Il Motor Show di Bologna è un evento fieristico dedicato al mondo dei motori, nato nel 1976. Si è rapidamente affermato come uno degli appuntamenti più importanti in Italia per gli appassionati di auto e moto, combinando esposizioni di veicoli, anteprime di nuovi modelli, e spettacoli motoristici dal vivo. Il salone si è distinto per l’approccio dinamico, vivo, con esibizioni e competizioni che coinvolgevano piloti professionisti e vetture da competizione.
Un elemento caratteristico era la sua collocazione a dicembre, che lo rendeva un evento di chiusura dell’anno per l’industria automobilistica e per i fan del motorsport. Tuttavia, a partire dagli anni 2010, l’evento ha affrontato difficoltà economiche e di pubblico, portando a una sua discontinuità che nei fatti lo ha depotenziato facendogli perdere quell’aura magica.
“Bologna è una donna emiliana”, canta Francesco Guccini. Quella regione, ‘Terra de mutur’. C’è un ‘fil rouge’ che lega queste mie righe a quella zona. Un filo rosso sotto vari punti di vista, considerato che si riferisce all’anno dell’ultimo titolo iridato di Michael Schumacher. La prima volta non si scorda mai. Era il 13 dicembre 2003. L’attesa era tanta. Lunga, soprattutto per chi come il sottoscritto non ha mai assistito a un Gran Premio.
Col passare degli anni avevo sentito parlare più volte di questa kermesse, e devo ammettere che in me cresceva un po’ d’invidia per chi c’era già stato a visitarla. E quante letture di quelle manifestazioni, senza dimenticare servizi in tv. Poi arrivò il gran giorno anche per me, con la data citata in precedenza. “Prima o poi voglio e devo tornarci”, dissi a chi mi accompagnò.
L’attesa per il bis fu più corta del solito. Appena un anno. Poi qualcosa, anzi più di una cosa, è cambiata, non solo per il sottoscritto. La prima non si scorda mai, scrissi in precedenza. Neppure la seconda. Era venerdì quel 10 dicembre 2004: l’ultima mia volta al Motor Show di Bologna.
Ci sono eventi che, più di altri, si scolpiscono nella memoria come piccoli capitoli di un romanzo personale. Il Motor Show di Bologna non era solo un’esposizione di motori: era un rito, un richiamo ancestrale per chi viveva il rombo di un motore come un battito del cuore. Quelle due edizioni furono l’inizio di una passione vissuta con l’entusiasmo del debutto, un tuffo in un mondo che fino a quel momento avevo solo immaginato attraverso schermi e racconti.
Il Motor Show non era solo un evento: era un sogno acceso a motore caldo, un ricordo intramontabile che, come un vecchio amico, ogni tanto torna a trovarmi, portando con sé il suono di quei giorni e il desiderio, mai sopito, di riviverli ancora.