La stagione di Sergio Perez è stata oggetto di critiche e discussioni accese. Dopo aver vissuto un 2021 di altissimo livello, guadagnandosi il titolo di “Ministro della Difesa” per l’eccellente lavoro svolto nel difendere le spalle di Max Verstappen durante l’anno del suo primo mondiale, il pilota messicano ha vissuto un netto calo di performance negli ultimi anni.
Questo declino è stato particolarmente evidente nelle gare più recenti, e il culmine di questo periodo buio è arrivato durante il Gran Premio del Messico, dove Perez ha offerto una delle sue peggiori prestazioni. Tra una qualifica deludente e una gara compromessa già nella casella di partenza, Perez si è trovato non solo a subire il sorpasso dal giovane Liam Lawson, ma anche lo scherno del neozelandese, che ha addirittura mostrato il dito medio al veterano messicano.
Nonostante queste difficoltà, Red Bull continua a difendere Perez, una scelta che ha stupito molti, soprattutto considerando la storica propensione della squadra a non mostrare indulgenza verso i suoi piloti in difficoltà. I casi di Daniil Kvyat, Pierre Gasly e Alexander Albon sono ancora vivi nella memoria: errori o cali di rendimento hanno spesso portato a retrocessioni o rimozioni immediate. Eppure, Perez continua ad avere il supporto della squadra. Perché Red Bull è così decisa a difendere il suo pilota?
Il GP del Messico: l’ultimo disastro di Perez
Il Gran Premio di casa è sempre un evento speciale per ogni pilota, e Sergio Perez non faceva eccezione. Il Messico era un’occasione per brillare di fronte ai suoi tifosi, ma il weekend si è trasformato in un incubo. Già in qualifica, Perez ha deluso le aspettative, concludendo in una posizione lontana dai suoi standard e da quelli della squadra. In gara, una penalità per falsa partenza ha compromesso ogni possibilità di rimonta, lasciando il pilota messicano a lottare nelle retrovie, mentre il compagno di squadra Max Verstappen battagliava in solitaria tra le prime posizioni.
L’episodio che ha fatto più discutere è stato il sorpasso subito da Liam Lawson, che con una manovra decisa ha superato Perez. Il gesto provocatorio del giovane neozelandese, che ha mostrato il dito medio dopo il sorpasso, ha ulteriormente esacerbato l’umiliazione per Perez e ha infiammato le critiche.
Perché Red Bull difende ancora Perez?
Negli anni passati, una prestazione come quella di Perez in Messico avrebbe quasi certamente condotto a decisioni drastiche da parte di Red Bull. Tuttavia, il team resta (almeno pubblicamente) coerente con la scelta di confermare il messicano per il 2024 e decide di difenderlo pubblicamente. Il consulente della squadra, Helmut Marko, ha addirittura definito la battaglia con Lawson “troppo dura”, nonostante l’episodio imbarazzante.
La spiegazione principale di questa difesa insolita sembra risiedere nella necessità di stabilità all’interno della squadra. Red Bull sta affrontando una fase di transizione complessa. Da una parte c’è il clamore mediatico attorno al caso hornergate, dall’altra, c’è l’annuncio dell’addio di Adrian Newey, l’architetto dei successi della Red Bull, che ha lasciato un vuoto significativo nel team tecnico.
In aggiunta, la RB20, la monoposto della stagione 2024, pur avendo iniziato il campionato con un vantaggio significativo, non è riuscita a mantenere lo stesso livello di competitività con il passare delle gare. Ferrari e McLaren, hanno introdotto aggiornamenti che hanno chiuso il gap, mettendo Red Bull sotto pressione nel tentativo di difendere il titolo costruttori. Gli sviluppi tecnici della Red Bull non hanno funzionato come previsto, e la squadra ha perso parte del suo slancio iniziale.
La necessità di stabilità
In un contesto così incerto, Red Bull non può permettersi ulteriori scossoni. Cambiare il secondo pilota, specialmente per promuovere un giovane come Lawson o un altro talento emergente, potrebbe destabilizzare ulteriormente un team che ha già bisogno di ritrovare una certa serenità interna. Nonostante Perez non stia offrendo le prestazioni che ci si aspetta da lui, la sua esperienza e il suo passato di successi con Red Bull sono visti come un fattore di stabilità in una fase in cui la squadra ha già perso troppi punti di riferimento.
Inoltre, è innegabile che Perez abbia un valore strategico anche al di fuori della pista. Egli rappresenta un importante veicolo di marketing per la F1 e per Red Bull in mercati chiave come il Messico e l’America Latina. La sua presenza rafforza il legame del team con un pubblico che altrimenti potrebbe sentirsi meno coinvolto.
Guardando al 2024
Red Bull si trova quindi di fronte a una decisione difficile, ma pragmatica. Sostituire Perez con un giovane pilota affamato e di talento potrebbe sembrare allettante, soprattutto alla luce delle sue recenti performance deludenti. Tuttavia, promuovere un talento inesperto comporterebbe rischi significativi, soprattutto considerando l’attuale instabilità del team.
Per il 2024, l’obiettivo della Red Bull è chiaro: difendere il titolo costruttori e tornare alla competitività che ha caratterizzato le sue ultime stagioni. Per farlo, la squadra ha bisogno di stabilità, tanto dentro quanto fuori dalla pista. Perez, nonostante i suoi errori, offre quell’equilibrio che Red Bull non può permettersi di perdere in questo momento delicato.