsa agli aggiornamenti ha visto la RB20 in difficoltà rispetto alle sue rivali, dimostrandosi una vettura non sempre efficiente e in grado di lottare per la vittoria. Il manico di Verstappen riesce ancora a fare la differenza, mentre Perez non sembra più in grado di portare la RB20 nella parte alta della classifica, rendendo spesso vano il suo supporto.

Perez resta (purtroppo) l’unica certezza

Tutto porterebbe al terzo scambio tra piloti nella storia di Red Bull, con voci sempre più insistenti riguardo uno switch tra Sergio Perez e Daniel Ricciardo. L’australiano, dopo essere tornato nella sfera Red Bull nel 2023, risulta anch’esso protagonista di un clamoroso scambio a stagione in corso, sostituendo Nick De Vries all’Alpha Tauri.

Oltre a Ricciardo, anche Liam Lawson e Yuki Tsunoda sembrano essere in lizza per il sedile del messicano ma la posizione ufficiale di Red Bull sembra smentire tutte queste voci: perché?

La risposta è piuttosto semplice e dettata dal contesto differente in cui si trova il team austriaco rispetto ai momenti in cui Marko scambiava liberamente le divise ai suoi piloti.

Con una Red Bull in lotta per il titolo, nonostante il supporto di Perez sia minimo o inadeguato, resta pur sempre una certezza. Il messicano è ben collaudato all’interno del team e non comporta alcun problema di gestione. Inversamente, lanciare un nuovo soldato in battaglia potrebbe da un lato generare un maggiore afflusso di punti ma, da un altro punto di vista, danneggiare Max Verstappen e l’intero team.

Mettersi alla guida di un’altra monoposto a stagione in corso non è affatto facile e, salvo eccezioni come lo stesso Verstappen, non sempre può portare a grandi risultati. Alle problematiche va aggiunta anche l’eventuale gestione dei piloti: mentre Perez si è sempre dimostrato un ottimo numero 2, uno Tsunoda o un Ricciardo saprebbero starsene al loro posto mentre si trovano alle spalle di Verstappen con DRS? Tutto ciò rimanda ogni discorso alla conclusione della stagione, rendendo Perez il male minore.

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