Monza GP: il Festival di Sanremo del motorsport italiano

Tutti odiano Monza eppure tutti ne parlano. Tutto questo odio non è forse amore allo stato puro?

L’avvicinamento al GP di Monza è un periodo molto particolare per gli appassionati di F1 in Italia. Quello che risulta a tutti gli effetti il Festival di Sanremo del motorsport italiano, porta con sé un mix di emozioni incredibili, le quali riescono a darci un’idea dello stato di salute della Formula 1.

Monza è il secondo argomento preferito della stampa di motorsport italiana, subito dopo la Ferrari. Il GP di casa attira una marea di click ed è fondamentale spremere fino all’ultima goccia un pompelmo che ormai non ha più nulla da offrire. La portata di Monza è tale che, attualmente la F1 è a Zandvoort per il primo GP dopo la pausa estiva, ma in Italia si parla solo di Monza, dei costi dei biglietti e delle tribune potenzialmente vuote.

Il futuro incerto di Monza

Il ciclo del GP di Monza comincia subito la bandiera a scacchi, con le prime notizie in merito alla rimozione del tempio della velocità dal calendario della F1. In questa fase, volano speculazioni di ogni sorta, tutte giustificate da motivazioni ben plausibili quali: prezzi dei biglietti elevati, carenza di servizi a supporto, strutture datate, ecc. Queste notizie scatenano l’ira dei fan, generando un notevole numero di interazioni.

Dopo la lamentela sopraggiunge il consiglio, ed ecco che il giornalista diventa architetto, urbanista, esperto di marketing e capo di brigata suggerendo piani dettagliati per risolvere la crisi di Monza. Fatto sta che, quando viene rilasciato il comunicato del rinnovo di Monza, le lamentele si spengono e le falegnamerie segano tutto il necessario per ottenere gli accrediti.

Gli interessi politici e culturali attorno al GP di Monza

Quando un argomento suscita l’interesse (e la rabbia) di un folto gruppo di persone, questo diventa facilmente preda di facili demagogie. La Regione Lombardia è da sempre attiva nella promozione del GP di Monza, lavorando a stretto contatto con ACI e Governo. L’operazione è piuttosto semplice: figure quali Angelo Sticchi Damiani e Matteo Salvini sparano frasi a effetto di fronte a un microfono, lasciando che la stampa si occupi di postare a raffica i loro virgolettati. Il risultato? Lo stesso di quanto descritto nel paragrafo precedente.

Monza, il tempio dello scrocco

Un’altra caratteristica del GP di Monza (e tutta italiana) è la capacità di attirare scrocconi da tutta la penisola. Che si tratti di un giornalista, un content creator, un fotografo, un videomaker, un pizzaiolo o un idraulico, tutti, proprio tutti, provano a chiedere un accredito per il weekend di gara. La procedura di accredito per il circuito lombardo avviene in maniera piuttosto misteriosa dato che l’organizzazione si riserva il diritto di escludere anche chi rispetta tutti i requisiti, nascondendosi dietro una politica di accrediti a numero chiuso.

Se da un lato l’accredito sembra un obiettivo irraggiungibile, su un altro fronte troviamo una marea di inviti a VIP che con la F1 non hanno assolutamente nulla a che fare. Ecco dunque che i paddock si popolano di figure che: ruttano l’alfabeto, danno voti ai panini con la salamella, chiamano la corsa “la partita”, presenziano in tribuna esattamente quei 20 secondi necessari a girare una stories, non sanno distinguere una F1 da una 500 Abarth. Tutto questo porta il rosicamento di chi si è visto negare l’accredito a livelli elevatissimi. Ciò sfocia in vere e proprie invettive all’organizzazione, scritte in una fase in cui ci si sente pari a Alberto Antonini, ma il confronto è con Lucilla e gli animali della fattoria.

Tutti odiano Monza quindi la amano alla follia

In conclusione, possiamo affermare che il rapporto dell’Italia con Monza è il più classico esempio di odio-amore catulliano. L’unica differenza è che qui l’odio è uno strumento necessario, poiché unico vero catalizzatore di click. Da qui nasce un circolo vizioso, in cui l’amore per Monza deve necessariamente nutrirsi di odio per nutrire i suoi seguaci storici. In questo contesto, troviamo il più evidente punto di contatto col Festival di Sanremo: tutti lo criticano, ma tutti vogliono farne parte.

Monza è invidia allo stato puro.

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