Il ritiro di Lando Norris dal Gp d’Olanda ha complicato ulteriormente la già difficile rincorsa al Titolo del britannico. Dopo le vittorie conquistate durante il mese estivo, il papaya era pure riuscito a ridurre lo svantaggio da Oscar Piastri a nove punti. Tuttavia, lo sfortunato episodio che ha coinvolto il 4 della McLaren, lo ha costretto a un DNF che potrebbe pesare a fine stagione. Mentre Lando saltava giù dalla sua MCL39, il compagno di squadra stava percorrendo gli ultimi chilometri per mettere la sua firma anche a Zandvoort.
Con questa vittoria, il vantaggio dell’australiano sale a ben 34 punti, e quando mancano ormai solamente nove appuntamenti alla conclusione di questa stagione, le occasioni per Norris di riportarsi in corsa per il titolo sono poche. Eppure, la storia della Formula 1 ci insegna che non bisogna mai smettere di lottare, e che spesso, anche quando la situazione sembra disperata, questo sport riesce a trasmettere emozioni intense e indimenticabili.

Vediamo insieme alcune delle rimonte mondiali che sono passate alla storia di questo sport, e che potrebbero dare morale e speranza a Norris:
- James Hunt nel 1976
- Nelson Piquet nel 1981
- Kimi Raikkonen nel 2007
- Sebastian Vettel nel 2010
- Sebastian Vettel nel 2012
James Hunt: Hunt the Shunt
Il principale rivale del britannico è stato Niki Lauda, tanto che questa rivalità è stata riproposta in un celebre film del 2013, Rush, diretto da Ron Howard. Bisogna partire dal presupposto che Lauda e la Ferrari – la 312 T2 – non avevano rivali. Infatti, fino alla fatale gara del Nürburgring, non vi era alcuna discussione su chi avrebbe vinto quel Mondiale.

Tuttavia, siamo tutti a conoscenza di quello che accadde, e a causa delle numerose ferite riportate, l’austriaco dovette saltare diverse gare. Nel frattempo, Hunt recuperava punti fino ad arrivare all’ultima gara del Fuji, che secondo gli accordi iniziali tra i piloti e la FIA si sarebbe dovuta correre solo per pochi giri per far soddisfare le trasmissioni televisive. Lauda si ritirò perché le condizioni erano davvero critiche. Hunt no, e finì terzo vincendo un Mondiale che nessuno a inizio stagione si sarebbe mai aspettato di vincere.
Kimi Raikkonen: l’ultimo a portare a Maranello un Titolo Piloti
Il finlandese aveva ereditato il pesante sedile della leggenda della F1 Michael Schumacher. Seppure il campionato fosse cominciato nel migliore dei modi per Raikkonen, con una vittoria a Melbourne, il resto delle gare furono spartite tra i due piloti McLaren – Lewis Hamilton e Fernando Alonso – e il compagno Felipe Massa.
A tre gare dalla fine, lo svantaggio del finlandese era di 17 punti, ma a Shanghai arrivò il clamoroso errore dell’attuale pilota Ferrari durante l’ingresso in pit-lane, quando rimase insabbiato nella ghiaia e costretto quindi al ritiro. A Interlagos, Raikkonen avrebbe dovuto recuperare sette punti. La sorte aveva voluto premiare la compagine di Maranello. Hamilton, infatti, ebbe un problema al cambio che gli fece perdere tante posizioni, costringendolo alla rimonta. L’ottavo posto conquistato non bastò. Raikkonen si laureò campione del mondo contro ogni pronostico.

Sebastian Vettel: scrivere la storia con Red Bull
Quello del 2010 fu un campionato molto combattuto ma allo stesso tempo contraddistinto da gare noiose, complice il divieto di rifornimenti durante i pitstop e la mancanza del DRS. Nell’ultimo Gp d’Abu Dhabi, quattro piloti si stavano contendendo il Titolo: Sebastian Vettel, Fernando Alonso, Mark Webber e Lewis Hamilton più distaccato ma ancora matematicamente in corsa.

Prima della gara, Alonso poteva contare su un vantaggio di otto punti sull’australiano e di quindici sul tedesco. A causa di una strategia errata della Ferrari, per coprirsi su Webber, l’asturiano rimase dietro alla Renault di Petrov per quasi tutta la gara. Era un’annata in cui era difficile effettuare un sorpasso, e con un motore Renault potente le possibilità di superare il russo furono davvero poche. Fu Vettel a vincere quella gara che ancora oggi fa affiorare brutti ricordi ai ferraristi, e a laurearsi per la prima volta campione del mondo.
Ancora Sebastian Vettel, lo specialista delle rimonte
Grazie al lavoro di Pirelli, l’inizio di stagione 2012 fu avvincente con sette vincitori diversi nelle prime sette gare. In effetti, le gomme introdotte da Pirelli avevano creato enorme incertezza nei team, ma una volta che tutti avevano cominciato a capirne il funzionamento, la situazione si è stabilizzata.
In quel campionato, fu in realtà Fernando Alonso a emergere. Nonostante un mezzo non all’altezza, conquistò alcune vittorie importanti che gli permisero di costruirsi un buon bottino di punti. Dopo il Gp di Monza, l’asturiano poteva contare su un vantaggio di 38 punti, ma Vettel vinse quattro gare di fila.

A Interlagos sembrava che gli dèi della F1 avrebbero restituito allo spagnolo della Ferrari il campionato perso nel 2010, quando Vettel fu costretto a rimontare dalla P18 a causa di un contatto provocato da Bruno Senna. Il tedesco fu in grado di risalire fino alla P6 con Alonso che arrivò secondo, terminando la stagione con enormi rimpianti.
L’incredibile rimonta di Nelson Piquet contro Carlos Reutemann
La stagione del 1981 è ricordata come una delle più tese e combattute di sempre. La Williams, campione in carica, si presentava come la favorita con la coppia Reutemann-Jones. Il campionato sembrava mettersi subito in discesa per l’argentino con la vittoria in Brasile e con una serie di piazzamenti costanti. A metà stagione sembrava lanciato verso il titolo, forte di un vantaggio rassicurante su Piquet. Ma il brasiliano della Brabham non mollò: approfittò degli aggiornamenti della monoposto e iniziò a ricucire lo strappo.

La seconda parte dell’anno fu una lenta ma inesorabile rimonta. Mentre Reutemann si perdeva tra errori, tensioni interne in quel di Grove e una pressione psicologica sempre più difficile da gestire, Piquet costruiva la conquista del suo primo mondiale sulla costanza e sulla freddezza. Così, alla vigilia dell’ultima gara a Las Vegas, i due erano separati da un solo punto: 49 a 48 per l’argentino.
Nonostante la pole position, Reutemann crollò inspiegabilmente in gara, affondando fino all’ottavo posto e restando fuori dai punti. Piquet riuscì a portare la sua Brabham al quinto posto, raccogliendo i due punti che bastavano per il sorpasso in classifica.
Norris, il sogno mondiale non è ancora finito
Dopo la delusione di Zandvoort, la strada sembra tutta in salita, ma è proprio lì che nascono le imprese che restano eterne. Per Norris, il divario da colmare è tanto, e con un Piastri così in forma sembra una sfida quasi impossibile. Ma la bellezza della F1 sta proprio lì, nel non arrendersi. Finché la matematica non avrà detto l’ultima parola, c’è ancora spazio per credere nella rimonta.
Crediti foto: McLaren, Oracle Red Bull Racing, F1
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