Nico Hülkenberg. “I sogni son desideri”, dicevano. In effetti pensare al podio ottenuto dal #27 in Gran Bretagna, ha un non so che di romantico, di fiabesco. Un sogno che finalmente si avvera dopo anni di stagioni in Formula 1, fatte di alti bassi e di occasioni sfiorate.
Un podio che forse – esagerando – è una lezione di vita. Se ci credi, prima o poi ottieni ciò che vuoi. Certo, crederci e basta non serve a niente se accanto non aggiungi passione, determinazione, ambizione e quella capacità di non arrendersi mai anche quando gli altri si sono arresi con te.
Sono 37 gli anni del pilota tedesco, 14 le stagioni all’attivo e ben 239 le gare disputate. Numeri impressionanti ma che diventano un niente davanti ad risultato del genere. Ed ha assunto un peso così ampio, che la vittoria di Lando Norris è passata quasi inosservata. La sua prima vittoria in un GP di casa, passata completamente in secondo piano.
Un podio che è sinonimo di determinazione per il pilota tedesco, ma anche di crescita. No, non quella di Hülkenberg, ma di un team che l’anno scorso la retta via aveva smarrito. Quest’anno invece, grazie anche a cambiamenti importanti, sta mettendo basi solide per ciò che sarà a partire dal 2026: Audi.

Nico Hülkenberg: dagli esordi in F1 al talento inespresso
Nico Hülkenberg debutta in F1 nel 2010 con la Williams, dopo un paio d’anni trascorsi come collaudatore. Nonostante le prime gare sottotono, complice anche un periodo di adattamento alla monoposto, al team e quant’altro, riesce in qualche modo a far parlare di sé.
Se pensiamo che alla prima stagione, in un circuito tecnico e vecchia scuola come Interlagos riesce ad ottenere la prima pole position, non è proprio cosa da niente. Anche se poi la gara, rappresenta una di quelle occasioni mancate citate inizialmente. Vero che la concorrenza aveva vetture più performanti, ma è pur vero che ci sono stati errori da parte del tedesco.
Una prima stagione che termina senza rinnovo – per motivi commerciali in realtà – che lo vedono tornare nel paddock nel 2012. Firmerà un contratto con Force India, con la quale porta a casa una stagione soddisfacente, finendo dieci volte in zona punti.
Negli anni successivi passa a Sauber, dove appronta due campionati non degni di nota, complice una vettura poco competitiva, per poi tornare con Force India. Saranno tre anni in cui Nico affina il suo talento, ed il 2014 sarà la sua stagione migliore. Terminerà 15 gare su 20 in zona punti, conquistando 96 punti in classifica. Il migliore score ottenuto finora.
Dove matura molta esperienza – almeno secondo chi scrive – è negli anni in Renault. Un team più strutturato, che grazie alla monoposto e ai costanti piazzamenti in zona punti, specie nel 2018, ne fanno di lui un pilota veloce e di talento. Colui che, con queste qualità, non ha mai vinto una gara di F1.
Unica pecca è che di quelle stagioni, non si ricordano azioni memorabili da parte di Nico Hülkenberg, se non l’incidente ottenuto nell’ultima gara stagionale ad Abu Dhabi, nel 2018, che finito a testa in giù spaventa tifosi e addetti ai lavori.

Nico Hülkenberg, la sfida Sauber ed un progetto firmato Audi
Prima di arrivare in Svizzera, la strada di Nico Hülkenberg è stata lunga. Dopo tre anni da terzo pilota per Aston martin, torna in pista con la Haas, formando insieme a Kevin Magnussen, la coppia con più esperienza in pista.
Due piloti che non sono mai andati d’accordo, ma che hanno condotto due stagioni di pari passo, contribuendo a centrare agli obiettivi del team, forse più nel 2023, prima di essere silurati in vista di una line-up rinnovata e più giovane.
Nico Hülkenberg è in Sauber in quanto fortemente voluto dal gruppo Audi. Per la sua nazionalità, certo, ma anche per la sua capacità di saper contribuire allo sviluppo della monoposto. Una scelta – quella di approdare in Sauber – che fece storcere il naso a parecchi. Ricordiamo che il team fino allo scorso anno aveva completamente perso la bussola, navigando completamente nel buio.
Una squadra che quest’anno, invece, sta facendo un ottimo lavoro, permettendo a Hülkenberg e Gabriel Bortoleto, coppia solida, di poter dire la loro in pista. Al momento non c’è un vincitore tra i due, anche se il podio di domenica, ha messo un po’ in ombra il brasiliano.
Una stagione, quella di Nico Hülkenberg assolutamente non deludente. Senza considerare la prima gara, dove è terminato in top 10 grazie alla pioggia, nelle ultime gare si è piazzato sempre in zona punti, due delle quali in top 5.
Ciò su cui va posta l’attenzione, è che Sauber non è solo sta costruendo qualcosa di solido per il 2026, ma che a capo del progetto c’è Mattia Binotto, ex uomo, ex ingegnere, ma soprattutto ex Team Principal Ferrari. Sarà una frase fatta, o magari parole dettate dalla situazione, ma quello di domenica non era il Mattia Binotto che conosciamo, non era colui che si vedeva al termine delle gare Ferrari.
Troviamo un Binotto più sereno, più rilassato. Ma ciò che fa riflettere, è che è l’ennesimo a lasciare il team di Maranello per andare altrove e fare bene. Affermazione che apre – ancora una volta – a tante domande su Ferrari. Ma non è questo il momento per rispondere.
Un Mattia Binotto che passa dal famoso e parodiato “Dobbiamo capire” al “contenti per la squadra” ai microfoni di Sky Sport al termine del GP di Silverstone. E fa ancora più strano quando dice: “Si è comunicato bene e molto a dimostrazione che la squadra sta crescendo”.
E strano non perché non ne sia capace, ma perché quando guidava la Scuderia Ferrari, è sempre stato accusato più e più volte di non essere un buon comunicatore. Ora, sarà un paragone “azzardato”, il concetto è comprensibilissimo.

Nico Hülkenberg e quella scelta che gli è valsa il podio
La gara di Silverstone per Nico Hülkenberg non è stata solo dettata dalla fortuna. Certo, la pioggia mescola un po’ le carte, ma a fare la differenza è stato sì l’intuito ma soprattutto la consapevolezza della situazione.
Intorno al giro 9, quando si prevedeva un forte scroscio di pioggia, il muretto Sauber non si decideva a montare le gomme intermedie, consigliando ad Hülkenberg di restare fuori. Ma il pilota tedesco decide in autonomia di rientrare, consapevole che quello era il momento giusto per fare un cambio gomme.
Una scelta che gli è valsa un vantaggio successivamente, anticipando non solo la pioggia ma anche tutti gli altri. Decisione che gli ha permesso di salire sul podio al termine. Possiamo descriverla come una di quelle situazioni in cui senti che è la tua giornata, in cui senti di avere un asso della manica.
Un podio che vale come una vittoria, motivato da una spinta che prende il nome di perseveranza. Più facile a dirsi, certo, ma il credere fortemente in qualcosa, seppur ci metti anni per ottenerlo, è il motore che ti spinge davvero ad andare in quella direzione.
Perseveranza, la parola che potremmo associare alla carriera di Nico Hülkenberg. Il tedesco, non solo è maturato nel corso delle stagioni, ma ha saputo trasformare gli errori, le delusioni e le occasioni mancate, in veri e propri punti di forza. I sogni son desideri dicevamo e se ci credi davvero, nulla è impossibile. Anche se di gare, ne devi correre 239.
Crediti foto: Sauber Group