Come riprendersi da tre anni di ceffoni presi in pieno volto? Questo è il quesito che aleggia nel team Mercedes che, nella Formula Uno di nuova generazione, è stata in grado di vincere solo quattro gare su oltre 60 disputate finora, chiudendo gli ultimi tre campionati del mondo in terza, seconda e quarta piazza. Un bottino magrissimo dopo otto anni di imperio totale.
A Brackley non hanno saputo leggere i nuovi quadri regolamentari, e sono sorte difficoltà che non si pensava potessero deflagrare dopo essere stati il punto di riferimento dell’intera categoria. L’effetto suolo è qualcosa che ha spiazzato gli ingegneri della Stella a Tre Punte, che nel 2022, con la W13, si sono scontrati con il fenomeno del porpoising, non previsto in sede progettuale.
Per questa circostanza e per l’aver insistito sul concept “zero sidepod” anche nel 2023, anno paradossale in cui Mercedes vince zero gare ma riesce a piazzarsi in seconda posizione nei costruttori, il direttore tecnico Mike Elliott è stato prima demansionato e poi condotto per mano verso l’abbandono della scuderia. Al suo posto ha ripreso possesso degli uffici progettuali James Allison, che aveva fatto un passo di lato dedicandosi ad altri progetti, come quello vela di uno dei tre gruppi controllanti di Ineos.
Una cooptazione a pieno regime che però non ha sortito effetti, visto che nel 2024 la Mercedes, pur in grado di vincere tre gare – alcune in maniera rocambolesca – chiuderà la stagione in quarta posizione con la testa piena di dubbi, visto che, almeno fino a ora, i problemi che affliggono la W15 non sono stati risolti. E c’è il rischio che il modello del 2026, la W16 (ecco le linee concettuali), possa ereditare qualche forma di zoppia.

Mercedes – Il cambio di paradigma di Toto Wolff
Chi si trova a gestire questa fase molto delicata è Toto Wolff, qualcosa di più di un semplice Team Principal, visto che detiene il 33% del pacchetto azionario della scuderia anglo-tedesca. Eccezion fatta per Mike Elliott, che nei fatti non è stato licenziato ma semplicemente spostato in un’altra mansione operativa per poi giungere alla decisione di mollare, Wolff non èquell’uomo che fa roteare la scure tagliando teste a destra e manca.
Un tempo, come ha riferito lui stesso al podcast “High Performance“, il manager cercava di stimolare i suoi uomini alzando la pressione per ottenere il massimo. Una strategia che ha pagato fino al 2021 ma che si è rivelata fallace nel momento in cui sono sorte difficoltà evidenti. Come ha spiegato Allison quando ha ripreso possesso del suo ufficio, la squadra ha mostrato un certo scollamento nei reparti progettuali che mai si era visto in precedenza.
Wolff si è reso conto che il suo approccio duro non era adeguato alla fase che il team stava attraversando. Da qui un cambio di passo: “Avevamo tutto quello che serve a un team: i migliori piloti, un fornitore di motori con il budget e le persone per essere al massimo livello, infrastrutture, risorse finanziarie, cultura di squadra, leadership, capacità di gestione del livello superiore del management, creatività e innovazione. Eppure siamo stati battuti. Le organizzazioni che funzionano forse non lo fanno più, e come diceva Einstein fare sempre la stessa cosa aspettandosi che i risultati cambino non sarà mai la risposta”.
Da queste amare e dolenti considerazioni la Mercedes vuole ripartire per porsi nuovamente come soggetto capace di competere sistematicamente per la vittoria. Se c’è una cosa che questo 2024 ha dimostrato è che è possibile recuperare e mettersi al pari di chi si pensava essere irraggiungibile. La Red Bull vincerà con Max Verstappen il quarto titolo piloti consecutivo, ma con ogni probabilità non riuscirà ad avere la meglio nel campionato costruttori.
Cosa che accadrà non solo per la debolezza di Sergio Perez, ma anche per via di una RB20 che è stata agguantata e superata in prestazioni dalla McLaren e, in alcune circostanze, anche dalla Ferrari. Ragion per cui, soprattutto osservando la Scuderia di Woking, il recupero è possibile già dal 2025, che sarà un anno particolare perché precede la rivoluzione del 2026.

Wolff ha riposto la politica della pressione come stimolo e probabilmente ha capito che egli stesso è il soggetto che deve fungere da parafulmine per proteggere una compagine che fino a poco fa era forte ma che ora ha scoperto fragilità inattese. Ed è forse la difficoltà più difficile da superare, perché un conto è partire dal basso e scalare lentamente la montagna, un altro è trovarsi in una posizione dominante per anni e capitolare di botto giù nella vallata.
Il cammino che attende la Mercedes è insidioso e, dall’anno prossimo, dovrà essere compiuto senza una figura esperta come Lewis Hamilton. Per il bene di Andrea Kimi Antonelli la speranza è che possa operare in un team che ritrova punti di riferimento, perché un giovane talento rischia di perdersi in una situazione confusionaria come quella vissuta nelle ultime tre stagioni. Incrociamo le dita.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team