Ci si può riprendere da una partenza a singhiozzo? La speranza della Mercedes è questa, ma bisogna fare i conti con il realismo di una Formula Uno che mortifica le possibilità di rimontare. Va detto senza girarci troppo intorno: la vera delusione di questo scorcio iniziale di campionato 2024 è rappresentata proprio dalla W15 che James Allison, meno di un mese fa, aveva venduto come la vettura più solida sul passo gara dopo la Red Bull RB20. Sorprende che un tecnico così scafato abbia preso una cantonata del genere.
Lewis Hamilton, il pilota più in difficoltà della coppia inglese, e George Russell hanno racimolato 26 punti in classifica, una quota modesta che li mette in quarta posizione anche alle spalle della cliente McLaren che l’anno scorso, di questi tempi, arrancava in difficoltà inenarrabili. In meno di dodici mesi il sorpasso è servito visto che già la MCL60, a metà dell’anno passato, si era messa stabilmente davanti alla W14.

Mercedes W15: indesiderata continuità
Le speranze della Mercedes di iniziare il campionato più vicino alla Red Bull sono svanite già prima dell’avvio di Fp1 del Gp del Bahrain, al di là delle ottimistiche divinazioni di Allison. La prima vettura pienamente discontinua col concetto zero sidepod è molto continua nei comportamenti indesiderati. Bella fregatura!
C’è qualcosa che funziona davvero sulla freccia nero-argentea? No. La macchina non è efficace sul giro secco e sul passo gara non è di certo meglio. La delusione nel clan anglotedesco è palpabile e si fa largo la consapevolezza che anche il 2024 potrebbe essere un anno di una transizione mai compiuta. Le regole 2026 sono alle porte e dall’anno prossimo, come ha affermato Paul Monaghan della Red Bull, nessuno sarà propriamente interessato a sviluppare ferocemente auto che non serviranno da base evolutiva per i modelli futuri.
La Mercedes W15 nasceva, nelle intenzioni, come una vettura senza fronzoli concettuali. Cosa che doveva garantire un minimo sindacale di prevedibilità comportamentale. E invece presenta gli stessi puntigli di sempre: finestra operativa strettissima, mancanza di carico efficiente, retrotreno più salterino di un grillo minacciato da una ciabatta. La cosa simpatica, per noi che lo fotografiamo, non di certo per loro che la vivono, è che hanno passato l’intero inverno a raccontare di aver capito, di sapere cosa fare e bla, bla, bla.
La verità è che sono nella stessa situazione con i piloti che si lamentano del rimbalzo. Roba che, dopo due anni, hanno sconfitto tutti tranne loro. C’è ben poco da fare: Mercedes o si dà una svegliata subitanea o passerà un altro anno a guardare gli avversari divertirsi. Wolff ha ricominciato con la litania del “queste situazioni ci fortificano”. Toto, mentre vi trasformate in un mix tra Maciste e Hercules, le vostre vetture “non mettono una scopa”, per usare il gergo dei pensionati che giocano a carte nei bar di provincia.

Mercedes: l’onda lunga di problemi irrisolti
Mercedes deve superare un problema ancora più grave del rimbalzo aerodinamico: l’insufficiente correlazione tra pista e area simulativa. Questa difficoltà ha limitato il progetto W13, quello W14, l’attuale e rischia di uccidere sul nascere anche il successivo. Ma la preoccupazione è che addirittura il modello 2026, il primo della nuovissima generazione, possa incontrare le stesse tribolazioni in una Formula Uno sempre più virtualizzata. I campanelli d’allarme risuonano forti.
Mentre gli altri migliorano (Ferrari e McLaren su tutti) Mercedes dà l’idea di una staticità dalla quale non riesce ad affrancarsi. Lewis Hamilton corre da dimissionario e non sarà usato per sviluppare la vettura; George Russell sembra ancora un po’ troppo acerbo per sobbarcarsi anche il ruolo da tester in pista. I tecnici vanno foraggiati con input di pilotaggio che potrebbero mancare.
Da fuori si percepisce confusione e non si legge una linea strategica coerente. La sostituzione di Hamilton, onestamente, sembra l’ultimo dei problemi. Servirebbe superare ben altre difficoltà per consegnare alla Mercedes un futuro di breve-medio periodo più roseo. Basterà contare sulle risorse interne? Un tempo non lontano la risposta era affermativa, oggi serpeggiano molti dubbi.
Crediti foto: Mercedes AMG Petronas F1 Team