Storia di Mike Beuttler, il primo pilota gay della F1

Michael Simon Brindley Bream Beuttler, detto “Mike”, nacque il 13 aprile del 1940 al Cairo, in Egitto. Ritornato in Inghilterra dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e dopo aver completato gli studi, iniziò a nutrire una certa passione per il motorsport. Alla fine degli anni ’60 gareggiò in Formula 3 e in Formula 2 con ottimi risultati e nel 1971, grazie ad alcuni amici, provò il salto in ormula 1.

Mike Beuttler: la breve carriera in F1

Un gruppo di amici finanziò il suo approdo in Formula 1 fondando una nuova scuderia, la “Clarke-Mordaunt-Guthrie Racing”. La monoposto con cui gareggiò era una March 711 con un motore Cosworth V8. Esordì nel Gran Premio di casa, a Silverstone, sesto appuntamento stagionale, dove si ritirò al 21° giro per un calo alla pressione dell’olio. In Canada, al Mosport Park, decima prova stagionale, esordì con la scuderia March ufficiale, ma non fu classificato.

Nel 1972 partecipò a 10 Gran Premi con la March 721G e per la prima volta, al Gran Premio di Monaco, quarto Gran Premio stagionale, vide la bandiera a scacchi, arrivando 13° a quattro giri dal vincitore, il francese Jean-Pierre Beltoise della BRM. Al Gran Premio di Germania, al Nürburgring, ottenne il suo miglior risultato stagionale con un ottavo posto, a 5 minuti e 10 secondi dal vincitore, il pilota belga della Ferrari Jacky Ickx. Concluse la stagione senza ottenere punti.

Nel 1973 iniziò il campionato con la March 721G, gareggiando nei primi tre Gran Premi. Dal GP di Spagna, competé con la March 731. Proprio in Spagna ottenne il suo miglior risultato in carriera, un settimo posto a Montjuïc, a Barcellona, a un giro dal vincitore, il brasiliano Emerson Fittipaldi della Lotus. Ottenne poi un ottavo posto in Svezia, ad Anderstorp, e una serie di ritiri. Concluse la stagione e la sua carriera in Formula Uno a Watkins Glen con una decima posizione.

A causa della crisi petrolifera del 1973 che colpì molti sponsor di alcuni piloti, il gruppo di amici che finanziò la sua carriera decise di lasciare il mondo delle corse. Nel 1974 Beuttler gareggiò alla 1000 km di Brands Hatch, per poi ritirarsi definitivamente e trasferirsi negli Stati Uniti, dove trascorse il resto della sua vita. Morì dopo aver contratto l’AIDS,a Los Angeles, il 29 dicembre del 1988, a 48 anni.

L’omosessualità

L’omosessualità nel Regno Unito era illegale negli anni ’60 e solo nel 1967 fu resa legale. Tuttavia, il sesso gay era ancora criminalizzato e poteva essere praticato solo in privato, a condizione che non ci fossero altre persone in casa.

La famiglia di Beuttler sapeva della sua omosessualità, così come l’ambiente della Formula 1. Tuttavia, in quegli anni era particolarmente difficile fare coming out, cosa che avrebbe potuto rappresentare un freno per la carriera. Per una persona omosessuale, non era facile vivere in un paese come il Regno Unito e Beuttler, dopo essersi ritirato dal motorsport, preferì trasferirsi negli Stati Uniti.

La F1 e l’omosessualità

Solo nel 2020, grazie a piloti come Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, la Formula 1 ha affrontato il tema dell’inclusione nel motorsport e del rispetto dei diritti civili nei paesi che ospitano i Gran Premi, soprattutto in quelli mediorientali come il Qatar, l’Arabia Saudita e il Bahrain.

Nel 2021, in Qatar e in Arabia Saudita, Hamilton ha indossato un casco speciale con i colori dell’arcobaleno, simbolo della comunità LGBTQ+, gesto ripetuto negli anni successivi. Al Gran Premio d’Ungheria del 2021, prima del via, Sebastian Vettel indossò una maglietta arcobaleno con su scritto “Same Love”, contro le leggi anti-omosessualità dello stato ungherese. La FIA gli comminò una reprimenda.

Sebastian Vettel in una delle sue tante iniziative a tutela della libertà d’espressione

I coming out più famosi all’interno del motorsport

Il pilota britannico Danny Watts, vincitore della 24 Ore di Le Mans nel 2010, nel 2017 proclamò la sua omosessualità. La pilota britannica Abbie Eaton, a 17 anni, fece coming out e oggi ha una relazione sentimentale con la pilota Jessica Hawkins; entrambe hanno gareggiato nella W Series. Sarah Moore, anche lei gareggiante nella W Series, oggi è sposata con Carlajane Metcalfe. Abbie Eaton e Sarah Moore sono ambasciatrici del “Racing Pride”, movimento per i diritti LGBTQ+ nel motorsport.

Le scuderie di Formula 1, Aston Martin nel 2021 e Alpine nel 2022, hanno contribuito alla causa del “Racing Pride”, promuovendo l’inclusione nel mondo delle corse.

Il coming out di Ralf Schumacher

È notizia recente che Ralf Schumacher, fratello di Michael, con un passato decennale in F1 nelle scuderie Jordan, Williams e Toyota, con 182 Gran Premi all’attivo, 6 vittorie, 6 pole e 27 podi, dal 1997 al 2007, ha annunciato la sua relazione omosessuale tramite il suo profilo Instagram, insieme al suo compagno. È il secondo pilota della massima serie, dopo Mike Beuttler, a dichiarare la propria omosessualità.

Conclusioni

L’omosessualità in molti sport, probabilmente in quasi tutti, è ancora un tabù. Ma bisogna avere il coraggio di mostrarsi al mondo senza timori di sorta. Il mondo sta cambiando e non bisogna più avere paura. Ovviamente ci saranno sempre coloro che, in preda a rigurgiti conservatori e retrogradi, avverseranno queste persone. Solo uscendo alla luce del sole può avvenire il cambiamento.


Crediti foto: F1

Exit mobile version