Ollie Bearman: che fantastica storia è la F1

Settimo al traguardo. Eppure, per certi versi, è Oliver "Ollie" Bearman il vincitore del Gran Premio d'Arabia Saudita

Il paddock non smette di proporci i suoi deprecabili teatrini fatti di scandali, di sentenze e di illazioni. Jos allontanato, forse cacciato, in ogni caso non gradito. Helmut con la valigia in mano, pronto a lasciare scappando nella notte come un ladro di biciclette. Toto e la sua ironia sul cappellino rosso, in un ammiccamento continuo da vero sornione. E Max con le sue clausole cavillose, studiate ad arte per creare un nuovo colpo di teatro. Le voci corrono al galoppo e l’eco ne aumenta la portata. Qualcosa di grosso sta per succedere.

E invece a Jeddah non ci sarà nessuna rivoluzione. Jos Verstappen non è presente perché impegnato in una gara di rally in Belgio, Helmut Marko si trova regolarmente in pista nella giornata di sabato. Toto ha semplicemente fatto una battuta e Max si diletta con le gare virtuali come se nulla fosse. Fiumi d’inchiostro, o per meglio dire tastiere consumate, al solo scopo di produrre ipotetiche notizie e quell’ormai insopportabile chiacchiericcio qualunquista fatto per alimentare curiosità morbose.

Mentre ormai accogliamo con uno sbadiglio la sequela di novelle spacciate per verità assolute, arriva finalmente un raggio di luce che non ha nulla di artificiale. Si tratta di una storia vera, una storia da corsa, di quelle che fanno battere il cuore e fanno capire che, nonostante il marcio, la F1 ha ancora un’anima. Accade all’improvviso, con quel plot appassionante che solo il destino riesce a creare, intrecciando vite e situazioni casuali. Accade che lo stoico Carlos Sainz, dopo le due sessioni di libere, alzi bandiera bianca per via di un’appendicite in corso. E accade che Oliver Bearman, fresco poleman in F2, venga chiamato a sostituirlo.

Oliver Bearman, Gp Arabia Saudita 2024 - Scuderia Ferrari
Oliver Bearman in azione durante le libere del Gp d’Arabia Saudita 2024, Scuderia Ferrari

Bearman: un debutto carico d’emozione

Ollie si sta calando nell’abitacolo per il primo contatto. I suoi 18 anni tradiscono una palpabile emozione. Ha gli occhi immensi ed estasiati di chi si immerge nel sogno, lo sguardo curioso e instancabile di chi prende coscienza di un desiderio esaudito. Le mani indugiano in una gestualità posata, riflessiva, quasi rituale, come se si trattasse di un abbraccio. Il profilo delicato diviene però subito serio perché vuole catturare ogni dettaglio, cogliere ogni segreto della monoposto.

E non si tratta di una monoposto qualsiasi, ma della Rossa di Maranello. Con la numero 38 Bearman dovrà affrontare la vorticosa volata nelle notti sfavillanti di Jeddah. Dapprima un incontro fugace,

un’ora soltanto, per provare a conoscersi, prendersi le misure, capire quanto può essere profonda l’intesa. Per verificare che ci siano abbastanza feeling e fiducia. Perché deve chiederle il massimo, in un giro lanciato che vale quanto un biglietto vincente alla lotteria.

Ollie ci prova, aggredisce, controsterza al limite. Esagera un po’, restando escluso dai magnifici dieci per un battito di ciglia. L’indomani sceglie di essere più cauto e si pone l’obiettivo di danzare con la sua Ferrari fino alla fine del ballo. Lei gli dà fiducia, lo trascina, lo sfinisce. Da brava ballerina, abituata a calcare i palcoscenici di tutto il mondo, imprime alla danza un ritmo frenetico. E l’ultimo passo, quello all’ombra della bandiera a scacchi, sarà perfetto, sarà un meraviglioso unisono.

Bearman: il vero vincitore del Gp d’Arabia Saudita

I riflettori si accendono per illuminare i soliti noti in tuta blu, sempre e comunque vincenti, perché le vetture contano più delle polemiche. Il podio si appresta ad accogliere anche Charles, dimostrando che la Ferrari c’è, va sempre meglio, ma non è ancora abbastanza per vincere. Spunti e punti da rivedere, sui quali riflettere all’indomani di una gara scialba, antipasto di una stagione già scritta.

Oliver Bearman pronto a calarsi nell’abitacolo della Ferrari SF-24

Eppure a me piace leggere tra le righe, cercare le sfumature, dare una seconda possibilità a quest’anno apparentemente senza svolta. Lo faccio focalizzandomi sulle piccole cose, cercando al di là delle dichiarazioni, provando a leggere i gesti, a interpretare il non detto. Allora vedo l’abbraccio di Lewis Hamilton, pronto ad accoglierlo nel club dei grandi, la tensione di un padre, che ha vissuto due giorni con il cuore in gola. Ma soprattutto vedo il sorriso di un ragazzo, il più giovane di sempre alla guida di una Ferrari, che coglie la sua occasione trasformandola in poesia.

Settimo al traguardo, esausto, con il collo a pezzi. Eppure vittorioso. Più dell’infallibile Verstappen, del redivivo Perez, del coriaceo Leclerc. Ollie ha vinto perché ci ha regalato una luce, ricordandoci quanto la F1 -anche quella snaturata di oggi- possa essere entusiasmante. Una fantastica storia da vivere e da scrivere, indipendentemente dagli esiti scontati, dai circuiti amorfi, dagli umori storti.


Crediti foto: Scuderia Ferrari

 

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