Mettere in discussione alcuni piloti equivale quasi a proferire bestemmia in un luogo di culto. Ci sono determinati driver che sembrano essere avvolti da un’aura magica, da un senso di intoccabilità che li rende quasi incriticabili, poiché qualcuno ha affibbiato loro le stimmate del predestinato. Oscar Piastri è uno di questi.
Metto subito le carte in tavola: l’australiano non mi ha mai fatto impazzire. Non lo reputo un conducente non all’altezza della situazione, ma personalmente non sono ancora riuscito a intravedere quel talento che ha accompagnato, mediaticamente parlando, la sua venuta nella massima serie dell’automobilismo.
Ricorderete che se lo sono contesi Alpine e McLaren, visto che apparteneva all’academy della scuderia francese. Dopo una battaglia legale vinta da Zak Brown, Oscar è diventato titolare per la McLaren e con le ultime due gare in calendario si appresta a chiudere il secondo anno nel team papaya
Il bilancio non è affatto negativo, ma il problema è che le ha prese da Lando Norris, un altro pilota che personalmente non reputo allo stesso livello della nidiata a cui appartiene e della quale fanno parte, con qualche distinguo anagrafico, il quattro volte campione del mondo Max Verstappen, Charles Leclerc e un certo George Russell che in tre anni di coabitazione con Lewis Hamilton lo ha abbattuto due volte. E questa non è roba da poco, visto che il sette volte iridato è ancora un driver con qualcosa da dire.

McLaren: Costruttori a rischio a causa di Oscar Piastri
Inutile girarci intorno, il buonismo non è mai servito per fotografare fenomeni per quelli che sono. La McLaren è ancora prima nel campionato costruttori e probabilmente si è scrollata definitivamente di dosso una Red Bull che ha un disavanzo in punti troppo elevato per pensare di vincere anche il costruttori. Inoltre, Milton Keynes non può far affidamento su un secondo pilota all’altezza della situazione, quel Sergio Perez sul quale continuano ad addensarsi fittissime nubi in chiave 2025.
È la sola Ferrari che sembra poter incalzare la McLaren, nonostante i dissidi tra Leclerc e Sainz che stanno chiudendo nella peggiore delle maniere la loro coabitazione in rosso. Sono solo 23 i punti di distacco tra il Cavallino Rampante e la scuderia di Woking. Con due gare e una Sprint Race da giocare c’è tutto il margine per recuperare e magari chiudere davanti in extremis.
Molto si dibatte sul fatto che la Ferrari potrebbe soffrire a Losail, che sulla carta è una pista favorevole alla McLaren MCL38. Ma questo mondiale ha dimostrato che le previsioni sono fatte per essere smentite. Si guardi, ad esempio, a quanto preconizzava la Pirelli in vista del GP di Las Vegas: prima ha parlato di evento a doppia sosta, salvo poi rivedere le strategie e parlare di gara a uno stop. Sappiamo come sono andate le cose.
Questo esempio racconta come anche gli addetti ai lavori, persino chi maneggia enormi quantità di dati, non riesca a fare analisi che si rivelano credibili e quindi efficaci. Ma il problema del Gran Premio del Qatar non è capire quale sarà la macchina più veloce, ma vedere se Oscar Piastri sarà in grado di stare almeno vicino al compagno di squadra.
Negli ultimi tempi l’australiano si è spento, diventando per McLaren quello che Sergio Perez è per Red Bull: un pilota abulico, incapace di stare vicino al compagno di squadra. Ma se nella scuderia campione del mondo in carica c’è un diavolo come Max Verstappen con cui confrontarsi, Lando Norris non sembra questo fenomeno inarrivabile. Dando uno sguardo ai duelli interni (score della qualifica e della gara), Oscar esce letteralmente con le ossa rotte e questa tendenza si è acuita via via che il campionato è andato sviluppandosi.

Oscar Piastri e quello spirito di squadra latitante
Non solo Piastri non ha sciorinato prestazioni da urlo, ma ha mostrato una certa ritrosia a mettersi a disposizione del team. Quando Lando Norris era pienamente in corsa per il titolo piloti, e soprattutto quando la McLaren era una vettura ben più consistente della versione che abbiamo visto nelle ultime apparizioni, l’australiano ha pensato soprattutto al suo orticello evitando di sostenere la causa del compagno di squadra.
Certo, molto ha fatto la confusione interna e le famose papaya rules che si accendevano e si spegnevano come fossero luci di un albero di Natale. È chiaro che una linea di condotta poco saggia abbia portato Verstappen ad approfittare della situazione, gestendo un vantaggio che con il Gran Premio del Brasile è diventato irraggiungibile, tanto da formalizzarsi nella vittoria del titolo di ieri.
Ma anche a livello mediatico Piastri si è mostrato refrattario nell’accettare le direttive che arrivavano dall’alto. E se è così, devi almeno avere la forza di essere più veloce del tuo compagno di squadra, un po’ quello che in qualche uscita è riuscito a fare Sainz con Leclerc. Charles ieri si è lamentato, ma di certo non ha dimostrato di essere più rapido del collega spagnolo. Piastri, invece, ha fatto la voce grossa ma in pista le ha prese quasi sistematicamente dal compagno di garage.
A destare preoccupazione è l’involuzione tecnica che Oscar sta mostrando in questo scorcio finale di campionato del mondo 2024: un pilota che sembra essere afflitto da “perezite acuta”, ormai quasi inutile alla causa McLaren. Ieri, tanto per descrivere lo stato dell’arte, il buon Piastri ha deciso di posizionarsi male sulla piazzola d’avvio, beccandosi una sacrosanta penalità che a fine gara ha provato anche a minimizzare.
C’è poco da ridurre, invece, poiché gli ultimi andamenti stanno erodendo in maniera molto preoccupante il vantaggio che la McLaren aveva e che sembrava bastare per poter chiudere la pratica costruttori anzitempo. Piastri è sicuramente un buon pilota, ma non ha mostrato ancora di possedere quella maturità necessaria, sportivamente e tecnicamente parlando, per essere una risorsa per un team che ha ambizioni di altissima classifica.
Giudizio impietoso? Probabilmente sì. Si tratta semplicemente di un punto di vista soggettivo, del parere di chi è forse un po’ stanco di leggere la continua mitizzazione attorno a un giovane professionista che ha ancora molta strada da fare e che deve mangiare ancora molti tozzi di pane duro per affermarsi.
Crediti foto: McLaren F1