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Home Approfondimenti

Newey – Hamilton: destini che s’incrociano in comfort zone incerte

Lewis Hamilton e Adrian Newey potrebbero incontrarsi a Maranello. Se per uno la Ferrari è l'opportunità di riprendere il discorso con la vittoria, per l'altro potrebbe rappresentare una pericolosa uscita dalla comfort zone che aveva trovato in Red Bull

Francesca Zaio by Francesca Zaio
20 Maggio 2024
in Approfondimenti, F1, News
Tempo di lettura: 5 minuti
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Newey

Lewis Hamilton e Andrian Newey: destini che si incroceranno in Ferrari?

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Sono passati venti giorni da quando Red Bull e Adrian Newey hanno annunciato il loro divorzio, ma la ritrovata competitività di McLaren ha smorzato la frenesia sul possibile futuro dell’ingegnere più titolato in Formula 1 (per dovere di cronaca è doveroso citare il secondo ingegnere più vincente, Rory Byrne). 

I comunicati di Red Bull e Newey sono stati volutamente ambigui. Il primo recava in sé una piccola inesattezza sulla prima vittoria della galassia di Milton Keynes (collocata nel 2007 invece che nel 2008 – ma nella F1 odierna cosa vuoi che sia!), poi corretta. Newey parla di “nuove sfide per se stesso”. Non è detto quindi che queste nuove avventure siano direttamente collegate al mondo della massima serie. 

Ad esempio, la vela e la progettazione di imbarcazioni sono sempre state sue passioni (da buon aerodinamico): fin dal 2013 è stato corteggiato per l’America’s Cup e successivamente con Red Bull Advanced Technology collabora con il team Alinghi per la progettazione del catamarano. 

Generalmente, tecnici di grande estro come Newey amano misurarsi in contesti differenti ed andare oltre la propria zona di comfort, declinando le proprie conoscenze ed esperienze in settori differenti. Una possibile dipartita di Newey dalla Formula 1 è uno scenario che quasi nessuno sta considerando ma che non dovrebbe stupire. 

Red Bull è stata per lui una grande scommessa – stravinta – che, come per il passaggio in Mercedes di Lewis, è stata giudicata (con grande lungimiranza) un trasferimento vincente. A differenza però di Hamilton, va riconosciuto che Red Bull ha portato davvero un nuovo modo di gestire un team di F1. 

Insomma, non li hanno visti arrivare: non si parlava di un costruttore ma solo di una marca di bibite. A quanto pare, però, il progetto era piuttosto solido, con un ambiente di lavoro tranquillo e senza particolari pressioni, motivo per cui Newey accettò tale incarico. 

Adrian Newey “disoccupato” di lusso in cerca di nuovo impiego

Fino al 2024 questo team, infatti, è stato gestito dalla stessa triade: Christian Horner (Team Principal e ruolo politico), Adrian Newey (Direttore Tecnico e gestione tecnica a tutto tondo) e Helmut Marko (gestione/annichilimento dei piloti con licenza di uccidere). Questo trio è stato in grado di vincere 4 mondiali con Sebastian Vettel chiudendo l’era dei motori aspirati e degli scarichi soffiati e di tornare ad imporsi dal 2021 fino ad oggi con vetture ad effetto suolo e power unit ibride. 

Nel mezzo ci sono stagioni in cui ci sono state vittorie di tappa e prestazioni mediocri, dovute a Power Unit Renault poco affidabili e a soluzioni tecniche di Newey non proprio vincenti. Ed è questo che rende unico l’ambiente Red Bull: quale altro team tradizionale come Mercedes o Ferrari avrebbe potuto permettersi ciò ? In Mercedes è dalla fine del 2022 che si chiedono le dimissioni di Toto; in Ferrari – neanche a parlarne – sei a rischio poco dopo Barcellona. 

Newey ha contribuito a far vincere un team nato dal nulla, che oggi consideriamo un top team, perché dovrebbe quindi considerare come una “nuova sfida personale” l’Aston Martin? Lo schema sarebbe pressoché il medesimo, ha già dimostrato il suo valore. 

Naturalmente Newey fa gola a tutti, anche alla Williams; l’operazione nostalgia mi convince poco, le idee geniali devono essere supportate anche da un generoso portafoglio. 

Rimane l’opzione più discussa ed esotica, quella che porta a Maranello. Personalmente non avrei mai pensato che un giorno Lewis approdasse in questo luogo ameno, così come a inizio 2021 ritenevo che il mondiale l’avrebbe vinto lui, superando così il mio amato Schumacher. Forse lo pensava pure lui, ma poi incontri il Verstappen che ti sconvolge la vita. 

