Non c’è nulla di concreto, e questo viene sottolineato nel primo rigo di questo articolo proprio per evitare di illudere i tifosi e di diffondere false notizie. Il ragionamento nasce da alcune dichiarazioni che Max Verstappen ha reso al podcast “Box Box Box”, nel quale, interrogato sulle sue preferenze in relazione alle tipologie di circuito, ha parlato del Mugello come di un impianto che vorrebbe tornare a calcare a bordo di una monoposto di F1.
Ricordiamo che il tracciato toscano risponde a tutti i requisiti di idoneità richiesti dalla FIA per far parte del calendario della Formula 1. Quelli che mancano, invece, sono i requisiti commerciali e logistici pretesi da Liberty Media Corporation. E qui la questione si fa molto complessa, perché è proprio questa entità a decidere chi deve far parte del calendario, basandosi su parametri molto precisi.
Il primo è sicuramente la capacità di spesa, ovvero la forza economica dei promoter di pagare cifre che gli americani vogliono sempre più esorbitanti. In secondo luogo, ci sono le caratteristiche dell’ambiente circostante. Negli ultimi tempi si stanno privilegiando location dove le strutture esterne e la vicinanza a grandi centri abitati prevalgono su questioni prettamente tecniche.
Insomma, il Gran Premio nella visione americana deve essere un evento a tutto tondo, con una serie di manifestazioni correlate che talvolta risultano più importanti della stessa azione in pista. Mugello, con i suoi saliscendi avvolti nei tipici paesaggi toscani, non può offrire tutto questo.
Offrirebbe invece tutto ciò che un appassionato e un pilota sognano: curve veloci, tecniche, sfidanti. Caratteristiche che oggi si vedono sempre meno, che si stanno riducendo in favore dei classici circuiti start & stop cittadini, privi di personalità e tecnicamente anonimi.
Verstappen, uno che quando c’è da criticare non si tira indietro, ha affermato di non gradire quelle curve a bassa velocità che arrivano dopo frenate importanti e superate con accelerazioni violente. Insomma, tutto ciò verso cui la Formula 1 si sta dirigendo. Max vorrebbe curve fluide, veloci, entusiasmanti. Mugello potrebbe regalare tutto questo. Ma i sogni, si sa, sono destinati a svanire con le prime luci dell’alba.

Mugello in F1: una pratica impossibile
Ormai la Formula 1 si orienta verso un calendario regionalizzato basato sulla rotazione dei Gran Premi europei. Con il recente rinnovo del contratto del Gran Premio di Monaco, lo spazio per nuove realtà del Vecchio Continente si riduce sempre di più (leggi tutte le scadenze contrattuali).
L’Italia, tra le altre cose, rappresenta un unicum che Stefano Domenicali ha più volte spiegato che prima o poi andrà spezzato. I contratti di Imola e Monza scadono a fine 2025. Le trattative per il rinnovo sono in corso, ed è soprattutto il tracciato brianzolo a poter spuntare un rinnovo pluriennale. Alle sue spalle ci sono infatti enti come Automobile Club Italia, Regione, Governo nazionale e diversi sponsor che potrebbero racimolare le cifre richieste da Liberty Media.
Più difficile, invece, che Imola possa fare lo stesso. Per tale motivo, il tracciato che sorge nelle vicinanze del Santerno si sta ricalibrando come teatro per l’Endurance. Anche nel 2025 ospiterà la 6 Ore, e per tale manifestazione ha messo in cantiere l’allargamento dei box per accogliere le tante vetture che il WEC presenta.
In un contesto di rotazioni europee e con due gare italiane già in bilico, di cui una rischia di uscire definitivamente dal calendario, è praticamente impossibile che Mugello possa inserirsi nella lotta per un posto al sole.

L’unica cosa, che per ora non è all’ordine del giorno, che potrebbe aprire una pratica immaginaria, sarebbe un accordo tra i promoter di tutti i Gran Premi italiani affinché si vada congiuntamente al tavolo delle trattative con gli americani, proponendo un’alternanza a tre. Una prospettiva assai illusoria, poiché in Italia, troppo spesso, non si riesce a fare quadrato e gli interessi particolaristici prevalgono su quelli generali.
Eppure è un gran peccato, perché il Mugello ha dimostrato, nel 2020, quando fu inserito in calendario in una stagione stravolta e falcidiata dal COVID-19, di essere uno dei palcoscenici più belli dell’intero mondiale, con le sue curve tecniche, i suoi saliscendi e le sue vie di fuga che non perdonano.
Non è un caso che un racer vecchio stile come Max Verstappen se ne sia innamorato e ne parli con nostalgia, osservando dove invece la Formula 1 sta andando: circuiti iper-replicati nella struttura, privi di mordente. Teatri pieni di luci e lustrini che abbagliano la platea ma che non riescono del tutto a coprire le deficienze tecniche.