Michael Schumacher – 1994: la nascita di un mito – Sul Campionato Mondiale di F1 del 1994 si potrebbero scrivere romanzi su romanzi. Neanche Steven Spielberg potrebbe raccontarlo in un suo film. Quel mondiale segnò uno spartiacque tra la F1 degli anni d’oro degli anni ’80 e quella della “new generation” degli anni ’90.
Del decennio precedente era rimasto solo Ayrton Senna, appena passato alla tanto agognata Williams, che però aveva perso le sospensioni attive, bandite proprio a partire dal 1994. Quel ritrovato ingegneristico che aveva fatto le sue fortune negli anni passati. Alain Prost, dopo aver vinto il suo quarto e ultimo titolo, si ritirò, così come aveva fatto Nigel Mansell dopo il 1992.
Senna si ritrovò così da solo a fronteggiare le nuove leve della Formula 1, come un gruppo rock degli anni ’70 e ’80 di fronte all’arrivo dirompente del grunge di Seattle.
La “new generation” comprendeva piloti del calibro di Damon Hill, Mika Häkkinen, Heinz-Harald Frentzen e, fra tutti, il più promettente: Michael Schumacher.
Michael Schumacher – Gli esordi
Schumacher debuttò a Spa-Francorchamps nel 1991, a bordo della Jordan, solo perché il pilota titolare, Bertrand Gachot, aveva avuto problemi con la legge, così che gli impedì di volare in Belgio. Nelle sei gare disputate con la scuderia di Eddie Jordan, ben tre si conclusero con punti, mentre negli altri casi ci furono ritiri, ma fu proprio in quelle gare che gli occhi della F1 iniziarono a concentrarsi su di lui, come nuovo astro nascente.
Nel 1992 fu ingaggiato dalla Benetton di Flavio Briatore. Il primo biennio alla corte del manager piemontese fu un periodo difficile, vista la dominanza della Williams di Mansell prima e Prost poi. Quell’anno, il tedesco di Kerpen mostrò tutto il suo talento, arrivando sempre a punti, tranne che in un’occasione, a Budapest, dove si piazzò fuori dalla zona punti.
Arrivò anche la sua prima vittoria in F1, proprio a Spa-Francorchamps, dove aveva esordito l’anno prima.
Nel 1993, il suo campionato fu simile al precedente: quando arrivava al traguardo, era sempre sul podio, altrimenti significava che si era ritirato.

Michael Schumacher – 1994: la nascita di un mito
Come accennato in precedenza, il 1994, con gli addii di Mansell e Prost e con Senna a difesa della “vecchia guardia”, si prospettava come una sfida generazionale tra il tre volte campione del mondo e il giovane tedesco.
I due si erano già scontrati nel 1992, dopo il Gran Premio del Brasile e durante il Gran Premio di Francia a Magny-Cours. Celebre fu la ramanzina del brasiliano al giovane Schumacher, contrariato dalla paternale che gli diede sulla griglia di partenza.
La sfida che tutto il mondo attendeva si interruppe tragicamente alle 14:17 del 1° maggio 1994, a Imola, quando la Williams di Senna si schiantò al muro della Curva del Tamburello, non lasciandogli scampo.
A sostituire il campione di San Paolo nella lotta per il titolo fu il suo compagno di squadra, Damon Hill, figlio di Graham Hill.
Michael, nei primi sette appuntamenti dell’anno, collezionò ben sei vittorie e un secondo posto, accumulando un ampio vantaggio sul pilota della Williams. Tuttavia, al Gran Premio di Gran Bretagna a Silverstone, commise un errore madornale.
Durante il giro di ricognizione, il tedesco sorpassò due volte il rivale per il titolo, l’eroe di casa Damon Hill. Fu penalizzato, ma non rispettò la sanzione, il che lo portò alla squalifica e all’esclusione da ben due Gran Premi.
Va aggiunta anche la squalifica nel Gran Premio del Belgio, per il fondo troppo consumato. Con due squalifiche e due Gran Premi non disputati, Hill si rifece sotto in classifica. Un mondiale che sembrava già segnato si riaprì improvvisamente.
L’epico finale del 1994
All’ultimo appuntamento, il Gran Premio d’Australia ad Adelaide, i due duellanti per il titolo erano separati da un solo punto, con il driver della Benetton ancora in vantaggio. Alla partenza, entrambi i piloti, con il rientrante Nigel Mansell, scattarono alla caccia del titolo. Al 35° giro, Schumacher impattò contro il muretto, danneggiando la sua sospensione, ma riuscì a rientrare in pista.
Poco dopo, sopraggiunse Hill, che fiutò la possibilità di sorpassare il tedesco alla curva successiva. I due andarono al contatto e la peggio la ebbe proprio Schumacher, che quasi si cappottò e finì contro il muro di gomme. Sembrava finita per il pilota di Kerpen, con l’avversario diretto verso il suo primo titolo in carriera, ma anche la Williams di Hill subì danni alla sospensione e fu costretta al ritiro. Schumacher vinse così il suo primo titolo iridato, con un solo punto di distacco.
Il 1994 fu un campionato tragico, che vide le morti di Ayrton Senna e Roland Ratzenberger a Imola, ma fu anche un anno di battaglie per ottenere monoposto e circuiti più sicuri. Non mancarono gli intrighi e i sospetti, come quello sul controverso “launch control”, di cui si diceva fosse dotata la Benetton di Schumacher.
Fu, comunque, anche l’anno della nascita di un mito: Michael Schumacher, il pilota che divenne simbolo della Formula 1 e che contribuì a traghettare la categoria nel nuovo millennio. Ma questa, è un’altra storia.