La stagione 2025 sta tracciando una linea sempre più netta all’interno del box McLaren. Se fino a qualche mese fa il duello interno tra Lando Norris e Oscar Piastri sembrava aperto, oggi è la pista – non le dichiarazioni o le volizioni – a indicare chi debba guidare la rincorsa al titolo. E quel nome è uno solo: Lando Norris.
Dopo la vittoria nella Sprint con pole annessa, il bis nelle qualifiche e nella gara canonica e la leadership mantenuta per tutto il weekend brasiliano, Lando ha confermato di avere una solidità mentale e una costanza da pilota maturo, qualità che oggi fanno la differenza in un Mondiale che, con l’ultimo triple header, passerà agli annali.
La McLaren, già comodamente campione del mondo costruttori, non può più permettersi di dividere le forze interne: Max Verstappen è in agguato, rinasce anche quando sembra morto (A Interlagos l’ha dimostrato nuovamente) e il margine per sbagliare è praticamente nullo.

Piastri, il talento che si è incrinato dopo Zandvoort
Il caso più emblematico di questo cambio di equilibrio interno si chiama Oscar Piastri. Dopo una progressione positiva durata fino a metà stagione, il GP d’Olanda a Zandvoort ha segnato una svolta psicologica ormai irreversibile. Da quel momento, da quella vittoria che sembrava averlo lanciato verso l’alloro iridato, l’australiano non è più riuscito a esprimere la stessa lucidità nei momenti decisivi: errori in gestione gara, difficoltà nel ritmo sul passo lungo e una certa frustrazione palpabile a più livelli hanno incrinato la percezione di un driver che sembrava destinato ad accaparrarsi la leadership interna.
Non si tratta di mancanza di talento, ma di fragilità mentale in un contesto ad altissima pressione, dove ogni dettaglio vale decimi e ogni esitazione può trasformarsi in un weekend perso. Quello che sta accadendo da troppe gare, con una classifica a presentare un salatissimo conto. L’australiano sta pagando la durezza psicologica di un campionato dove Verstappen, anche da inseguitore, mantiene la costanza e la freddezza di chi sa come si vince e in cui Norris ha deciso di svoltare. Lui che passava per il fragile di turno.
La McLaren non può più rischiare con le papaya rules
A Woking, avranno la forza della consapevolezza? Avranno capito che per lottare contro Red Bull e Verstappen servono gerarchie definite? Continuare a trattare Norris e Piastri come due prime guide alla pari significherebbe disperdere punti preziosi proprio nel momento in cui la squadra è a pochi centimetri dal titolo che conta.
Norris, in questo senso, ha fatto quello che ogni leader deve fare: portare a casa risultati anche nei fine settimana imperfetti, evitando il tracollo psicologico che spesso segue a una delusione. Il britannico ha saputo reagire con maturità alle occasioni perse (Zandvoort su tutte), mantenendo la calma e il focus su ciò che conta davvero: massimizzare ogni sessione, ogni stint, ogni pit stop. E forse è giunto il momento che Piastri si vesta da fedele scudiero.

McLaren: il Brasile ha sancito la gerarchia
Il GP di San Paolo è stato, sotto molti aspetti, il banco di prova definitivo. Norris ha dimostrato di saper reggere la pressione, sia in qualifica sia in gara, confermandosi il riferimento tecnico e mentale della squadra. Piastri, al contrario, ha vissuto un fine settimana complicato, segnato da errori (uno clamoroso nella sprint, uno dettato dalla foga in gara) e da una mancanza di ritmo che ha amplificato la distanza interna.
La realtà, oggi, è che la pista ha già deciso: Lando Norris è il punto di riferimento McLaren. L’australiano dovrà accettarlo, come ogni giovane talento chiamato a crescere nel ruolo di spalla di un compagno più pronto. Non è una bocciatura, ma un passaggio obbligato in una carriera nascente e in un team che punta al titolo mondiale.
McLaren: ora serve una scelta chiara
McLaren non può permettersi mezze misure. Il concetto di squadra deve prevalere su ogni individualismo. Piastri deve tornare a essere l’arma tattica del team: proteggere Norris, coprire le strategie, bloccare gli avversari. In una parola, fare da scudiero. Non è una retrocessione, ma una presa di coscienza. La Formula 1 non concede spazio ai sentimentalismi e la vera grandezza di un pilota si misura anche nella capacità di sacrificarsi per il bene della squadra.
Lando Norris, dopo il ritiro in Olanda per problemi tecnici, ha dimostrato di possedere quella fermezza mentale e visione strategica che separano i buoni dai vincenti. Piastri, invece, deve ritrovare serenità e accettare che, almeno per ora, il ruolo di protagonista appartiene a un compagno che ha saputo crescere più in fretta. E in un Mondiale non ancora archiviato, è solo con un leader riconosciuto che Woking potrà trasformare il potenziale in gloria.
Crediti foto: McLaren F1
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