La Formula 1 è uno sport tecnico ma a tratti anche umorale, sono convinta che se ad Abu Dhabi 2021 Latifi avesse tenuto la macchina in pista oggi vedremmo un’altra serie. Forse Lewis nemmeno considererebbe l’opzione di andare in Ferrari, Verstappen non sarebbe così psicologicamente indistruttibile. 

E invece Lewis ci va, e fa bene. Lui da quel 2021 si è ripreso – a fatica – ma la Mercedes no. Non c’è più quell’alchimia, si è rotta nel momento in cui Latifi è finito contro quel muro. Ferrari è l’occasione che un pilota come lui, se possibile, ha quasi il dovere di cogliere. 

Mercedes Imola
Lewis Hamilton, futuro pilota Ferrari

Che piaccia o meno, correre per Ferrari vuol dire entrare nella storia e vivere un ambiente completamente diverso da quello dei team inglesi e sono sicura che riuscirà ad apprezzarlo. Sarà un po’ più complicato apprezzare la cucina, ma al Montana presto troveremo la pasta al ragù di tofu.

I malpensanti ci vedono un’operazione prettamente commerciale, considerata l’affinità di gusti sulla moda (a tratti discutibili) fra lui e il Presidente Ferrari. Con i fatti sono certa che dimostrerà che in Ferrari ci va per vincere, non ho alcun dubbio.

Newey: e se Ferrari fosse una trappola?

Per Newey, però, il discorso è diverso: Lewis porterà una mentalità di lavoro da campione del mondo, il suo talento, importanti indicazioni ma il volante e i pedali del freno e dell’acceleratore sono uguali per tutti. Non interverrà di certo sulla dinamica del veicolo o sulle analisi CFD, cosa che invece dovrebbe fare Newey.

Inoltre, Newey è un direttore tecnico a cui piace mettere le mani in pasta, osservare gli altri per prendere ispirazione, è un battitore libero soprattutto nella squadra. Non ama di certo lavorare a compartimenti stagni, in Red Bull la struttura è orizzontale in modo tale che tutti siano informati di tutto, anche tra aree di lavoro diverse.

Siamo sicuri che l’ambiente Ferrari sia così ? O che si possa adattare ? è chiaro che la differenza la fanno sempre le persone. Posto che in Ferrari ci sono tecnici competenti, e non sono certo gli scemi del villaggio che qualche buon tempone dipinge (tanto più che Mercedes dal 2010 fece man bassa di tecnici Ferrari – uno su tutti: Aldo Costa), la dirigenza sarà in grado di proteggere il team di lavoro dalle inevitabili pressioni che riceve e di dare fiducia ? Tutte queste domande a mio avviso hanno una sola risposta: no.

Ferrari probabilmente un giorno tornerà a vincere, la strada però è ancora lunga, non nel 2026. E non credo lo farà con Newey. Faccio sinceramente fatica a credere che un tecnico del genere si possa sentire rassicurato da un TP, Vasseur, che è stata la quinta scelta (la sesta sarebbe stata il primo che passava davanti alla sede o, peggio, Steiner).

Frédéric Vasseur, team principal Ferrari

Un Team Principal che commenta la sostituzione (finalmente!) dell’ingegnere di pista di Leclerc così: “In F1 lottiamo per i dettagli e se hai la sensazione di avere qualcosa di meglio da qualche parte è sempre bene provarci”, se per lui la mancata alchimia tra il pilota e il suo ingegnere di pista è un dettaglio siamo messi bene. Del presidente non ne parlo, probabilmente è ancora interessato al giro veloce in gara.

Una Formula Uno senza Newey sarebbe sicuramente più povera, ma aprirebbe la strada ad altri ingegneri che saranno capaci ugualmente di sfruttare le zone grigie a proprio piacimento.

Probabilmente verrò smentita presto e Newey approderà in Ferrari, ma in questo caso voglio essere una voce fuori dal coro e, soprattutto, spiegargli perché sarebbe meglio evitare. Anzi, se potessi parlagli gli direi: “Adrian, non farlo, vai in Aston Martin !”


Crediti foto: Oracle Red Bull Racing, Mercedes-AMG Petronas F1 Team, Scuderia Ferrari F1

Tags: Adrian NeweyF1FerrariLewis HamiltonNews
Francesca Zaio

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