Immaginate Imola e Monza senza gran premio. Due realtà legate a doppio filo alla F1 e alle attività motoristiche in generale. Piste pregne di storie, di aneddoti, di momenti straordinari e di tragiche fatalità. Il motorsport che si realizza, insomma. Circuiti che oggi sono “aggrediti” dalla politica dell’alto profitto impostata da Liberty Media che flirta con i promoter di nazioni con poca tradizione ma con le borse tracimanti di danaro. Quello che manca in Italia.
Con i contratti in scadenza il futuro delle due gare italiane è in bilico, tanto più che all’orizzonte si profilano altre minacce che prendono le sembianze delle tigri thailandesi. E non solo. Perché pare che anche gli USA vogliano una gara (sarebbe la quarta) e che qualche vecchia gloria europea, leggasi Francia e Germania, voglia provare a rientrare in gioco.
Stefano Domenicali lo sta affermando da tempo: “Difficilmente l’Italia, dopo il 2027, potrà continuare ad avere due Gran Premi”. Parole tutt’altro che sibilline. Chi non vuole intendere rimarrà scottato. Due settimane fa, prima del GP di Imola, il primo ministro della Thailandia, Srettha Thavisin, era in visita ufficiale in Italia ha incontrato il Ceo del Formula One Group.
Al termine dell’incontro il politico ha parlato con estrema chiarezza: “In linea con le intenzioni del Governo di portare la gara di Formula 1 in Thailandia nel prossimo futuro, ho visitato l’Autodromo Enzo e Dino Ferrari di Imola e ho avuto un colloquio coi dirigenti di Formula One Group. Questo risponde alla nostra politica di posizionare la Thailandia nel radar globale per eventi e attività mondiali”.
Sì, c’è di che essere preoccupati perché da quelle parti fanno sul serio e in Liberty Media Corporation, da sempre rabdomanti di grana, non sono indifferenti al richiamo del fatturato ad alto voltaggio. E mi scusi Fernand Braudel per la citazione forzata.
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Monza e Imola: compattarsi per avere un futuro in F1
Il presidente di Aci, Angelo Sticchi Damiani, in uno slancio di realismo ha ammesso che c’è un’enorme concorrenza per entrare nel mondiale anche a livello europeo. E che se subentra una nuova tappa automaticamente una dovrà accomiatarsi stante il meccanismo a 24 eventi che la Formula Uno non intende intaccare e che addirittura vuole fortificare nel prossimo Patto della Concordia.
In questo contesto se Imola e Monza si mettono a battagliare invece che collaborare si rischia grosso. Il circuito brianzolo è alle prese con una radicale operazione di restyling la cui prima tranche è in corso d’opera: rifacimento della pista, ampliamento dei sottopassi e creazione di un nuovo tunnel di collegamento per garantire la sicurezza degli spettatori sono operazione in via di consegna.
Poi ci sono gli interventi futuri di cui vi abbiamo dato conto in questo approfondimento che vi invitiamo a consultare: clicca qui. Si parla di una ristrutturazione molto costosa resasi necessaria per rispondere alle esigenze della FOM.
Il problema di Monza è il rinnovo del contratto che va a incastrarsi a sua volta con la questione relativa alla concessione dell’impianto che è in scadenza tra tre anni. Condizione che rende il percorso più difficile rispetto a Imola che è comunale, cosa che rende certi interventi più facili e veloci. C’è maggior capacità decisoria, in parole povere.
L’Enzo e Dino Ferrari pure deve affrontare delle problematiche che investono maggiormente la sfera economica. Pietro Benvenuti, direttore dell’Autodromo di Imola, non usa giri di parole: “La partita per rimanere nel mondiale è tutta, o quasi, legata a una questione economica. La Formula 1 vuole sempre più soldi e se arriva un Paese che mette sul piatto di più non esita a inserirlo nel calendario. Dubito anche io che si potranno mantenere entrambi gli appuntamenti italiani”.
“E’ anche una questione politica legata alle scelte del Governo su dove allocare le risorse”. E questo governo a trazione “verde-lega” sembra più orientato verso il tracciato brianzolo. Imola prova a rispondere mettendo in cantiere lavori specifici per la Formula 1.
“Stiamo cercando di fare investimenti sull’impianto che siano sì propedeutici alla Formula 1, ma che servano anche a ospitare eventi tutto l’anno – ha spiegato Benvenuti – Parlo di altre gare, ma anche di fiere e convegni. Dobbiamo essere in grado di gestire il tutto al meglio a prescindere dalla Formula 1 che comunque dura tre giorni”.
Benvenuti ha sottolineato che i promotori dei due gran premi collaborano in maniera sinergica. Gli scambi di know-how tra i circuiti sono costanti: “Ci sono colleghi che vanno a Monza per il Gp e viceversa. C’è grande collaborazione e condivisione tra i due impianti: davanti a un settore così competitivo e in costante aggiornamento posso solo dire che l’unione fa la forza”.
Basterà questo? Servirà nel momento in cui dovranno essere fatte scelte “sanguinose”? Imola e Monza dovrebbero forse entrare nella logica dell’alternanza: un unico Gran Premio d‘Italia da tenersi a rotazione sui due storici impianti ammodernati e resi appetibili per le esigenze di Liberty Media.
C’è davvero questo tipo di volontà o quando si andranno a tirare le somme prevarranno gli egoismi utilitaristici dell’uno nei riguardi dell’altro? Il rischio è concreto. Si tratta di business e chi ne fa, solitamente, non ha a cuore la storia e le tradizioni…
Crediti foto: F1, Scuderia Ferrari