Luca Cordero di Montezemolo, l’artefice del quinquennio d’oro Ferrari 2000-2004, è diventato direttore di McLaren Group Holdings Ltd. Il suo nome appare nel filing AP01 depositato alla Companies House il 27 giugno 2025 scatenando reazioni contrastanti: entusiasmo negli ambienti finanziari che vedono un manager di rango unirsi alla squadra di Woking, irritazione tra i fan della Rossa che temono un “tradimento”.
Che incarico ha davvero Montezemolo in McLaren
L’entrata di Montezemolo riguarda McLaren Group Holdings, la holding creata dagli emiratini di CYVN Holdings dopo l’acquisto del 100% di McLaren Automotive e la fusione con la start-up EV Forseven.
Questa struttura si occupa di supercar, del futuro SUV elettrico e di licenze di brand. Non governa il team di Formula 1.
Come funziona la governance di Woking (chi comanda davvero)
- McLaren Racing Ltd (F1) resta controllata dal fondo sovrano Bahrain Mumtalakat Holding Company, che detiene circa il 70-75 % delle quote e la maggioranza dei voti in consiglio, il tutto gestito dal CEO Zak Brown;
- CYVN Holdings ha comprato una partecipazione di minoranza “non-controlling” stimata sotto il 15 %: siede in consiglio ma non ha potere di veto sulle decisioni sportive;
- un ulteriore 15 % circa è in mano al fondo statunitense MSP Sports Capital, presente dal 2020.
In pratica: McLaren F1 risponde ancora a Manama (Mumtalakat) e al management guidato da Zak Brown. CYVN e quindi Montezemolo possono influire solo sulle attività stradali ed EV.
Perché i ferraristi storcono il naso
Luca Cordero di Montezemolo è un simbolo vivente dell’epopea Ferrari. Vederlo con la cravatta papaya suscita fastidio perché:
- identità emotiva: per molti tifosi la sua immagine è inseparabile dal Cavallino;
- sfida sul prodotto: McLaren punta a rilanciarsi con nuove hyper-EV di lusso; è lo stesso segmento in cui Ferrari sta investendo;
- memoria agonistica: McLaren fu il rivale principale di Schumacher; il nome Montezemolo accanto a quello di Woking fa scattare l’allarme, anche se oggi il fronte è industriale e non sportivo.
Che cosa può portare Montezemolo a McLaren
Il manager bolognese potrebbe rivelarsi prezioso per:
- storytelling di brand: ha dimostrato di saper trasformare un costruttore in mito globale, parlando al cuore di collezionisti e VIP.
- relazioni industriali europee: conosce fornitori premium, designer e banche d’affari utili per finanziare la transizione elettrica;
- governance con fondi sovrani: ha già gestito partnership “Gulf” (Mubadala ai tempi di Ferrari) e sa mediare fra cultura occidentale e capitale mediorientale.
Chi dovrebbe preoccuparsi (più di Maranello)
L’arrivo di capitali arabi e di un dirigente che sa vendere sogni su quattro ruote crea pressione soprattutto su:
- Aston Martin e Lamborghini: competono nello stesso territorio delle supercar V8/V12 ibride e nel nascente segmento SUV ad altissime prestazioni;
- Porsche & Co: McLaren-Forseven mira a hyper-EV con architettura batteria-motore all’avanguardia (possibile know-how condiviso con Nio);
- Lucid e Tesla: l’ingresso di un marchio racing-bred nel lusso elettrico alza l’asticella di immagine e performance.
Il “trasloco” di Montezemolo non è la pugnalata sportiva che molti temono: in pista comanda ancora Zak Brown, e CYVN non può interferire con le operazioni di McLaren F1 senza consenso della maggioranza. Ma sul mercato delle supercar (e soprattutto delle hyper-EV di prossima generazione) la sfida si fa rovente: la voce più riconoscibile della Ferrari siede ora nella stanza dei bottoni di McLaren. Per Maranello non è una questione di box, bensì di showroom.
Crediti foto: Scuderia Ferrari HP