Nonostante il quinto titolo consecutivo mancato, seppur per soli due punti, la stagione conclusasi ieri è stata la consacrazione di Max Verstappen. La parola “consacrazione” potrebbe apparire ormai obsoleta per un pilota dal calibro di Verstappen, capace di dominare grazie anche alla macchina costruita da Red Bull l’era a effetto suolo.
Eppure, nelle stagioni precedenti, era come se mancasse ancora qualcosa. Tralasciando la splendida lotta del 2021, il 2022 e il 2023 lo hanno visto primeggiare grazie al genio di Adrian Newey e a una concorrenza scialba che rarissime volte ha impensierito le vittorie ottenute dall’olandese. L’anno scorso poi, si sono intraviste le prime crepe all’interno di un team che stava perdendo poco a poco gli artefici del recente dominio, con una McLaren che stava cominciando a fare le prove in vista dello splendido risultato ottenuto ieri ad Abu Dhabi.
Ciononostante, l’olandese era riuscito ad assicurarsi il quarto titolo mondiale, guardando nel frattempo al record ottenuto da Micheal Schumacher con Ferrari: vincere per cinque volte di fila il Campionato Piloti.
La missione sarà pure fallita, ma né Verstappen né Red Bull avranno da recriminare. Dopo l’inizio di stagione da incubo che, malgrado le due vittorie risicate ottenute a Suzuka e Imola, aveva visto l’ex campione del mondo rincorrere con fatica quelle prestazioni che un tempo erano all’ordine del giorno, sia il team che il pilota sono riusciti a sfiorare un’impresa che sarebbe entrata nella storia del motorsport.
L’insediamento di Laurent Mekies, in sostituzione dello storico team principal Christian Horner, ha ridato fiducia a un organico che stava già pensando alla stagione successiva, abbandonando quasi in modo arrendevole un 2025 che non ne voleva sapere di decollare.

La scalata della Red Bull che ha riacceso le speranze iridate di Verstappen
Dopo il Gp di Zandvoort, nessuno avrebbe scommesso un euro sulla rimonta di Verstappen. L’allora leader del mondiale, Oscar Piastri, poteva contare su un vantaggio di 104 punti. All’epoca questo enorme gap sembrava uno scoglio insormontabile, tanto che il team sembrava aver gettato già la spugna. Ma con il nuovo corso di Mekies, qualcosa all’interno di Red Bull è cambiata.
Innanzitutto, la parola “resa” è stata proibita. Gli ingegneri di Milton Keynes, coadiuvati anche dai pareri del loro pilota di punta, hanno introdotto una serie di aggiornamenti che hanno risollevato le prestazioni della RB21. Allora sono arrivate due vittorie di tappa consecutive come Monza e Baku. Tuttavia, si credeva che si trattasse solamente di un caso. In quanto piste particolarmente atipiche per via dei lunghi rettilinei, in molti credevano che la McLaren, il che è in parte vero, non rendesse al 100%.

Ma la Red Bull si è poi dimostrata superiore in piste pro MCL39 come Singapore, Austin e Qatar. I dubbi iniziali si sono quindi trasformati in certezze: la Red Bull era tornata a far paura, tanto che in McLaren è iniziato il panico. Oscar Piastri non è riuscito più a riprendersi dopo la disfatta di Baku, mentre la compagine di Woking si è resa protagonista di alcuni gravi errori che hanno messo a repentaglio un Titolo Piloti già vinto.
La doppia squalifica subita a Las Vegas ha riaperto i giochi, senza dimenticare l’errore di strategia commesso in Qatar che ha regalato la vittoria a Verstappen.
Benché la Red Bull abbia a un certo punto della stagione trovato il bandolo della matassa, ciò non è infine bastato. A festeggiare sono stati donne e uomini papaya, ritornati al trionfo iridato dopo 17 anni.
La consacrazione di Max Verstappen
Una volta essere sceso dall’abitacolo e salutato la stagione che lo ha visto abdicare, Max Verstappen ha tenuto a ringraziare ogni membro della sua squadra per il prezioso lavoro svolto, aggiungendo di non avere nessun rimpianto. Da queste parole, si evince la grande maturità raggiunta dal pilota della Red Bull.
Guardare agli eventi sfortunati? Non rientra nello stile di Max. Nel paddock, infatti, è stato ripreso un momento speciale in cui Verstappen rincuorava Kimi Antonelli, preso da un senso di colpa immenso per quell’errore commesso in Qatar che ha permesso a Norris di agguantare due punti pesantissimi ai fini del mondiale.

L’ormai maturo Verstappen ha ricordato al giovane bolognese che così è fatto il mondo delle corse, e che non deve assolutamente pensare di sentirsi colpevole. Il vecchio Max avrebbe incanalato la rabbia, forse avrebbe cercato un colpevole, o si sarebbe lasciato avvelenare dall’amarezza. Il Max di oggi, invece osserva la sconfitta con la calma di chi sa che il proprio valore non dipende più da un numero sul tabellone.
Con un pilota così, la Red Bull ha il dovere di offrirgli una monoposto all’altezza della sua fame e della sua visione. Perché la storia di Verstappen non si chiude qui: ha ancora pagine da scrivere, epoche da marchiare con il suo nome. E se questa stagione non è stata una consacrazione, allora cos’altro potrebbe esserlo?
Crediti foto: Oracle Red Bull Racing
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