Ieri sono caduti i veli, seppur virtualmente, dalla Mercedes W16. Oggi la vettura sarà in pista, a Sakhir, per un antipasto dei test che scatteranno domattina alle 8:00 italiane (qui il programma completo). Vedremo le forme reali che, nelle immagini divulgate dal team, sono state sapientemente lavorate per evitare che qualche dettaglio di troppo emergesse in favore di una concorrenza che nemmeno avrebbe il tempo di copiare certe soluzioni. Ma oggi va così: la moda impone un mistero che talvolta scade nel grottesco. Ce ne faremo una ragione.
Per molti anni, in Italia, dire Mercedes equivaleva a citare il Satanasso. Lo stesso valeva per Lewis Hamilton. Il duo era un incubo per i tifosi tricolore, una sorta di Freddy Krueger in divisa nero-argento che si divertiva a rovinare le nottate degli appassionati a suon di prestazioni spaventose e vittorie a raffica.
Com’è cambiata la narrazione in pochi mesi. Hamilton, da nemico giurato e personaggio talvolta irriso per le sue mise eccentriche, si è trasformato in icona e totem da idolatrare. Si sono visti certi giri di valzer da ridere negli ultimi mesi. Il web, spietato archivista, non ne ha risparmiato uno di questi moderni ballerini del giornalismo sportivo. Ma questo è un altro discorso, che afferisce all’incoerenza professionale. Una malattia dalla quale è difficile guarire.
Lo stesso processo potrebbe riguardare quella Mercedes che è diventata già meno antipatica da quando ha smesso di vincere in maniera compulsiva. L’era Venturi è stata un pugno nello stomaco per la Stella a Tre Punte che, in tre anni, ha cavato solo cinque vittorie dal buco, vedendosi superata dalla Red Bull, dalla Ferrari e persino dalla McLaren cliente che fino a un paio d’anni fa si dimenava nel ventre molle della griglia di partenza.

Mercedes: Andrea Kimi Antonelli il “rappacificatore”
Il nuovo messia rosso è stato sostituito da Andrea Kimi Antonelli, un giovanotto di bellissime speranze che Mercedes farà crescere nel suo primo anno di Formula 1, provando a togliergli pressioni, cosa che anche ieri Toto Wolff ha ribadito nelle solite dichiarazioni che corredano la presentazione di una monoposto.
La Ferrari è un po’ la nazionale del motorsport. Ma, in Formula 1, fino a prova contraria, il campionato che più conta è quello piloti e vedere finalmente un connazionale a bordo di un’auto competitiva dovrebbe bastare per rimodulare il giudizio su un team che, negli anni, di letame mediatico ne ha subito parecchio, considerando certe uscite dei ballerini di valzer di cui sopra. Le accuse di presunte pratiche irregolari si sono sprecate nel corso delle stagioni: più “i grigi” vincevano, più da queste parti si sentiva la necessità di gettare materiale fecale nel ventilatore.

Chissà che la presenza di un nostro connazionale non contribuisca finalmente a rimettere le cose a posto. Mercedes non deve diventare d’un tratto un simbolo da appuntarsi sul cuore: sportivamente continua ad essere un avversario per chi coltiva un’altra fede. Basterebbe riportare tutto sui binari della decenza narrativa. E il fatto che Antonelli sarà in quella macchina potrà permettere di vedere Wolff e soci non come spietati nemici, ma come competitor da rispettare.
Per quel poco che può servire, il sottoscritto spera che la W16 sia una vettura in grado di dire la sua, che possa permettere ad Andrea Kimi di togliersi le soddisfazioni che merita.
Crediti foto: Mercedes-AMG Petronas F1 Team