Nico Rosberg, agli albori della sua carriera, sembrava una promessa per la F1. Una promessa che, inizialmente, sembrava disattesa. Un buon pilota, ma che non sarebbe rimasto negli annali della categoria, quel tipo di piloti che rimangono nel mezzo.
Nel 2010, la Mercedes lo scelse in vista del suo ritorno in F1, acquisendo la Brawn GP (che l’anno precedente aveva vinto sia il titolo piloti che quello costruttori) e affiancandolo a un pilastro della categoria come Michael Schumacher, reduce da tre anni di inattività.
Nei primi anni, quella tedesca non era una monoposto competitiva, ma Rosberg riuscì a ottenere buone prestazioni, rispetto a uno Schumacher arrugginito dall’età e dagli anni di inattività.
Dopo il ritiro del sette volte campione, Nico sembrava destinato a diventare la prima guida della scuderia tedesca, ma Niki Lauda non era dello stesso avviso. L’austriaco convinse il campione del mondo del 2008, Lewis Hamilton, a lasciare la McLaren e unirsi al team ufficiale della Stella a Tre Punte.
Hamilton e Rosberg si conoscevano fin da bambini, essendosi sfidandoti più volte nei kart. Uno era figlio della classe media britannica, l’altro di un campione del mondo. Sono diventati amici in pista, ed è proprio in pista che si sarebbero divisi. Lewis, di certo, aveva già mostrato le stimmate del campione fin dal suo debutto in Formula 1 nel 2007, mentre l’altro sembrava più acerbo.

Con l’arrivo del britannico, nonostante gli anni di delusioni alle spalle, la Mercedes accoglie un pilota talentuoso deciso a tornare alla vittoria, che si scontrerà con un compagno di squadra ancora incerto sul suo posto nella gerarchia.
Nico Rosberg – La rivincita dei numeri due
I primi anni di convivenza sono duri per il figlio d’arte. L’inglese, con la spietatezza del campione, minava qualsiasi barlume di gloria del compagno di squadra, finché non arrivò il 2016.
Hamilton inizia il mondiale in modo piuttosto rilassato, tanto da dare strada libera al compagno di scuderia, che pian piano prende il largo. Il tedesco capisce che quella è l’unica stagione in cui può scolpire il suo nome, a fianco a quello di suo padre, nell’albo d’oro della serie iridata.
Dopo il famigerato incidente di Barcellona, che minerà la loro amicizia, Lewis si riprende e inizia una lotta punto a punto con il compagno di squadra e, da campione quale è, riagguanta il tedesco in classifica.
Nel momento decisivo per la leadership del campionato, in Malesia, la Mercedes del numero 44 si ferma a pochi giri dalla fine, permettendo a Rosberg di tagliare il traguardo in terza posizione. Quella sarà la mossa che gli garantirà il titolo mondiale.
Hamilton vince tutte le ultime gare, ma il compagno di squadra riesce a stargli sempre alle spalle, arrivando così a soli 5 punti di vantaggio. Cinque come i punti di distacco con cui il padre Keke vinse il suo unico mondiale nel 1982.
Nico Rosberg ce l’ha fatta: da pilota incerto sul suo ruolo, da semplicemente un buon corridore, è riuscito a trasformarsi in campione, ottenendo questo successo contro ogni previsione.
Nel 2017, il mondo della Formula 1 si aspettava una rivincita fra i due, ma pochi giorni dopo il trionfo mondiale, arriva un annuncio che sciocca il motorsport. Il campione del mondo in carica si ritira.
L’immane sforzo fisico e psicologico per battere Hamilton lo ha sfiancato. Ha vinto il titolo, ma ha perso un amico, e un’altra sfida ad alta tensione non l’avrebbe retta. Ha preferito tornare alla vita in famiglia, reinventandosi come uomo d’affari, celebrato dai maggiori giornali del settore.
L’impresa di Rosberg potrebbe essere irripetibile, considerando la direzione che ha preso questo sport, sempre alla ricerca di campioni indiscussi. Rosberg passerà alla storia come il “numero due” che riuscì a battere il “numero uno”.