È facile puntare ora il fucile della critica. Quando le cose non vanno come sperato, sparare è un’operazione quasi automatica. Un gioco vecchio come il mondo che, tutto sommato, è comprensibile. La Ferrari, nei mesi scorsi, ha fatto delle scelte che alla luce degli accadimenti odierni sembrano essere errate. L’ingaggio di Lewis Hamilton non sta ripagando. Tanti i soldi investiti che potevano essere magari dirottati in altre figure che avrebbero potuto dare altri tipi di garanzia.
Fred Vasseur e la dirigenza rossa formata dal presidente John Elkann e dall’AD Benedetto Vigna hanno percorso la strada che ha condotto all’ingaggio del sette volte iridato, ritenuto come un fattore che, con la sua velocità e la sua esperienza, potesse accrescere la cifra tecnica di un team la cui direzione progettuale è stata affidata all’ex Mercedes, Loic Serra.
Dodici mesi fa, di questi tempi, deflagravano le congetture sulla destinazione di Adrian Newey. Molti osservatori, senza prove né informazioni credibili, avevano celebrato il matrimonio in contumacia con la Ferrari. Sappiamo come si sono svolte le cose ed è chiaro che il Cavallino Rampante, in questa congiuntura storica, non abbia mai realmente cercato il geniale ingegnere inglese.

Paul Hembery conferma l’interesse di Adrian Newey per la Ferrari
Tuttavia, questo non significa che non sia accaduto in passato. Che l’interesse di Maranello per l’attuale colonna della Aston Martin ci sia stato in tempi non recentissimi lo ha confermato Paul Hembery, ex n°1 di Pirelli Motorsport, ai nostri microfoni durante la puntata di martedì 22 aprile di CriticaLive.
“Parlando con lui durante gli anni so che gli mancava l’esperienza in Ferrari. Voleva fare qualcosa con Ferrari nella sua carriera. Ha una passione per le vetture del Cavallino Rampante; possiede una collezione di auto Ferrari che comprende modelli degli anni ’50 e ’60”, ha spiegato l’ingegnere di Bristol, collegato dagli Stati Uniti dove ora risiede.
“So che voleva venire in Ferrari. Negli ultimi 10-15 anni ci sono stati tentativi, ma per diversi motivi non ha funzionato. È un peccato perché lui è un genio e ha creato macchine vincenti. Ferrari poteva fare qualcosa fuori cost cap per prenderlo”.
La chiosa, portandola al presente, dà la sensazione che la dirigenza ferrarista non abbia mai seriamente cercato Newey, avendo puntato su un doppio binario: da un lato la valorizzazione delle risorse interne, dall’altro l’affidamento delle suddette maestranze a un ingegnere di alto valore – quale è Loic Serra -proveniente dalla Mercedes.
Ferrari, evidentemente, ha scelto di programmare diversamente il proprio futuro tecnico, preferendo spendere risorse per un pilota ritenendo che questi potesse, nell’immediato, dare benefici superiori. Una strategia aziendale che per ora non sta pagando, se non sul fronte commerciale.

È presto per bocciare l’intera intelaiatura gestionale, ogni scelta va pesata in base al contesto normativo del 2026 che tutto stravolgerà. Ma, proprio in vista di un tale rimescolamento del mazzo di carte, era forse più saggio investire su chi ha sempre saputo leggere con anticipo le filosofie progettuali vincenti, garantendosi un margine di vantaggio importante su un concorrenza sempre più aggressiva.
Quel che in effetti ha fatto Aston Martin che, sagacemente, ha aggirato il cost cap cedendo azioni a Newey. Cosa che avrebbe tranquillamente potuto fare la Ferrari, i cui conti sono in attivo e tendono, trimestre per trimestre, a migliorare sempre di più. Ma, evidentemente, Elkann, Vigna e Vasseur ritenevano che al successo si potesse arrivare tramite altre strade. Il tempo ci dirà chi ha ragione e chi ha torto.
Paul Hembery a CriticaLive sulla Ferrari e altri temi, ecco la puntata completa:
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP, F1, Aston Martin
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