Nel XVIII secolo diverse realtà statuali europee si resero protagoniste di un’intensa stagione di cambiamento: re e imperatori promossero riforme in ambito economico, sociale e amministrativo, nel tentativo di modernizzare i propri domini. Questo approccio ispirato ai principi dell’Illuminismo, diede vita al dispotismo illuminato, concetto ascrivibile a Voltaire.
L’influenza illuminista, ben presente, non mutò le forme di governo: i sovrani riformatori mantennero una visione tradizionale dell’autorità visto che si consideravano investiti della facoltà di governare per diritto divino o ereditario, proprio come i loro predecessori assolutisti.
Nonostante ciò, la seconda metà di quel secolo si configurò come un’epoca di trasformazione per l’Europa: spinti dall’esigenza di rafforzare il controllo sui territori e di rendere più efficiente la macchina statale, molti monarchi adottarono misure innovative, spesso suggerite da filosofi e intellettuali dell’epoca. La storia, a quanto pare, non si sta per ripetere.

La tirannide di Mohammed Ben Sulayem
Fatta la piccola e superficiale premessa storica per contestualizzare il titolo di questo editoriale, veniamo all’attualità che racconta dell’ennesima mossa accentratrice del n°1 della FIA che, dopo aver depotenziato gli organi di controllo dell’ente che guida, è pronto all’ennesimo giro di vite che stavolta è mirato a far fuori la concorrenza. Un despota, il manager emiratino, che non ne vuol sapere di mollare lo scranno più alto di Place de la Concorde e che tenta di inaridire ogni fonte di democrazia per provare a rendere più difficile la corsa dei competitor nelle elezioni che si terranno il prossimo Dicembre.
Veniamo ai fatti. Ben Sulayem ha sottoposto una proposta di revisione dello statuto che potrebbe ridefinire gli equilibri di potere all’interno della Federazione Internazionale dell’Automobile. Il documento, che sarà discusso e votato durante l’Assemblea Generale del prossimo giugno, introduce una serie di emendamenti destinati ad accrescere ulteriormente la forza del presidente in carica. Una mossa pericolosa, liberticida, che sta suscitando forti perplessità in alcuni settori dell’organizzazione francese che regola diverse categorie del motorsport.
Tra i punti più discussi della proposta spicca l’introduzione di criteri che consentirebbero alla FIA di escludere candidati alla presidenza, qualora emergano dubbi sulla loro “integrità professionale”. Una clausola che potrebbe rappresentare uno strumento per bloccare la candidatura di figure ritenute scomode, come l’ex campione del mondo di rally Carlos Sainz, che ha recentemente espresso la volontà di presentarsi alle elezioni in programma per dicembre.
Il tentativo dell’ex rallista emiratino di consolidare la propria posizione arriva alla vigilia del termine del suo primo mandato. Ma non è un inedito. Già nel 2023, il dirigente aveva promosso una modifica ai requisiti anagrafici per la candidatura, abbassando il limite massimo da 75 a 70 anni. Una mossa che aveva di fatto escluso dalla corsa David Richards, 72 anni, uno dei suoi principali oppositori.
Oltre al potenziale filtro sulle candidature, il progetto di riforma prevede una modifica del calendario elettorale. I candidati dovrebbero annunciare la propria squadra ben 49 giorni prima della data del voto, contro i 21 previsti dagli attuali statuti. Il cambiamento, secondo la versione ufficiale, servirebbe a concedere più tempo al comitato di nomina per verificare l’idoneità dei candidati e dei loro team. Tuttavia, i detrattori leggono in questa misura un possibile espediente per prolungare le verifiche e ostacolare alcune candidature.

Mohammed Ben Sulayem vuole rendere il Senato della FIA e il comitato etico dependance del suo castello
Un altro capitolo estremamente controverso della proposta che sta girando in queste ore riguarda la composizione del Senato della FIA che attualmente è composto da 16 membri: 12 scelti direttamente dal presidente e quattro selezionati su proposta dello stesso ma sottoposti ad approvazione del gruppo. La modifica proposta eliminerebbe questa seconda fase, assegnando al n°1 l’autorità esclusiva di nomina per tutti e 16 i membri.
Per quanto riguarda il World Motor Sport Council, Ben Sulayem intende introdurre un limite al numero di rappresentanti con la stessa nazionalità (massimo due, ndr) a fronte di un organo che deve contare complessivamente 28 membri provenienti da almeno 21 Paesi diversi.
Cambiamenti sono previsti anche per il comitato etico. La durata del mandato dei suoi membri verrebbe allineata a quella del presidente della FIA, garantendo una coincidenza temporale che non si confà ai modelli democratici. Questo passaggio segue la decisione presa nel 2024 da Ben Sulayem di rimuovere i vertici dei comitati etico e di audit, coinvolti in un’inchiesta interna nei suoi confronti.

Il contenuto della proposta è stato rivelato dalla BBC, che ha visionato in esclusiva il documento riservato. Gran parte di queste modifiche, pare evidente, mirano a centralizzare ulteriormente il potere e a ridurre i controlli indipendenti all’interno dell’organizzazione.
La patata bollente passa all’Assemblea Generale che è chiamata a stabilire se le riforme proposte entreranno in vigore o se prevarrà la linea di chi chiede un maggiore equilibrio istituzionale all’interno del massimo organo di governo dell’automobilismo sportivo. La deriva dispotica è evidente, chissà se quegli sparuti contrappesi rimasti riusciranno ad illuminare le mente di un dirigente che sembra essere ottenebrata dalla brama di potere.
Crediti foto: FIA, F1
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Basterebbe che i membri della FIA votassero contro. Purtroppo il loro voto legittima tutto.